
Sapevo che ne sarei uscita infastidita. Sono cose che ho sempre immaginato ed averne i dati certi non può che infastidirmi per la mia e altrui cecità.
Sembra quasi che tutti i mali derivino da Lui, quello che non c’è più.
Ci dimentichiamo spesso che questa situazione la permettiamo noi, perchè come pensano in molti, noi italiani siamo diversi, per questo permettiamo che succedano cose che altrove non accadono. Ci dimentichiamo oltremodo che Lui è solo una persona, ma che persone come Lui ci attorniano da sempre, e ultimamente basta andare a teatro per capirlo meglio. Che sia per questo che vogliono chiudere i teatri?
Mi reco a teatro con un’amica, mentre lei mi chiede se lo seguo alla tv.
Lo sai che non guardo la televisione, le rispondo, ma conosco il pensiero di Travaglio e capita spesso che io lo legga.
Capita anche che io mi perda nei meandri dei nomi e dei fatti, con la mia probabile scarsa memoria rischio spesso di apparire anestetizzata, ma questo non lo dico neppure a lei.
Mi chiede se sono felice di essere lì. No, le rispondo, perchè dopo mi toccherà scrivere qualcosa in merito e non sono proprio sicura di saperlo fare per bene. Io la politica la seguo poco, davvero poco. Però mi accorgo di saperne di più di molte altre persone che frequento, ma anche questo non lo dico, altrimenti risulto essere davvero più spocchiosa di come appaio normalmente.
Ci rechiamo in prima galleria, dunque, mentre mi viene chiesto se ho osservato che a questi eventi si nota che il pubblico non è un pubblico abituato ad andare a teatro. Forse è un bene però, perchè consente al teatro di vivere ed alle persone che altrimenti non si sarebbero recate a teatro di conoscere questa realtà, questo modo di interagire diverso da quello che potrebbe essere con uno schermo televisivo. Non ho neppure formulato il pensiero rispondendole, che un ragazzo mi aggredisce con un: Hei, lei, signora….ma è proprio sicura di essere seduta al posto giusto?? Mi alzo, controllo biglietto e numero di poltroncina: risulta essere corretto. Il ragazzo se ne va senza dire altro, nè scusi, nè buonasera, ma neppure finito con lui, una signora anziana, seduta di fianco a noi, mi assilla con i suoi dubbi: Ma se lei è al numero tot, io allora dovrei essere al numero ics, e non corrisponde..lei è proprio sicura di essersi seduta al posto giusto????? Scopriamo che la signora è seduta al posto sbagliato, ma non volendo creare disturbo agli altri facendo spostare tutti, decidiamo di comune accordo di lasciare le cose così come stanno. Per fortuna le luci si spengono e inizia lo spettacolo.
Lui non c’è più, ma sono rimaste le sue radiazioni!
Esordisce così, Marco Travaglio: la gente lo accoglie con una risata e un applauso, mentre io, in queste occasioni, mi chiedo sempre cosa possa pensare del pubblico che applaude la scoperta del carnefice chi sta sul palcoscenico.
Me ne vado da questo Paese di Merda!!! E giù risate..a crepapelle. Cosa ci sarà da ridere in una affermazione simile da parte di uno che ci ha governato ed è imputato in venti e passa processi, creando o tentando di creare leggi che potessero agevolarlo? Io me lo chiedo mentre Travaglio continua a fornire dati certi.
Dove eravamo e perchè l’abbiamo permesso? Gli storici del futuro penseranno che questo popolo era in anestesia totale. Noi abbiamo permesso un sistema sporco. Se non facciamo nulla chi arriverà dopo lo utilizzerà. Il pericolo è che morto un Papi, se ne faccia un’altro.
Eh beh..la battuta sul Papi era davvero divertente, sì. Triste certamente, ma un chiaro termometro del pensiero italiano, purtroppo.

C’è chi nasconde i fatti… Uno spezzone che fa seguire la lettura di una lista infinita che dura quasi mezz’ora. C’è chi nasconde i fatti..perchè hai visto che fine ha fatto Enzo Biagi? Ce l’ha con la stampa, Travaglio, soprattutto con il potere politico che influenza il buon giornalismo, come dargli torto? Lui del resto osserva e si accerta dei dati, e li riporta. C’è chi nasconde i fatti anche a se stesso, perchè se no, poi, gli tocca anche cambiare idea. Isabella Ferrari legge con mirabile capacità i testi che le sono stati forniti, alternando letture di diari a quelle che sembrano poesie parnassiane ma sono solo riporti di frasi infelici dei nostri politici. Mi chiedo perchè non le sia permesso però di esprimersi liberamente. Mi sarebbe piaciuto sentire anche il suo pensiero, la sua voce, femminile, giusto per contrastare quel disequilibrio che sottilmente traspare.
