Da un pò di tempo succedono cose strane intorno a noi, non te ne sei accorta?
Chi di noi non è stato vicino, in un modo più o meno prossimo, alla malattia dell’Alzheimer?
Recarsi a Teatro dunque non è un passo facile se in qualche modo nella vita si è affrontantato questo tema, considerando anche l’immedesimazione nell’affetto di una figlia nei confronti del padre come unico superstite della sua famiglia, ma la curiosità verso uno spettacolo giudicato uno dei più interessanti della stagione e già applaudito in Italia, ha fatto si che le lodi superassero il dolore.
Lo spettacolo non solo si è rivelato all’altezza delle aspettative, ma le ha abbondantemente superate. La capacità di Haber in questo ruolo è stata estremamente naturale e convincente, così come la dolcezza e la naturale signorilità della protagonista. La scelta registica del confondere le idee anche del pubblico sostituendo i personaggi con altri attori, è stata una mossa geniale, soprattutto per chi conosce il percorso di questa malattia nella mente di un malato di Alzheimer.
Il ticchettio del tempo che passa, una casa che muta, le accuse di furto, le minacce anche fisiche, il cambio di personalità, lo spazio temporale inesistente, le dimenticanze sempre più assidue non bilanciano un amore di figlia insufficiente a colmare i bisogni sempre più pressanti.
Una malattia che rovina la vita anche di chi è accanto e si prende cura del malato.
La confusione dettata da sogni e da realtà che confondono la dolcezza e la violenza sono state raccontate con maestria e l’ironia usata ha saputo stemperare i momenti difficili, come spesso accade nella vita.
Ha vinto l’amore, quello delle scelte difficili, come i ricoveri forzatamente dovuti e la continua lotta contro i sensi di colpa.
La bora che impetuosa soffia in questi giorni e si fa sentire fin dentro il Teatro, aggiunge densità al racconto mentre la scena narra chi, rinchiuso, guarda il parco oltre i vetri ed osserva le foglie, i rami e gli alberi scossi dal vento.
Rimane in scena fino a domenica 25 febbraio al Politeama Rossetti.
Laura Poretti Rizman
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“Con “Il padre” di Florian Zeller un grandissimo Alessandro Haber assieme a Lucrezia Lante Della Rovere ci accompagnano fra commozione e ironia nella difficile realtà di chi, anziano, perde autonomia e capacità mentali. Una commedia contemporanea ed emozionante che equilibra sorriso e riflessione. La regia è di Piero Maccarinelli. Lo spettacolo è ospite del Teatro Stabile regionale per il cartellone Prosa e replica al Politeama Rossetti dal 21 al 25 febbraio”.
Molte cose sono possibili grazie al linguaggio del teatro, soprattutto se si può contare su un capace drammaturgo, un regista sensibile, un cast che sa coniugare talento e tecnica. In questo modo può essere addirittura possibile affrontare con serietà e con qualche tocco di leggerezza un tema difficile come quello della difficoltà degli anziani colpiti da morbi quali l’Alzheimer, partecipare alle loro traversie quasi come se si fosse “nella loro testa”…
È quanto accade assistendo all’edizione de “Il padre” di Florian Zeller, diretto da Piero Maccarinelli che sarà in scena alla Sala Assicurazioni Generali dal 21 al 25 febbraio interpretato da una compagnia di alto livello, in cui brillano le prove di Lucrezia Lante Della Rovere e di Alessandro Haber: un protagonista unanimemente definito dalla critica “in stato di grazia”.
Haber riesce a restituire tutte le sfumature del complesso personaggio che affronta: Andrea, un padre amato, forte, vitale, che improvvisamente inizia a scompaginare i propri ricordi, a smarrire le proprie certezze, a perdere l’orientamento nella vita.
Difficile esprimere il turbamento, talvolta l’umiliazione di quei momenti di “nebbia”, la involontaria comicità di tante situazioni che ne scaturiscono, e la tenerezza e la fragilità dei “ritorni” quando, nonostante tutto, vorrebbe poter recuperare sé stesso… L’attore ci riesce appieno, accompagnando il pubblico in una spirale punteggiata da commozione ma anche da tanti sorrisi, leggerezze, ironie, che sono resi possibili, a lui ed a tutto il cast che lo attornia – a partire dalla emozionante Lucrezia Lante della Rovere nel ruolo della figlia – dalla scrittura sapiente e ispirata di Zeller.
