Palcoscenico dell’Oblio 🗓

Palcoscenico dell’Oblio
mostra personale di Alessia Iersettig
giovedì 5 settembre 2024
ouverture ore 19.00
Teatro Miela – Trieste
a cura di Francesca Martinelli

Foto tratta dal sito de Il Miela

 

La mostra è già appesa alle pareti, così, entrando al foyer del Teatro Miela per la presentazione stampa della Stagione Teatrale e musicale 2024 / 2o25, ne rimango avvinta.

Mi viene presentata l’autrice e la curatrice della mostra. Nomi già noti nell’ambiente artistico, ma il connubio che ne esce è strepitoso.

Una serie di immagini a pastello d’olio raffiguranti interni spogli di abitazioni nelle quali tra le ombre entra la luce.

Potrebbe essere una mera esibizione di degrado ma è molto, molto di più.

Innanzitutto si intravede nello sfumato la mano dell’artista e la sua partecipazione corporea nell’opera. La ricerca della luce ed, allo stesso tempo il rifugio dato da pareti dietro le quali ci si può nascondere, proteggendosi.

Le opere sono avvicinate a gruppi, in quello che fotograficamente verrebbe chiamato portfolio, ovvero una raccolta per rafforzare il tema e darne un significato più completo.

Lo sfondo è di cartone o legno, materiali semplici ma forti nella loro struttura e parte  basilare della vita umana.

Parlando con l’autrice scopro l’equilibrio dei meriti nel riconoscere anche alla curatrice il giusto collocamento e di conseguenza successo della mostra. Scopro che tutto ciò che ho visto è soltanto una parte del messaggio che vuole spaziare oltre il fisico e viaggiare nell’ultraterreno, nel racconto di quello che è stato e di chi ha vissuto i luoghi.

Ho sempre pensato che le ombre, prima di sparire, si fermassero maggiormente sul suolo. Ora so di non esser stata la sola a pensarlo.

La mostra verrà inaugurata giovedì 5 settembre 2024 con un’ ouverture alle ore 19.00 presso il Teatro Miela, Bonawentura di Trieste per la rassegna L’ARTE AC/CADE a TEATRO e rimarrà esposta con ingresso libero tutti i giorni dalle 17.00 alle 19.00 fino al 5 ottobre.

Laura Poretti Rizman

 

 

 

Lo spazio imprescindibile, il luogo posseduto ma inabitato, la misura dell’assenza non misurabile del vuoto, palcoscenico dell’oblio, dove esistere è solo un’evocazione senza partitura. Una pittura densa, stratificata ci avvolge nelle sue penombre, dietro le coltri pesanti, fra i muri liquidi e le fessure. Alessia Iersettig attraverso la sua ricerca artistica, mette in scena gli spazi delle rimanenze, dove una polvere silenziosa accade sulle e cose.
Il tempo non ha una connotazione, anche lui satrapo che tutto governa, qui assume un’ identità lacera.
Artista dagli strumenti e tecniche poliedriche, mette in scena la poetica del vuoto apparente, dell’eterno rimosso, quel sentimento perturbante di sublime terrore che troviamo nelle cose dismesse, nelle lettere scadute, nelle stanze inabitate.
Qui, l’esercizio della memoria di chi c’era, quello stucchevole sapore crepuscolare che esercitano le cose finite, tuona di un silenzio assordante. Luoghi apparentemente intonsi, scene di una memoria famigliare in assenza di sacro. Il suo vuoto ha una crudeltà nichilista, senza speranza. Lo spettatore è travolto e inghiottito nel vuoto delle domande impossibili, nell’assenza di rituali.
Le soglie verso l’altrove non portano da nessuna parte: è un disarmo senza compiacimento. Le finestre, accurate aperture domestiche, ci fanno intuire un giardino inaccessibile. La quarta parete è abbattuta, potete entrare!…ma gli attori sono tutti morti!

Francesca Martinelli

 

Alessia Iersettig nasce a Trieste nel 1970. Dopo gli studi classici si è laureata in Archeologia e Topografia Antica. Sin da giovane ha partecipato a numerosi scavi archeologici, toccando con mano epoche diverse, la protostorica, la romana e la medievale, imparando sul campo il rilievo archeologico e dando fondo alla sua passione per i luoghi che custodiscono tracce di storie.
A 27 anni dopo aver compreso che le sue reali possibilità di studio si concludevano, ha deciso di passare ad altro. Nel 1996 si è iscritta ad un corso di formazione per giardinieri andando in seguito a bottega da una vivaista piemontese per imparare il mestiere. Oggi si occupa di progettare e costruire giardini ma si dedica anche alla loro cura conscia che un giardino è ‘cosa viva’, un processo che non ha mai fine.
Dal punto di vista artistico ha disegnato sempre e tanto.Da piccolissima per passare il tempo disegnava il mondo in cui poter giocare, per approdare in seguito, da grande, al rilievo archeologico e poi ancora al disegno come strumento di progettazione per la realizzazione di giocattoli di legno.Intorno ai 20 anni ha frequentato le sue prime lezioni di disegno dal vero nello studio di Paolo Cervi Kervischer. In seguito ha frequentato i corsi di  Furio De Denaro dedicandosi per un paio d’anni al disegno dal vero e altri tre anni all’incisione. Nel mentre, attratta anche dal mondo dell’illustrazione, ha seguito un seminario estivo alla Scuola internazionale di Illustrazione per l’infanzia di Sarmede.Nel 2016 ha incontrato Francesca Martinelli, artista poliedrica e ha cominciato a frequentare le sue lezioni di disegno all’Università Popolare di Trieste. Lì è cominciato un confronto che non è mai finito e ha approfondito sia le tecniche che gli aspetti progettuali del suo lavoro.

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