Sissi l’imperatrice 🗓

SISSI L’IMPERATRICE
Scritto e diretto da Roberto Cavosi
personaggi e interpreti
Sissi, ​​​​​​Federica Luna Vincenti
Il dottore​​​​​, Milutin Dapcevic
L’attrice, ​​​​​Ira Nohemi Fronten
La limatrice​​​​​, Claudia A. Marsicano
La pettinatrice, ​​​​​Miana Merisi​​​​

produzione Goldenart Production Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia

 

Cara anima del futuro!
Ti affido questi scritti. Il grande maestro che li ha ispirati mi ha suggerito anche cosa farne: potranno essere pubblicati solo quando saranno trascorsi sessant’anni a partire dal 1890 ed i proventi dovranno essere impiegati per aiutare i perseguitati politici e i loro familiari bisognosi.
Anche fra sessant’anni, la felicità e la pace ovvero la libertà continueranno infatti a non essere di casa su questo nostro piccolo pianeta così come non lo sono state ai miei tempi. Forse lo saranno un giorno in un mondo diverso. Oggi non sono in grado di dirlo, forse però quando leggerai queste righe…
Un saluto di cuore. Ti sento vicino,
Titania
P.S.: scritta nel 1890, in piena estate, sul treno speciale che fischia e corre veloce

Non poteva che amare Shakespeare, l’imperatrice Elisabetta Eugenia Amalia di Wittelsbach, conosciuta al popolo come Principessa Sissi, che usa lo pseudonimo della regina delle fate Titania del dramma “Sogno di una notte di mezza estate”, per firmare le sue poesie ed i suoi scritti.

Di Sissi molto si conosce e molto si ignora, ma a Trieste la principessa è amata maggiormente che in altre città d’Italia. Legata al cugino Massimiliano del Castello di Miramare, è stata spesso in visita a Carlotta ed ha soggiornato in questi luoghi. A lei è stato omaggiato un dolce divenuto simbolo della pasticceria locale e sempre a lei è stata eretta una statua in suo onore all’ingresso della città; in molte librerie cittadine ci sono sezioni di pubblicazioni a lei dedicate. Il cinema, maggiormento quello storico, ha decisamente contribuito a donarle un’aura di dolcezza e femminilità, ma quello che i triestini hanno imparato ad amare è stato il suo lato umano, sempre dalla parte del popolo, la sua forte determinazione femminista che collocandola nel contesto e nel tempo nel quale viveva, è stata una continua dimostrazione di coraggio e causa di molti dolori. Dolori curati nel tempo con droghe imposte, delle quali in seguito, non riusciva più a farne a meno.

“Ma l’amore vuole libertà
Poter andare, poter venire
Un castello sarebbe un’alleanza
Quando l’amore è soprattutto erranza.”

In questo spettacolo, atteso da un’anno in città e scritto e diretto da Roberto Cavosi, che si presenta con un sipario nuovo e di grande effetto regale, la protagonista Federica Luna Vincenti  emoziona nel suo esternare i  dolori della principessa, che sono in fondo i dolori del mondo. Sono molti e di svariato genere: primi tra tutti quelli per la perdita dei figli, ma non da meno quelli per il dolore del popolo che soffre e che deve morire per salvare una patria, e non importa da che fronte combatta.

Troviamo una Sissi con i tatuaggi, vestita di nero, con un palcoscenico pieno di gabbie che racchiudono abiti e scarpe. Sul palcoscenico la Sissi di fine ottocento potrebbe benissimo essere una donna attuale o una del futuro. Il rifiuto del cibo, la volontà d’esser soltanto respiro e l’esaltazione del cammino come stabilità e proseguio, sono solamente alcuni dei tratti dell’interpretazione. Il sedile posto in alto, dal quale ripetutamente scende, come segno di disobbedienza e di salvezza, l’umano sentimento della paura e la grande sofferenza per la morte di chi lotta per altri o per un Impero. La scena che alterna il colore funebre del nero a quello rosso del sangue versato da famiglie intere.

Il colore rosso che esalta il dolore, la passione ed il sangue. Sono trattati molti argomenti in questo spettacolo che parla della sua vita ed ogni parola risulta di forte impatto simbolico. Anche le canzoni utilizzate, oltre a delineare un’atmosfera di sublime dolore, sono scelte con dovizia ed interpretate magistralmente, così come la parte mimica che unita alla proiezione di un’anticipo di guerra, porta una visione  di installazione artistica.

Il poeta Heinrich Heine a confronto della musica di Mozart, viene unito al I’m walkin’ down the line che ricorda Bob Dylan in interpretazioni molto personali con il pop punk statunitense  dei Green Day. In fondo Sissi era decisamente punk, e purtroppo ma proprio nella pugnalata mortale anarchica, ritrova la pace. 

Valente anche il cast che contorna la figura principale e che recita e canta nell’accompagnamento dei ruoli. Risulta composto da Miana Merisi​​​​, Claudia A. Marsicano, ​​​​​Ira Nohemi Fronten e Milutin Dapcevic.

Il testo coprodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia con Goldenart Production e Teatro Stabile di Bolzano, rimane in scena alla Sala Bartoli fino a domenica 30 marzo.

Laura Poretti Rizman

 

 

Federica Luna Vincenti, foto fornita da Il Rossetti

“Scritto e diretto da Roberto Cavosi e interpretato da Federica Luna Vincenti arriva alla Sala Bartoli “Sissi l’imperatrice” testo coprodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia con Goldenart Production e Teatro Stabile di Bolzano, in scena alla Sala Bartoli a partire da martedì 25 marzo. La storia dell’inquieta e tormentata vita della leggendaria Elisabetta d’Austria, regina di bellezza e simbolo d’indipendenza femminile”.