L’autore, rivelazione del teatro contemporaneo francese, velocemente si è imposto nelle sale di tutta Europa e ora anche a Broadway: scrive in modo partecipe e toccante, equilibrando al millimetro sense of humour e durezza, capacità di analizzare la contemporaneità e di costruire avvincenti architetture testuali.
Ne “Il Padre” fa in modo – attraverso la composizione e la ripetizione di alcune scene – che lo spettatore provi lo spaesamento del protagonista, come se si trovasse nelle sue condizioni mentali.
Grande empatia suscita anche il personaggio di Anna, profondamente legata al padre: per “proteggerlo” dall’incalzare dell’Alzheimer lo accoglie nel proprio appartamento, sacrifica in parte la propria vita e il proprio rapporto sentimentale… Ma non è facile gestire questa prossimità, assieme al progredire della malattia a cui l’uomo non vuole piegarsi, battendosi per non rinunciare alla propria indipendenza. Così nell’esistenza e nel rapporto fra quel padre e quella figlia, iniziano progressivamente ad inserirsi nuove figure, ad esempio la badante, (e diversi sono gli exploit divertenti e ironici indotti da questa inedita presenza).
Ma nascono anche impreviste esigenze, come quella, assai dolorosa, di essere costretti a un certo punto a decidere per il padre (e magari anche “contro” i suoi desideri), mentre nell’immaginario e nel cuore di un figlio, i genitori saranno sempre il punto di riferimento dove trovare risposte, sicurezze, incoraggiamento. Non si è mai pronti ad accettare fino in fondo, di aver perduto questa inestimabile protezione.
È dunque un doppio cammino, dolorosamente poetico e delicatamente ironico, quello a cui ci fa assistere Florian Zeller, egregiamente compreso e restituito in scena dal regista Piero Maccarinelli e dall’intera compagnia.
“Il padre” di Florian Zeller è interpretato da Alessandro Haber e Lucrezia Lante Della Rovere
e da David Sebasti, Daniela Scarlatti, Ilaria Genatiempo, Riccardo Floris. La regia è di Piero Maccarinelli. Le scene sono firmate da Gianluca Amodio ed i costumi da Alessandro Lai. Le musiche sono composte da Antonio Di Pofi ed il disegno luci è ideato da Umile Vainieri.
“Il padre” va in scena per il cartellone Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia da mercoledì 21 febbraio alle ore 20.30, replica alla stessa ora fino a sabato 24 febbraio e domenica 25 febbraio va in scena alle ore 16, alla Sala Assicurazioni Generali.
Florian Zeller. Trentottenne, è uno dei nuovi grandi talenti della letteratura e del teatro francese, molto prolifico ha al suo attivo molti testi drammaturgici, sceneggiature, romanzi. Il primo scritto è stato “Neve artificiale” una novella pubblicata a soli ventidue anni. La sua scrittura che – con le armi dell’ironia e della levità – analizza in modo sottile e incalzante la realtà contemporanea conquista pubblico, artisti e teatri non soltanto in Francia: è infatti tradotto e rappresentato a livello internazionale. In patria è stato molto premiato: il romanzo “La Fascination du Pire” (“Il fascino del peggio”) ha ottenuto il Prix Interallié nel 2004 e gli ha assicurato il lancio e la fama, numerosi sono stati i Premi Molière (il più alto riconoscimento teatrale in Francia) ricevuti per “La Mère” e anche per “La Père”, “Il Padre” ora in scena al Politeama nella sua edizione italiana. Questo toccante e fortunato testo gli è valso molti altri premi prestigiosi, come l’Olivier e il Tony Award dopo essere stato prodotto a Broadway e nel West End a Londra.
I biglietti per lo spettacolo sono ancora disponibili presso tutti i punti vendita del Teatro Stabile regionale e naturalmente anche attraverso il sito www.ilrossetti.it.