SABATO 15 MARZO 2025 ALLA GALLERIA RETTORI TRIBBIO DI TRIESTE INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA DYALMA STULTUS POETA DEL NOVECENTO
SABATO 15 MARZO 2025 alle 18 s’inaugura alla GALLERIA RETTORI TRIBBIO di TRIESTE (piazza Vecchia 6) la rassegna Dyalma Stultus poeta del Novecento, che sarà introdotta da Marianna Accerboni: in mostra oltre una cinquantina di opere, tra importanti e significativi oli, acquarelli, tempere e disegni, spesso inediti o poco noti, realizzati dall’artista tra gli anni Cinquanta e Settanta. Stultus partecipò più volte alle Biennali veneziane, alle Quadriennali romane e ad altre importanti esposizioni all’estero. Fino al 28 marzo (orario: da martedì a sabato feriali 10 · 12.30 e 17 · 19.30 / domenica 10 · 12 / lunedì e festivi chiuso / info +39 349 5427579 / rettoritribbiots@gmail.com / www.rettoritribbio.com).
In mostra la felice narrazione di Stultus – scrive Accerboni – si palesa in tutto il suo magico equilibrio fantastico, in cui la realtà tende, attraverso l’accentuarsi della luce e della bellezza del paesaggio e del ritratto, a un ideale di perfezione estetica e interiore, che traspare dalla serenità dei volti e dei luoghi e si collega alla purezza primitivista di Giotto e a quella rinascimentale del ‘300 e del ‘400. Quasi che Firenze, città d’origine della moglie, dove visse dal ’41 in poi, e la cultura artistica dei luoghi fossero doppiamente nel suo destino, intrecciate anche alle istanze dell’arte nordica e del realismo magico o fantastico: i tratti pittorici si palesano precisi, curati nei particolari e definiti nello spazio; la scena è immobile, quasi incantata e sospesa, mentre i protagonisti vivono una situazione di classicità assorta, mai però inquietante.
In tali raffigurazioni l’artista, bellissimo d’aspetto e dolcissimo di natura, anche se di carattere fermo, permane autore di un lessico pittorico colto, sofisticato e venato di un delicato accento poetico, che trasfigura la realtà delle cose nell’ambito di un ritorno all’ordine, in cui i motivi di un sobrio simbolismo si fondono con accenti e sospensioni lievemente metafisici in una poetica di sublimazione del quotidiano.
Per la sua capacità di esprimersi con eleganza e in modo molto personale, intenso ma delicato nell’ambito della poetica del Novecento italiano e per l’equilibrata ricerca artistica, Stultus fu molto apprezzato a livello nazionale e internazionale. Tra i più grandi amici ed estimatori, i pittori Felice Carena, Edmondo Passauro e Gianni Brumatti, il celebre chirurgo triestino Pietro Valdoni, Giovanni Spadolini, gli scultori Asco e Ugo Carà, il critico cinematografico Giovanni Grazzini, lo scrittore Giovanni Papini, il giornalista e scrittore Giulio Caprin, la grande fotografa triestina Wanda Wulz con la sorella Marion, la stilista ed editrice Anita Pittoni, la poetessa Lina Galli e il germanista inglese e poeta Benjamin Joseph Morse.
Dyalma Stultus (Trieste 1901 – Darfo Boario Terme 1977), nato in un contesto di grande povertà, portava un nome speciale: Dyalma è infatti termine indiano che significa “dell’anima” mentre Stultus, cognome piuttosto diffuso nei paesi baltici, era quello della madre Erminia, che lo aveva avuto da Ralph Pacor, rampollo di una ricca famiglia triestina. Ma i due genitori erano giovanissimi e la famiglia di lui si era opposta al matrimonio, così, nonostante la legge asburgica consentisse a madre e bambino di prendere il cognome paterno, Erminia non aveva acconsentito. E allo stesso modo il figlio avrebbe rifiutato più tardi l’eredità paterna.
Talento precoce, di animo molto sensibile, nella prima gioventù Dyalma fu molto irrequieto e perse qualche anno di scuola, ma, quando scoprì la pittura e la scultura, si riprese. E a 17 anni, dopo aver frequentato la Kunstgewerbeschule (oggi l’Istituto “Volta”) di Trieste, che aveva formato, sotto la guida, tra gli altri, di pittori del calibro di Eugenio Scomparini, molti artisti giuliani, s’iscrisse, grazie a una borsa di studio del Comune di Trieste, all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove nel ’21 si diplomò in ornato e decorazione sotto la guida di Ettore Tito e Augusto Sézanne.
L’anno successivo allestisce nella prestigiosa sede veneziana di Ca’ Pesaro, la sua prima personale sotto l’egida del noto critico Nino Barbantini, mentre un’altra voce rilevante, quella del triestino Silvio Benco, ne promuoverà l’opera, presentandolo nel ’32, dopo un decennio di esposizioni in numerosissime città italiane e straniere, in una personale all’importante Galleria Milano di Milano.
Nel frattempo conquista la stima del principe Alessandro della Torre e Tasso, per il quale arreda e decora alcune parti del Castello di Duino. E, nonostante la forte differenza d’età – il nobile era sessantenne, Stultus 25enne – il principe si rivolgeva all’artista chiamandolo con grande deferenza “professore”, come appare nelle numerose lettere donate dalle figlie di Dyalma, all’Archivio di Stato di Trieste accanto a circa tremila documenti, foto e libri dell’Archivio fiorentino del pittore. Altro committente di grande prestigio fu poi a Trieste la famiglia Veneziani, quella delle vernici, con la quale, sposando Livia, si era imparentato Italo Svevo, che apprezzava molto l’artista, cui aveva dedicato una prima edizione de “La coscienza di Zeno”. E, per le celebri feste organizzate in villa, Dyalma creò anche molte scenografie e decorazioni.
Dal 1930 espone alla Biennale di Venezia, cui parteciperà anche nel ’32 e nel ’34 e, con due personali, nel ’36 e ’42. È poi presente, sempre su invito, a varie Quadriennali romane, a importanti concorsi e rassegne nelle principali città italiane ed estere (Barcellona, Baltimora, Budapest, New York), a tutte le mostre del Sindacato Artisti di Trieste e sue opere si trovano in prestigiose collezioni di vari paesi, tra cui quella del Museo Revoltella di Trieste.
Nel ’41 si trasferisce a Firenze, la città della bellissima moglie e musa Norma Aquilani, che per lui, maggiore di 14 anni, abbandonò una promettente carriera di disegnatrice.
Dyalma muore improvvisamente il 24 settembre 1977 in casa della figlia Selma, a Darfo (Brescia). Norma è a Ischia e la stessa notte sogna che dalla sommità di una collina si stacca un filo spinato incandescente che rotola giù per la china, passando accanto ai suoi piedi, prima di sprofondare in mare, mandando scintille. Si chiudeva così – conclude Accerboni – una vita vissuta all’insegna dell’amore, dell’arte e della bellezza, che oggi prosegue attraverso le figlie Selma, Marina e Nada.
DOVE: Galleria Rettori Tribbio · Piazza Vecchia 6 · Trieste
QUANDO: 15 · 28 marzo 2025
ORARIO: da martedì a sabato feriali 10 · 12.30 e 17 · 19.30 / domenica 10 · 12 / lunedì e festivi chiuso
VISITA GUIDATA: sabato 22 marzo ore 18
A CURA DI: Marianna Accerboni
INFO: info +39 349 5427579 / rettoritribbiots@gmail.com / www.rettoritribbio.com