“Sissi l’imperatrice” in scena alla Sala Bartoli dal 25 al 30 marzo alla Sala Bartoli, scritto da Roberto Cavosi che ne è anche il regista e interpretato da Federica Luna Vincenti, percorre un viaggio alla scoperta di una delle donne più famose di tutti i tempi, l’imperatrice Elisabetta d’Austria. La sua vita – raccontata spesso come una fiaba con tanto di carrozze dorate, gioielli, balli a corte – è anche in realtà l’emblema della lotta di una donna indipendente in contrasto con le convenzioni della sua epoca. La sua storia si intreccia infatti a quella di un impero destinato a scomparire, ma che fino all’ultimo mostrerà al mondo i suoi splendori e i suoi artigli.

In “Sissi l’imperatrice” Federica Luna Vincenti incarna Elisabetta d’Austria, una donna che, sottratta all’olografia grazie anche alla pubblicazione dei suoi diari, ci appare in una veste tanto dirompente quanto irriverente e attuale, che non può che affascinarci e colpirci nel profondo.

Figura carismatica e ribelle, anticonformista, perennemente in lotta con sé stessa e con la realtà che la circondava: imperatrice anti-imperialista, vicina alle masse operaie, alle minoranze etniche, contraria ad ogni forma di sopraffazione. Anoressica, in eterno lutto per la morte assurda di due dei suoi figli, Sissi cerca di esorcizzare il dolore attraverso estenuanti sedute ginniche, con l’infinita cura del suo corpo e la pettinatura dei suoi detestati capelli – «È come se reggessi sul capo un corpo estraneo, sono schiava dei miei capelli» dice.

Dotata di un feroce sarcasmo, fustigava la Corte asburgica e i nobili – «Una schiatta depravata» – senza mezzi termini. Non lesinava nemmeno a sé stessa tutta l’amara ironia di cui era capace, un modo per nascondere in realtà la sua vulnerabilità, la fragilità della sua anima. Un’anima che cercava in tutti i modi di trovare sollievo rifugiandosi nella poesia: amante di Heine e di Baudelaire, componeva lei stessa poesie.

Una personalità incredibilmente sfaccettata e instancabile nella continua e contraddittoria ricerca di cosa poter fare per migliorare il mondo ed allo stesso tempo di come evadere dalla realtà. Forse la sintesi di questa suo duplice aspetto sta nella sua ultima volontà, devolvere ai rifugiati politici ed alle loro famiglie il frutto della vendita postuma dei suoi diari, delle sue poesie, affidando ad una ipotetica anima del futuro tale compito, ma non prima di sessant’anni dalla morte, dal 1890. Un testamento spirituale che, censurato a lungo per le aspre critiche alla Corte Viennese, ha trovato il suo compimento soltanto nel 1980, quando, al momento della prima pubblicazione, i diritti d’autore vennero devoluti al Fondo di Soccorso dell’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati e i proventi nell’edizione successiva vennero donati ad Amnesty International, rispettando così la volontà dell’Imperatrice.

“Sissi l’imperatrice” si snoda in vari quadri, ognuno dei quali prende in esame alcuni aspetti del suo carattere e pensiero: dalla filosofia al sesso, dalla politica all’arte. Un percorso ove, senza reticenze, Sissi ci parla di sé, della sua Weltanschauung, in quel suo modo crudo, cinico e pieno di dolore con cui si esprimeva – «Le vere lacrime non si possono versare, e quelle che si versano scorrono tutte invano», ripeteva spesso. Si sentiva abbandonata, sola in un mondo crudele dove le guerre erano una condanna per tutto il genere umano. Fino al momento della sua morte ha sempre covato dentro di sé un feroce senso di colpa per quella dei suoi figli, un senso di colpa che, anche se nei fatti non aveva alcun fondamento, per tutta la vita l’aveva sempre divorata portandola a veri e propri vaneggiamenti, nei quali versava parole piene d’acidità nel disprezzo di tutto e tutti, anche dell’Imperatore stesso: «Marito mio dove sei? Che uomo sei se neghi a tua moglie la possibilità di essere una donna?».

La composizione del cast è stata studiata per sottolineare la vastità e multietnicità dell’impero asburgico, ed allo stesso tempo per creare un microcosmo che raffigurasse simbolicamente i nostri attuali “imperi”. Il testo e la regia sono di Roberto Cavosi che dirige una compagnia di talenti, i costumi di Paola Marchesin, mentre il disegno delle luci è affidato a Gerardo Buzzanca. Le musiche originali sono composte dal duo Oragravity.
La nuova produzione di Federica Luna Vincenti per Goldenart Production in coproduzione con Teatro Stabile di Bolzano e Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia vuole proporre un approccio nuovo e originale al mezzo teatrale: un progetto trasversale e di ampio respiro.

“Sissi è il simbolo di un mondo condannato. Se fosse questione soltanto della sua vita, della sua personale esistenza, già varrebbe la pena di occuparsene. Ma si tratterebbe semplicemente di un caso. Sissi invece è al tempo stesso un caso e un simbolo. Per questo non la si può trascurare. Come fenomeno umano fu la figura più affascinante di una decadenza, di una rovina” (E.M. Cioran).

Biglietti e abbonamenti sono ancora disponibili presso i punti vendita e nei circuiti del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia: www.ilrossetti.vivaticket.it Informazioni sul sito www.ilrossetti.it e al tel 040.3593511.

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