Per chi si è avvicinato al teatro La Contrada per vedere la commedia di Gianni Clementi, I suoceri albanesi, sperando di trovare uno scontro ridicolo fra due etnie diverse, c’è stata una gran sorpresa.
Nella commedia non si vede traccia di suoceri, nè di conflitti tra popolazioni. Si ride molto, della nostra e dell’altrui società, nel rispetto e nella classificazione sincera di usi e costumi, spesso non consoni del vivere in Italia e in Albania.
Avendo vissuto e viaggiato per la quasi totalità dei due stati rappresentati, con gran soddisfazione mi ritrovo a constatare che i toni, seppur scherzosi, vestono tinte pastello di delicata classificazione e spiegazioni di concetti ben radicati. La borghesia italiana, nata da rivoluzioni popolari, veste panni di snobismo acuto, malcelati da perbenismo e simulazione di apertura mentale, mentre il popolo albanese si difende fiero quale è da generazioni, da comportamenti di compatrioti che hanno preso strade di delinquenza.
Tra un continuo scherzare che porta il pubblico a ridere fino alle lacrime, risaltano gli usi albanesi: le loro divisioni di opinione tra appartenenti ai vari territori, la fierezza che viene simboleggiata dall’aquila che svetta nella loro bandiera, la forza lavorativa e il trattare sui compensi, la filosofia che esiste solo un marchio di autovettura (dovuto per gran parte alle condizioni stradali impervie) , il “ska problema” che si traduce con un nessun problema, ripetuto in ogni occasione di vita, il rispetto per la vita ma anche la convinzione della superiorità maschile.
Dalla parte opposto il meglio dello sbando comportamentale dovuto principalmente dal benessere: l’esaltazione per le attività sportive, alimentari, lavorative. La mancata educazione tramandata da padre in figlia, i mancati rapporti umani causati dalla mancanza di tempo da dedicare a se stessi ed agli altri, il mancato senso del compromesso che porta alla solitudine.
Tutto questo mi ha attraversato mentre assistevo allo spettacolo, lasciandomi un senso di serenità dopo gli innumerevoli scoppi di risate fragorose.
Fragoroso è stato anche l’applauso, che sera dopo sera, ha accompagnato la chiusura del lavoro di tutta la compagnia.
Bravissimi e simpaticissimi, Francesco Pannofino e Emanuela Rossi, insieme a Andrea Lolli, Silvia Brogi, Maurizio Pepe, Filippo Lagnà e Elisabetta Clementi, si sono aggiudicati a loro volta la definizione di Coccoli, a contraccambio del complimento lasciato al pubblico triestino
©LauraPorettiRizman
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La Contrada presenta “I suoceri albanesi” di Gianni Clementi
con Francesco Pannofino e Emanuela Rossi
Un debutto molto atteso quello di “I suoceri albanesi”, fissato per venerdì 29 gennaio alle ore 20.30 al Teatro Bobbio. Un testo di Gianni Clementi che sarà portato in scena da un cast capitanato da Francesco Pannofino e Emanuela Rossi per la regia di Claudio Boccaccini.
“I suoceri albanesi” parla di una famiglia Borghese come tante altre. Lucio è un consigliere comunale progressista, sposato con Ginevra, una chef con un passato costruito su lotte politiche e rivolte generazionali. I due continuano a portare avanti le loro convinzioni e del politically correct hanno fatto uno stile di vita che cercano di tramandare anche a Camilla, la loro figlia sedicenne. Le discussioni politiche e gli insegnamenti si ripetono in ogni occasione che può venire offerta da un telegiornale o dalle visite, assai frequenti, di Benedetta, l’amica di Ginevra, che fa l’erborista alternativa e che non ha un gran successo col sesso maschile. Quando una tubazione del bagno si rompe, i due coniugi, si affrettano a fare effettuare le riparazioni, perchè il loro senso civico impone di non creare disappunto all’ecentrico Tenente Colonnello che abita nell’appartamento sottostante. La ditta contattata per i lavori è formata da due fratelli albanesi, Igli, che ha 35 anni e Lushan, che ne ha 18. La loro storia è molto simile a quelle raccontate dalla stampa, con viaggi su barconi, arrivi in Italia da clandestini e l’attesa di un permesso di soggiorno che finalmente permette l’avvio di un’attività in proprio. Per Lucio e Ginevra i due ragazzi rappresentano quindi un esempio da seguire per Camilla che è invece circondata da ragazzi con situazioni familiari molto più agiate. La luce che i due genitori vedono negli occhi dei ragazzi è quella che solo chi ha provato la fame e le difficoltà può avere mentre si costruisce il proprio futuro, ma quando Lucio dimentica delle carte a casa e rientra prima del previsto, le sue certezze prendono una forma molto diversa.
In scena Francesco Pannofino e Emanuela Rossi affiancati da c.
“I suoceri albanesi” debutta venerdì 29 gennaio alle 20.30 e rimane in scena fino a mercoledì 3 febbraio, con i consueti orari del Teatro Bobbio: serali 20.30, martedì e festivi 16.30.
Prevendita dei biglietti, prenotazione dei posti e cambi turno presso la biglietteria del Teatro Bobbio (tel. 040.390613/948471 – orari: 8.30-13.00; 15.30-18.30) o al TicketPoint di Corso Italia 6/C (tel. 040.3498276/3498277 – orari: 8.30-12.30; 15.30-19.00). Prevendita On Line: Circuito VIVATICKET by Charta (vivaticket.it) anche attraverso il sito www.contrada.it.