Morte di un commesso viaggiatore

Riposare il cervello: è quello che conta|

Spaventa la durata dello spettacolo a chi si approccia ad andare a vedere Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller: tre ore e mezzo di un racconto di vita difficile, ma le opinioni di chiunque l’abbia visto prima ne incoraggiano la visione. Quando il sipario si apre, si viene catapultati immediatamente dentro le mura di un’abitazione americana degli anni cinquanta. Il racconto, reso famoso anche grazie ad una pellicola cinematografica che ha riscosso grande successo, narra la vita di un uomo che sceglie ostinatamente un lavoro che nel tempo, colpa anche la crisi che incombe nel paese e le differenti abitudini d’acquisto, non gli procura più guadagno.

Il mondo è un’ostrica e non lo apri mica stando a casa in pigiama!

Una insoddisfazione che sfoga in famiglia, nei rapporti con i suoi cari che in qualche modo colpevolizza soltanto per la paura di guardarsi allo specchio ed ammettere che il suo percorso di vita è stato voluto da lui stesso.

Una moglie che lo ama e due figli maschi fanno parte della sua famiglia alla quale aggiunge un’amante; il suo lavoro occupa quasi la totalità del suo tempo, ma, mentre un tempo gli procurava rispetto e soddisfazione, ora ne risente il peso dell’umiliazione e della esclusione.

Una storia che possiamo far nostra, soprattutto in questo periodo storico, dove la mancanza di lavoro rende la vita difficile non soltanto economicamente ma anche o soprattutto psicologicamente.

Un finale tragico, ci riporta ai moltissimi fatti di cronaca che vedono sulle pagine dei quotidiani riportare molte storie con un comune denominatore che li avvicina a questa storia.

Una stella così, come può spegnersi?

Alessandro e Michele, possono essere soltanto due dei nomi che sono scorsi sotto i nostri occhi in questi giorni, che urlano seppur morti, il diritto ad uno dei principi sui quali è fondata la nostra Costituzione.

Cupa la scenografia, ma perfetta per il suo scopo, con le mille aperture e combinazioni.

Ottima la regia e l’interpretazione di tutti gli attori sul palcoscenico. La preferenza all’uno o all’altro va a questo punto data soprattutto da predilizioni personali in relazione alla figura nella quale ci si identifica maggiormente.

Perfetti anche i costumi e per nulla fuori luogo la visione delle scene di nudo che hanno saputo rendere quotidiana la vita familiare tra fratelli, così poco rappresentata sul palcoscenico.

Un tempo contavano le persone, ora non più.

La perdita di  memoria del genitore, il tornare ai tempi passati, una vita troppo veloce per un essere umano, il discorrere con i morti come se fossero vivi, le confidenze tra fratelli, le promesse non mantenute, le aspettavite a confronto con la realtà, la diversità degli esseri umani: questo e molto altro ancora è stato e sarà Morte di un commesso viaggiatore.

 

Laura Poretti Rizman

 

 

 

 

foto fornita dal Teatro Stabile del FVG

“Elio De Capitani, protagonista e regista, e il professor Peter Brown della British School dialogano su Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller giovedì 16 febbraio alle 18 alla Sala bartoli. Lo spettacolo è in scena al Teatro Stabile regionale”.

Giovedì 16 febbraio alle ore 18 alla Sala Bartoli, si terrà un incontro di approfondimento dedicato a “Morte di un commesso viaggiatore”, condotto da Peter Brown, direttore della British School del Friuli Venezia Giulia. Prenderà parte alla conversazione Elio De Capitani, protagonista e regista dello spettacolo in scena fino a domenica al Politeama Rossetti per la Stagione Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti a disposizione.

Per abbonamenti “con le stelle” e per i posti ancora disponibili ci si può rivolgere presso tutti i punti vendita dello Stabile regionale, i consueti circuiti o accedere attraverso il sito www.ilrossetti.it alla vendita on line. Ulteriori informazioni al tel 040-3593511.

“Elio De Capitani prosegue il suo percorso nella drammaturgia americana con Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller di cui è regista e protagonista. L’edizione molto applaudita arriva sul palcoscenico del Politeama Rossetti mercoledì 15 febbraio alle 20.30 e replica ospite della Stagione Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia fino a domenica 19”.

«Ma che meraviglia, pensai, scrivere una pièce senza alcuna transizione, con un dialogo che balzasse da un osso all’altro di uno scheletro, oggetto di aggiunte incessanti, un organismo essenziale quanto una foglia, spoglio come quello di una formica. (…) Trovare una forma che mostrasse passato e presente insieme, senza mai interrompere né l’uno né l’altro, invece di rappresentare un susseguirsi di eventi in una determinata sequenza temporale» Arthur Miller (in “Svolte – La mia vita”) ricorda così le riflessioni che lo abitavano prima di scrivere “Morte di un commesso viaggiatore”, uno dei vertici della sua drammaturgia, capolavoro ospite del teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia nella bella edizione firmata da Elio De Capitani per il Teatro dell’Elfo.

“Morte di un commesso viaggiatore” sarà in scena al Politeama Rossetti per la Stagione Prosa da mercoledì 15 a domenica 19 febbraio, sempre alle 20.30 tranne che per la pomeridiana di domenica.

