Ho assistito ad un grande spettacolo. Lo definisco così perchè è stata una grande dimostrazione di capacità artistica, ma anche storica.
Per chi come noi, vive in una città di confine, non è difficile vivere in maniera molto personale i racconti di fatti avvenuti così vicino a noi e a chi vive oramai nella nostra città da tempo. Chiunque abiti a Trieste, ha avuto o avrà modo di relazionarsi con la storia della guerra dell’ex Jugoslavia, con i racconti di un’unione e di una rottura tanto barbara di un popolo, e di riflesso anche di un mutamento di chi gli vive accanto.
Il rumore degli aerei che dalla base Nato di Aviano sorvolavano Trieste per raggiungere le zone calde di una guerra dove fino al giorno prima vivevano i nostri amici, ci sconvolgevano. Le foto del fronte divenute famose, mostravano bimbi e madri guardare fuori da un finestrino di una corriera che li avrebbe portati chissà dove, possibilmente lontano dal dolore, coperto di lacrime di piogge e i racconti di quello che accadeva direttamente dalle voci di chi ne era sopravvissuto, ci hanno modificato per sempre.
Sono caduti ponti e con essi l’unione di un popolo e la possibilità di collegarsi e comunicare.
Saperlo raccontare a teatro, con ironia, rimpianto, dolore e gioia di un tempo passato e lasciare andare a casa gli spettatori con un sorriso sereno sulle labbra è quanto di più magico sia potuto avvenire l’altra sera al Teatro Miela.
Il racconto di Mirjana Bobic Mojsilovic, la capacità eccellente di Ksenija Martinovic e la regia sapiente di Fiona Sansone, hanno colorato di musicalità un percorso difficile rendendolo accettabile, perchè credo sia solo con l’accettazione della storia si possa comprendere anche il perchè degli eventi.
Il giudizio è rimasto assente. Abbiamo assistito ad una spiegazione di uno spaccato di vita che non è troppo lontano da noi e dai nostri cari.
Siamo tutti uno, collegati da ponti che dobbiamo continuare a costruire.
Laura Poretti Rizman

giovedì 1 febbraio ore 20.30 Teatro Miela
ON/OFF
DIARIO DI UNA CASALINGA SERBA
Liberamente tratto dal romanzo omonimo di Mirjana Bobic Mojsilovic.
regia Fiona Sansone
con Ksenija Martinovic
musiche Idoli
produzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG per startART
Con questo spettacolo, Ksenija Martinovic, giovane interprete serba che da molti anni vive in Italia, ha vinto il Premio Nazionale Giovani Realtà del Teatro 2014 – sezione monologhi. Da quel primo riconoscimento, lo spettacolo ha quindi ricevuto un sostegno come prima produzione del progetto triennale StartArt assegnato dal CSS a giovani artisti e compagnie emergenti.
Angelka, una giovane donna, rivive i propri ricordi sentendo il bisogno di ripercorrere quella che era la sua vita: la sua infanzia nella Jugoslavia di Tito, la sua adolescenza, la sua maturità nella Serbia di Milosevic. Come guardarsi allo specchio dopo tanti anni?
La sua presa di coscienza coincide con quella di un’intera generazione di giovani che non erano pronti a ritrovarsi adulti così presto.
“Un mangianastri. Gli anni 60-90. Un foglio. I giornali. Le parole. I telegiornali. Essere sulle bocche del mondo. Essere una Nazione. Essere piccoli, essere adulti. Essere Angelka. Una donna. Abitare il confine, la linea che demarca la civiltà dalla paura, la paura di non esser riconosciuti, la paura di esser taciuti. L’Italia del sogno, del divenire, del fluire dell’incontro, giochi, profumi, vacanze, canzoni, pizza, ritorno. Una casa aperta sul mondo. Una casa per una casalinga. Ma Angelka non si prende cura dell’andamento familiare e dei lavori domestici. Angelka recita, balla, canta, azzera i respiri e Angelka ride, si fa beffarda fool dei luoghi comuni del mondo, legge gli elenchi di chi ha perso tutto, mentre l’Occidente che bussa, bombarda, Angelka guarda il pubblico, cerca in quei corpi al buio, il ricordo di una finestra.” Fiona Sansone
(…) Ksenija Martinovic trasuda dalla sua anima esibita sul palcoscenico l’urgenza emotiva e narrativa di ciò che ha scelto di portare in scena: c’è un’elaborazione familiare e sociale che viene messa in campo con discrezione, la storia di un popolo interiorizzata nella storia di una ragazza.(…) Silvia Ferrari – Pac Magazine di Arte & Culture
(…) E l’attrice riesce a far passare davanti al pubblico , tutto l’ardore e la disillusione di quel lungo capitolo della storia. Intensamente. Splendori e miseria di un Paese, che ”era l’unico Paese comunista con i jeans” e finirà col trasformarsi nel circondario devastato di una “città necrofila”. (…) Roberto Canziani – Quante Scene
Prevendita c/o biglietteria del teatro (tel. 0403477672) tutti i giorni dalle 17.00 alle 19.00. vivaticket : http://bit.ly/2GaPRe6
organizzazione: Bonawentura