Io sono completamente sbagliata, me ne rendo conto, per questa società, però c’è da dire che pur apprezzando il lavoro di questi (giornalisti, attori, comici, illuminati..sinceramente non saprei come definirli) uomini che si espongono in questo modo, mi chiedo spesso se il loro tanto parlare possa davvero contribuire ad un’ulteriore somministrazione di una tranquillante anestesia. Travaglio racconta la storia di una rana che immersa nell’acqua bollente sente il bruciore e scappa, ma se viene immersa in una pentola d’acqua tiepida posta sul fuoco e portata a bollitura, il suo sistema nervoso le impedisce il movimento, così noi. Indotti pian piano ad accettare le malefatte dei potenti, pian piano ci anestetizziamo e non siamo più capaci di reagire. Tutto vero, ma allora, quale potrebbe essere la scossa decisiva per il risveglio? Ho sempre creduto che l’informazione fosse necessaria, ma alla fine ho visto negli anni, da Grillo in poi, che nonostante i dati riportati, il popolo mantiene le proprie abitudini, incurante dello spreco e del disordine governativo. E allora mi chiedo, quale potrebbe essere la pentola bollente che riuscirebbe a scatenare la fuga del popolo rana?
Ma siamo proprio sicuri che questa parvenza di consapevolezza non sia a favore e non a sfavore di un regime di potere? Cosa porta la consapevolezza in un popolo? Cosa capisce, ma soprattutto, cosa fa, dopo, il popolo? Forse questa consapevolezza porta soltanto e principalemente rabbia, frustrazione, conseguente aumento delle malattie, ricchezza per le multinazionali farmaceutiche..in fondo. In fondo noi non siamo capaci di un mondo migliore. Ma possibile sia davvero così?
Oso sperare che non solo Travaglio abbia compreso che i TG mandano in onda notizie del tutto frivole per evitare di parlare di manovre e processi in corso, soprattutto ai politici. Lui però, non solo si accorge di questo, ma ne cataloga i dati e li riporta in scena, una lunghissima sequenza di notizie inutili sul cibo e sulle feste, sugli abiti degli animali, sul vivere e sul comportarsi in società. Una altrettanto lunga trafila di talk show che invece di parlare di notizie importanti, puntano il riflettore su tutti i casi di omicidio, evitando di parlare di corruzione e mafia. Il pubblico però ride. Certo il modo di raccontare le cose è estremamente simpatico, ma ridere..ridere di cosa? Ma cosa dico..ridere in fondo è salutare, è vero. Finito lo spettacolo ci sentiamo tutti meglio: certo, ora le cose le sappiamo. Noi ora conosciamo i fatti e stiamo meglio. Ma è davvero così? E dopo, cosa cambia? Cambia, perchè dopo noi ci rassereniamo. Ecco cosa cambia. Ci rassereniamo perchè noi, ora, le cose le sappiamo e quindi possiamo sopportarle meglio.
La prima regola del giornalismo è che i fatti sono separati dalle opinioni.
Amo scrivere, ma non sono una giornalista. Se neppure Indro Montanelli è riuscito a fare molto, cosa potrei mai fare io? Come potrei io cambiare questa situazione? Cosa potremmo fare noi tutti?
Io che non rispetto il primo principio del giornalismo, ponendo sempre un sacco di riflessioni e domande alle quali nessuno sa rispondermi, cosa posso fare io ?
Il miglior modo per realizzare i nostri sogni è svegliarci, scriveva Paul Valery, certamente aveva ragione, ma dopo il risveglio, cosa dobbiamo fare?
Quando dati alla mano scopriamo attraverso le parole di Travaglio gli inghippi che le multinazionali farmaceutiche riescono a manovrare per indurci a vaccini inutili, spaventando intere popolazioni con allarmi di influenze aviarie e suine, cosa possiamo fare?
Quanto mi piacerebbe ricevere qualche risposta alle mie tante domande, davvero mi piacerebbe moltissimo.
Per fortuna lo spettacolo si chiude con una poesia di Kipling, con la voce di Montanelli come saluto agli italiani.
Laura Poretti Rizman
SE
poesia di Joseph Rudyard Kipling scritta nel 1895 dedicata al figlio
Se riesci a tenere la testa a posto quando tutti intorno a te
L’hanno persa e danno la colpa a te,
Se puoi avere fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te,
Ma prendi in considerazione anche i loro dubbi.
Se sai aspettare senza stancarti dell’attesa,
O essendo calunniato, non ricambiare con calunnie,
O essendo odiato, non dare spazio all’odio,
Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo da saggio;
Se puoi sognare, senza fare dei sogni i tuoi padroni;
Se puoi pensare, senza fare dei pensieri il tuo scopo,
Se sai incontrarti con il Successo e la Sconfitta
E trattare questi due impostori allo stesso modo.
Se riesci a sopportare di sentire la verità che hai detto
Distorta da imbroglioni che ne fanno una trappola per gli ingenui,
O guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
E piegarti a ricostruirle con strumenti usurati.
Se puoi fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
E rischiarlo in un unico lancio di una monetina,
E perdere, e ricominciare daccapo
Senza mai fiatare una parola sulla tua perdita.
Se sai costringere il tuo cuore, nervi, e polsi
A sorreggerti anche quando sono esausti,
E così resistere quando in te non c’è più nulla
Tranne la Volontà che dice loro: “Resistete!”
Se riesci a parlare alle folle e conservare la tua virtù,
O passeggiare con i Re, senza perdere il contatto con la gente comune,
Se non possono ferirti né i nemici né gli amici affettuosi,
Se per te ogni persona conta, ma nessuno troppo.
Se riesci a riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore a ognuno dei sessanta secondi,
Tua è la Terra e tutto ciò che contiene,
E — cosa più importante — sarai un Uomo, figlio mio!