Blackbird

foto dal sito Il Rossetti

 

 

Sono andata a vedere lo spettacolo il giorno nel quale si celebrava la giornata contro la violenza sulle donne. Non credo che ad un popolo civile serva una giornata per commemorare, celebrare o ricordare qualsiasi cosa sia talmente spregevole da ledere il rispetto dell’altrui persona, e così finisce che mi stupisco sempre quando si santifica soltanto per un giorno un popolo o una parte di esso nel ricordo di cosa non andrebbe fatto, per poi riproporre le stessa gesta nei giorni a venire.

Così per i campi di sterminio, così per l’immigrazione, così per la violenza gratuita su persone considerate più deboli.

Non credo il cartellone sia stato organizzato cercando di calcolare che il caso portasse uno spettacolo di contenuti così scabrosi in una giornata così affine col tema, ma il destino nel quale io confido sempre maggiormente, ha portato me a teatro quella sera.

Alla prosa io assisto allo spettacolo da sola. Sola si fa per dire; oramai essendo una vita quella che mi porta a teatro, i saluti con gli affezionati di poltrona o serata ci sono continuamente, e poi c’è da dire che la città è davvero troppo piccola per poter non incontrare nessuno. Eppure quella sera a teatro mi sono sentita stranamente sola. Sola e pienamente concentrata nella storia che si stava svolgendo sotto i miei occhi.

Non starò a parlare della bravura dei protagonisti, nè dello stile recitativo scelto che può piacere o meno, parlerò invece di quello che ho provato io mentre assistevo a questa rappresentazione, del resto il comunicato stampa sotto riportato descrive in maniera esauriente tutto lo spettacolo. Io invece vorrei raccontare della scenografia e di quanto il testo mi ha trasmesso.

La scena era ricca di simbolismi. Per prima cosa l’occhio correva ad una scala dalla quale si scendeva per arrivare alla scena dove si svolgeva il dialogo.

Quindi inconsciamente questa scala ci portava dentro gli animi di questi personaggi, nel loro raccontare e raccontarsi, perchè  sicuramente lo facevano anche o soprattutto per  se stessi.

Per arrivare alla porta d’accesso alla scala si doveva percorrere un ballatoio, instabile, circondato da vetri, altrettanto instabili. Ma nessuno entrava attraverso quella porta, solamente i tre personaggi coinvolti nel racconto.

Sulla scena un sacco di immondizie sparse, che all’arrivo della donna l’uomo inizia a pulire, facendole passare per non sue.

Durante lo svolgersi del dialogo durante il quale i due interpreti si scrutano e analizzano il loro percorso, la stanza viene rassettata quasi completamente, pur rimanendo grigia, sporca e disordinata. Questo avviene nel momento di massima finzione durante il quale l’uomo cerca di giustificare il suo comportamento fingendo amore e mentendo su molti suoi comportamenti, finchè la donna oltraggiata di oggi nonchè bambina abusata di ieri, non trova altra soluzione che volere di nuovo quel rapporto, forse soltanto per giustificare tutto il dolore subito e la vita perduta.

A quel punto però lui si ritrae dando giustificazioni sconnesse; pian piano riappare lo sporco, fino al completo degrado che culmina col richiamo dal ballatoio di quella che sembra la sua donna attuale.

Appare invece una bambina, la figlia di lei, che si ripropone con lui con gli stessi atteggiamenti nei quali l’altra riconosce l’inizio del suo invaghimento per quell’uomo.

Lui esce, dietro alla piccola, per tornare alla sua famiglia con un nuovo nome e una vita nuova.

Lei lo rincorre.

Io ho ipotizzato che lo facesse per raccontare tutto alla compagna attuale, per metterla in guardia e salvaguardare la piccola, però il finale è aperto a ogni considerazione.

Lo spettacolo finisce con il buio in sala.

A quel punto sono scattati gli applausi. Io non ho potuto applaudire.

Ero talmente scioccata dal vedere la piccola entrare in scena che non ho potuto davvero. Io, che d’abitudine metto sempre a confronto le varie opinioni prima di trarre giudizio, mi sono sentita deviata da una comunicazione scorretta.

Per un attimo, io ho considerato che quello che stavano raccontando fosse possibile.

Per un attimo io ho dato una possibilità alle mille menzogne raccontate. Quando è apparsa la piccola, mi sono sentita così incapace di proteggerla, quasi come fosse mia figlia. Per questo non ho applaudito. Ho pensato  a mia figlia, e a tutte le figlie del mondo.

Uno spettacolo di grande impatto e di notevole importanza. Il comunicato stampa dice che è sconsigliabile la vista ai minori, io invece proporrei un’accompagnamento adeguato alla visione anche e soprattutto ai minori che frequentano le scuole medie, per poterli difendere e proteggere da un futuro di difficoltà.

