OFFICINE ARTISTICHE
Stage di danza africana tradizionale del Mali

sabato e domenica 2 e 3 dicembre 2017
Accompagnati dalla musica rigorosamente dal vivo assieme ad Adama Keita, Christine Largeau e i musicisti di Officine Artistiche
ORARI
sabato
15,00 – 16,30 – livello principianti
17,00 – 18,30 – livello intermedi
11,30 – 13,00 – livello principianti
14,00 – 15,30 – livello intermedi
INFO ED ISCRIZIONI
In occasione dello stage di danza,
Officine Artistiche è orgogliosa di presentare:
ASSETOU DIABATÉ: LA PAROLA DEL GRIOT
incontro con una cantastorie del Mali
sabato 2 dicembre alle 19,30
c/o l’Auditorium della Casa della Musica
via dei Capitelli, 3 – Trieste
INGRESSO GRATUITO fino a esaurimento posti
Grazie al suono ancestrale della kora e ai racconti di questa coinvolgente griotte (= cantastorie), intraprenderemo un viaggio musicale in terra d’Africa.
Assetou ci descriverà in modo piacevole ed affascinante lo stile di vita della gente del Mali, ma anche le tradizioni e l’evoluzione della società africana. Riporteremo con noi immagini, suoni e canti.
ASSETOU DIABATÉ (Mali) – Voce
ADAMA KEITA (Mali) – Kora
CHRISTINE LARGEAU (Francia) – Basso
Tradurrà per noi Sandra Antonaci.
Assetou insegna danza, ma non si limita solo a questo: musicista, cantante, attrice e narratrice, Assetou è un’artista completa. Durante i suoi atelier crea un’atmosfera dinamica e coinvolgente. Luminosa ed emozionante, si è adattata al metodo di insegnamento europeo.
IL GRIOT
Nella cultura Africana a sud del Sahara la figura del Griot occupa un posto di rilievo nei riguardi della tradizione orale. Il Griot è il menestrello, il cantastorie, il depositario della memoria storica dell’intero Clan ed ha il compito di trasmettere, con la narrazione, l’identità di un popolo e tramandarla attraverso le generazioni.
Questi artisti della parola e dell’arte musicale esprimono con narrazioni, canti e danze le leggende ed i miti della società cui appartengono. Ascoltati, un tempo, con rispetto da un pubblico attento, i Griots raccontano le gesta eroiche di un Re, la discendenza di una stirpe, l’origine di un nome, il segreto di un fatto della storia antica…
LA KORA. L’ARPA LIUTO AFRICANA
La kora è lo strumento tradizione a corde dell’etnia Mandinka, ma più in generale dell’Africa Occidentale. Assieme al balafon (una sorta di xilofono) e allo n’goni (uno strumento avvicinabile al benjo) rappresenta la triade di strumenti musicali utilizzati dai griot (jali / djeli), musicisti, cantastorie e custodi delle tradizioni orali dell’Africa occidentale.
É costituita da una cassa armonica costruita da una grande mezza zucca (una calabasse, usata per fabbricare una grandissima quantità di strumenti in Africa), svuotata, su cui è tirata una pelle di animale (mucca o antilope). Sulla cassa vi è un manico da cui partono 21 corde (un tempo di cuoio, oggi in nylon) disposte in due file parallele (vi sono varianti di kora che arrivano anche a 28 corde complessive).
Il suonatore di kora (korafola) la usa ponendola di fronte a sè e reggendola, con le dita medie, attraverso due appositi manici di legno, mentre le corde vengono pizzicate con l’indice e il pollice. Lo strumento, pur simile all’arpa, si suona con tecniche più vicine alla chitarra flamenca.
Si parla di kora fin dai tempi dell’antico Regno del Mali, sebbene le prime testimonianze scritte sono della fine del 1700 ad opera degli esploratori europei (in particolare lo scozzese Mungo Park che la descrive in un resoconto di viaggio del 1799).