L’autore porta a compimento il dramma nel 1949 e vi ricostruisce gli ultimi due giorni di vita di Willy Loman, un self-made man convinto assertore del sogno americano, da cui si trova però improvvisamente escluso, alla fine della carriera.
L’architettura drammaturgica della pièce concretizza proprio le riflessioni dell’autore e in un continuo sfumare di piani, fra passato e presente, pone sulla scena del Novecento una struttura molto nuova da un lato, e dall’altro una storia che cattura il pubblico, con la forza di una tragedia classica, fino al compimento di un destino che sembra sempre più ineluttabile.

Il sortilegio si compie anche oggi, a quasi settant’anni dalla prima rappresentazione, tanto che l’applaudita edizione – che Elio De Capitani firma come regista e sostiene nel ruolo del titolo – viene riproposta per la terza stagione consecutiva, forte della mutevole scenografia di Carlo Sala, di una regia limpida e incisiva e le prove degli interpreti, tutte intimamente intense.

Se negli anni di Miller a calamitare l’attenzione era soprattutto la denuncia dei limiti e delle ombre di una società sempre più votata al consumo, al guadagno, dove le sole cose che si posseggono sono quelle “che si possono vendere”, oggi invece colpisce le platee la rappresentazione obiettiva e drammatica di un meccanismo che produce solo bugie e sulle bugie tenta di reggersi.

È ciò che ha fatto Willy Loman, spendendo la vita nella rincorsa del successo professionale e nell’aspirazione alla “popolarità” per sé e per i propri figli, Biff e Happy, proiettando in loro aspettative e fallimenti, fino a minarne l’equilibrio e la felicità. Ma quel sistema che Lomann ha sempre idolatrato, ora – quando a 63 anni ha difficoltà a piazzare la merce, ad affrontare le lunghe trasferte che un tempo viveva come meravigliose avventure, a illudersi e illudere il prossimo – lo rifiuta e lo abbandona davanti alle rovine del castello di sogni e bugie che si era costruito. Un destino crudele, a cui tenta di giocare un estremo “scacco” per restituire un ultimo respiro di dignità e benessere alla famiglia: a costo della sua vita.

«Sto scavando da anni nella psiche dei bugiardi cronici – commenta Elio De Capitani nelle sue note di regia – dal “Caimano” di Moretti al Roy Cohn di “Angels in America”, fino al povero Hector di “History boys” – la più innocente di queste figure di uomini che mentono a se stessi – e ora aggiungo queste due figure imponenti.

Specchiarmi nella complessità del mentire, come riflesso in negativo del nostro connaturato istinto di conservazione, mi sembra una necessità di questi tempi, anche se è da secoli la nostra malattia nazionale. Ma ora, che siamo in una fase acuta dell’epidemia (e se non ci curiamo, non ne usciremo mai), grazie a Vonnegut e Arthur Miller intuisco che il senso ultimo del nodo culturale ed esistenziale che avviluppa il nostro paese non è l’apparenza, il far finta, ma l’intreccio tra far finta e sopravvivere, l’intreccio tra noi e il bisogno di sognare qualcosa di diverso: sognare noi, ma diversi da quello che siamo e sognare un mondo diverso da quello che è.

Sognare, far finta, simulare, immaginare: sono verbi che si declinano sia sul fronte della menzogna che su quello del progetto. Non è dunque lì il nodo? L’uomo ha bisogno di simulazione e al tempo stesso può rimanerne schiavo. Lo stesso dilemma della politica è tutto qui. E anche il paradosso del mio mestiere, l’attore: la “verità scenica”, se ci pensate, è un ossimoro paradossale. Ma come farne a meno, se quella finzione è uno strumento così prezioso d’indagine, inventato dai greci come strumento massimo di autoconsapevolezza. In fondo il teatro è il punto d’incontro tra tante cose che prima mancavano all’uomo per riflettere collettivamente su se stesso. Un punto di incontro persino tra antropologia e storia, un punto di incontro innovativo, creato 25 secoli fa».

Morte di un commesso viaggiatore

di Arthur Miller
traduzione di Masolino d’Amico regia Elio De Capitani
scene e costumi Carlo Sala
luci Michele Ceglia
suono Giuseppe Marzoli

con Elio De Capitani, Cristina Crippa, Angelo Di Genio, Marco Bonadei, Gabriele Calindri, Giancarlo Previati, Daniele Marmi, Roberta Lanave, Vincenzo Zampa, Marta Pizzigallo produzione Teatro dell’Elfo

Lo spettacolo va in scena alla Sala Assicurazioni Generali del Politeama Rossetti da mercoledì 15 febbraio a sabato 18 alle ore 20.30 e domenica 19 febbraio in replica pomeridiana con inizio alle 16.

Giovedì 16 febbraio alle ore 18 alla Sala Bartoli, si terrà un incontro di approfondimento dedicato a “Morte di un commesso viaggiatore”, condotto da Peter Brown, direttore della British School del Friuli Venezia Giulia. Prenderà parte alla conversazione Elio De Capitani. L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti a disposizione.

Per abbonamenti “con le stelle” e per i posti ancora disponibili ci si può rivolgere presso tutti i punti vendita dello Stabile regionale, i consueti circuiti o accedere attraverso il sito www.ilrossetti.it alla vendita on line. Ulteriori informazioni al tel 040-3593511.

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