Laura Poretti Rizman

 

 

foto dal sito Il Rossetti

BLACKBIRD

Di: David Harrower
versione italiana di Alessandra Serra
Scene: Paco Azorín;
luci di: Claudio De Pace
Costumi: Chiara Donato
Regia: Lluís Pasqual
Produzione: Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Interpreti: Massimo Popolizio, Anna Della Rosa, Silvia Altrui

 Comunicato stampa

Alla scena disegnata da Paco Azorìn si accede scendendo da una scala: è una sala allo stesso tempo algida e sporca, ingombra di rifiuti, mossa dal ruotare lento e diseguale di una pedana…

Sembra riflettere nello spazio l’interiorità tormentata, ambigua, cupa dei due protagonisti di Blackbird che rivivono in quel luogo una metaforica “discesa agli inferi” e si confrontano su un lacerante episodio del loro passato.

Attuale, carico di tensione, prodigo di colpi bassi e pervaso da un’emotività lacerata che coinvolge e turba il pubblico, Blackbird, del drammaturgo scozzese David Harrower, messo in scena da Lluìs Pasqual per il Piccolo Teatro di Milano è stato a ragione considerato uno dei lavori più interessanti delle ultime stagioni e approda al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, da mercoledì 23 a domenica 27 novembre.

A renderlo tale sono di certo un testo coraggioso e provocatorio incentrato sul tema della pedofilia (amato e messo in scena in tutto il mondo, da New York a Berlino, da Stoccolma a Chicago, a Bombay), ma anche una regia tenace nel trattare un argomento tanto delicato con estremo rigore morale, e sensibilissima nel lavoro sugli attori.

Attori – il bravissimo Massimo Popolizio e l’intensa Anna Della Rosa – che scavano nelle emozioni e nelle ombre del dramma con generosità assoluta, costruendo meticolosamente due prove eccellenti, lodate anche dalla critica più severa.

 I loro personaggi sono ispirati a una pagina di cronaca cui il quarantenne Harrower guarda – nel 2003 – quando il Festival di Edimburgo gli commissiona un lavoro da presentare al regista Peter Stein. L’autore era allora conosciuto per alcune piéce d’ispirazione scozzese di modesto successo e per la molto fortunata Knives in Hens, indicata invece già come un “classico moderno”. Al primo incontro con Harrower, Peter Stein espresse però disappunto verso quest’opera e invitò l’autore a preparare qualcosa di totalmente diverso.

 La genesi di Blackbird si avvia dunque in modo travagliato… ma ben presto nasce un capolavoro, presentato nel 2005 al Festival con grande successo: «Blackbird per me fu davvero una rivelazione» dice Harrower «perché di solito non scrivo così. È stata un’operazione difficile, irripetibile, che ha investito anche la lingua. Non c’è molta punteggiatura. Mi sono accorto che non potevo usare frasi con un punto e a capo, perché troppo cristalline, troppo finite. La forma rispecchia, in un certo senso, l’incertezza di persone che si aggirano una intorno all’altra».

La cronaca reale dei fatti racconta di un ex marine, Studebaker, che viene giudicato per aver rapito e abusato di una bambina undicenne inglese. Si erano conosciuti via internet intessendo una relazione fitta di messaggi erotici. Un giorno la ragazzina esce per una passeggiata con le amiche: invece inizia la fuga con Studebaker, cinque giorni conclusi con l’arresto di lui e la restituzione di lei alla famiglia. L’autore immagina un incontro dei due 15 anni più tardi. Un incontro voluto da lei, che ha bisogno di sapere, confrontarsi con l’altro soggetto di un rapporto che è abuso, violenza, ma anche legame incancellabile e forse passione… Un testa a testa lacerante che mette a nudo ferite e crudeltà, ossessioni e meschinità nel tentativo di trovare attraverso la ferocia introspettiva un qualche equilibrio. Sarà possibile? Difficile dirlo. Certo è che parlare di pedofilia in questi termini è audace e singolare e restituisce al teatro la sua funzione di strumento per leggere la realtà e riflettere sugli argomenti della vita, anche i più brutali.

 Per la delicatezza di tali temi, la produzione sconsiglia vivamente la visione dello spettacolo ai minori.

 Blackbird di David Harrower è prodotto dal Piccolo Teatro di Milano, sarà recitato nella versione italiana di Alessandra Serra, nella regia di Lluìs Pasqual, con le scene di Paco Azorìn, i costumi di Chiara Donato, le luci di Claudio De Pace.

Sulla scena ammireremo Massimo Popolizio, Anna Della Rosa e Silvia Altrui

La Stagione 2011-2012 del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia va in scena grazie al sostegno della Fondazione CRTrieste.

 Informazioni dettagliate sulla stagione ­nonché su tutte le formule di abbonamento con i relativi prezzi sono disponibili in tutti i punti d’informazione e vendita del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia: dedicato agli studenti universitari, dal 2011-2012 è attivo il punto vendita di Radio Incorso, nel campus universitario.

Tutta la stagione e le possibilità di adesione ai diversi cartelloni sono illustrate anche sul sito www.ilrossetti.it; inoltre il Teatro può essere contattato telefonicamente al centralino 040.3593511.

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