Uno spettacolo che non ha posizione nel tempo è questa Dipartita Finale presentata al teatro Politeama Rossetti in questi giorni, e porta la firma di regia di uno dei protagonisti, Franco Branciaroli.
Lo spettacolo porta in scena quattro attori di gran valore e soprattutto per uno, Gianrico Tedeschi, il lavoro risulta essere anche una dimostrazione che il teatro rende giovani, mantiene il fisico e la mente attiva nonostante lo scorrere degli anni.
Io non posso esimermi dal bloccare la memoria e la sua immancabile associazione di pensiero. Mille sono i momenti visivi, emotivi e culturali che questi attori attraverso il loro lavoro mi hanno donato.
Ugo Pagliai mi riporta a visioni in bianco e nero di una delle innumerevoli apparizioni cinematografiche e televisive, dove una campana o cento campane, risuonavano a richiamare l’amore.
Vedendo Franco Branciaroli non posso non pensare ai suoi passaggi nel nostro teatro: tra tutti ne ricordo uno in particolare, sotto la regia di Antonio Calenda, con la splendida composizione musicale di Germano Mazzocchetti. Era l’Edipo re.
Maurizio Donadoni affascina. Ha una possenza che trasmette forza.
Non mi è stato possibile concentrarmi esclusivamente sul testo perchè la storia scorreva inevitabilmente di fronte a così tanto teatro.
Un non luogo che parla di un non tempo.
Barboni a confronto con una realtà che è fantascienza.
La morte, la paura del sonno, la voglia di ritornare vigili e la possibilità di risentire stimoli e parti del corpo oramai inermi.
Tutto questo, a Trieste, sul palcoscenico della nostra storia.. e alla fine tanti, ma tanti, applausi!
“Un poker d’assi del teatro italiano sul pacoscenico del Politeama Rossetti: Gianrico Tedeschi, Ugo Pagliai, Franco Branciaroli, Maurizio Donadoni sono protagonisti di Dipartita Finale scritto e diretto da Franco Branciaroli. Un testo surreale che diverte e affronta grandi temi della condizione umana dal 3 al 7 febbraio nel cartellone Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia”.
Gianrico Tedeschi assieme a Ugo Pagliai, Franco Branciaroli e Maurizio Donadoni (ci tengono a sottolineare, citati in ordine anagrafico!) affrontano una nuova sfida: impersonano tre clochard e la Morte. Di cosa si tratta? Del surreale Dipartita Finale che arriva al Politeama Rossetti dal 3 al 7 febbraio nell’ambito del cartellone Prosa dello Stabile regionale.
La stampa ed il pubblico, fin dal debutto, hanno salutato con grandissimo favore questo poker d’assi della scena, alle prese con un testo contemporaneo – l’autore è lo stesso Branciaroli che firma anche la regia – ascrivibile all’atmosfera dell’assurdo.
La stessa atmosfera che Franco Branciaroli, da interprete e regista, aveva così ben incarnato nel beckettiano Finale di Partita (molto applaudito anche al Politeama Rossetti nel 2007) e che gli ha fornito la chiave per trattare quegli argomenti inerenti la condizione umana che sono quasi un tabù, che ci fanno paura e che attraverso la lente della surrealtà e della parodia siamo capaci invece di guardare.
E dunque ecco la riva di un fiume, in un tempo indefinito, ed ecco tre clochard che incuriosiscono non poco: sopra un letto sfatto e malconcio Pol (Ugo Pagliai) dorme sempre, e ciononostante riesce a farsi obbedire da Pot (Gianrico Tedeschi) che invece non dorme mai e subisce ogni tipo di vessazione perché non ha il coraggio di abbandonarlo. Cosa li unisce? Forse l’amore. Pot si rapporta bisbigliando anche con un altro amico: è il Supino, che non parla con nessun altro. Il Supino (Maurizio Donadoni), che crede di essere Eterno, Immortale, cerca la comprensione di Pot. Sono insieme per necessità e per un Destino. Pol e Pot si agitano per cercare una “Fine” desiderata con timore, mentre il Supino immobile pensa e ripensa al senso della sua esistenza.
Sono tre personaggi oltre la linea a cui si aggiunge la “Morte” (Franco Branciaroli), che non abita la baracca che loro immaginano come un rifugio antiatomico, ma la cui ironia piace poco al Supino. Parla come Totò, e non fa loro paura… Forse la Morte cerca solo un posto dove dormire.
Il fine metafisico, quello di un mondo affossato nell’assenza di valori e che affida la propria longevità alla scienza, in assenza di una fede nell’immortalità, è perseguito con strumenti irresistibilmente divertenti.
«La scienza, la potenza umana, sostituisce Dio» riflette Franco Branciaroli a proposito del testo. «Si assomigliano molto, Dio e scienza, più di quanto solitamente si creda. La scienza adesso non limita nessuna azione; non vi è morale o etica perché non c’è più nessun valore assoluto, nessun Dio. Non ci sarà nessuna “natura” da rispettare. Si andrà oltre la “natura”. Ci si difende dall’angoscia cercando la forza più potente: il sapere umano, o meglio, la “tecnica” che ne è conseguenza. Si potrà diventare anche immortali. Tutti i limiti saranno valicati. Immortale non è eterno; qualcuno tenterà di lasciare aperta la porta al divino, al passato di una cultura immensa da cui non si può prendere un definitivo congedo».
Prodotto dal CTB Teatro Stabile di Brescia con il Teatro de Gli Incamminati Dipartita Finale è scritto da Franco Branciaroli che firma anche la regia ed è interpretato da Gianrico Tedeschi, Ugo Pagliai, Franco Branciaroli, Maurizio Donadoni e da Sebastiano Bottari.
Le scene sono di Margherita Palli, le luci di Gigi Saccomandi.
Lo spettacolo è in abbonamento per il cartellone Prosa, da mercoledì 3 febbraio alle ore 20.30. Replica allo stesso orario fino a sabato 6 febbraio, mentre domenica 7 la recita è pomeridiana con inizio alle ore 16.
Per acquistare i posti ancora disponibili o per prenotazioni ci si può rivolgere presso tutti i punti vendita dello Stabile regionale, i consueti circuiti o accedere attraverso il sito www.ilrossetti.it alla vendita on line. Ulteriori informazioni al tel 040-3593511.
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