Festival estivo del Litorale 🗓

dal 25 giugno al 6 agosto 2021
FESTIL_Festival estivo del Litorale
sesta edizione

Programma spettacoli

venerdì 25 giugno, ore 18.00 | Trieste, Sala Beethoven
Adriatico
drammaturgia, scenografia, costumi, musiche, animazioni, disegno luci e regia Siniša Novković
con Serena Ferraiuolo, Giuseppe Nicodemo, Andrea Tich
voce Aleksandar Cvjetković
produzione Dramma Italiano Teatro Nazionale Croato Ivan pl. Zajc Fiume
in collaborazione con il Teatro Civico dei giovani di Spalato
prima nazionale

Il mare Adriatico è il nostro mare, ciò che ci unisce e ciò che ci divide. Questo divertente spettacolo per famiglie vi trasporterà con una trama da “giallo-criminale” alla scoperta dei segreti del nostro mare: “esiste una storia… una storia che va raccontata ad ogni costo!”.
Tre oceanografi, a fronte di alcune interferenze alle loro strumentazioni, decidono d’immergersi e svelare il mistero. In fondo al mare trovano un enorme scrigno contenente un inimmaginabile tesoro. Per poterlo recuperare i nostri Andrea, Giuseppe e Serena, dovranno svolgere un compito molto difficile: raccontare la storia di tutte le storie. Insieme a Capitan Luigi, la Foca Chiacchierona, la Seppia Scoreggina e molti altri abitanti del nostro mare, viaggeremo sull’onda della fantasia. Tra proiezioni mozzafiato e buffi personaggi, vi immergerete in uno spettacolo carico di adrenalina e divertimento. Riusciranno i nostri amici a conquistare l’ambito tesoro?

martedì 29 giugno, ore 21.00 | Trieste, Sala Beethoven / in replica a Udine il 30 giugno
CristÒtem
regia/drammaturgia Elvira Scorza
interpreti Noemi Grasso, Alessandro Pizzuto
progetto sonoro Filippo Conti
progetto scenografico Rosita Vallefuoco
progetto luci Umberto Camponeschi
produzione Golden Show s.r.l. Impresa Sociale, Tinaos, L’Effimero Meraviglioso

prima assoluta

Argo. Sul monte più alto della città, dopo anni di razzie e disinteresse, la reggia degli Atridi è diventata un cumulo di macerie ormai insignificanti. Il l regno è decaduto e la famiglia reale è stata destituita dal popolo; chi doveva morire è morto, consumandosi nell’attesa di Oreste e della giustizia di cui doveva farsi tramite. Unica depositaria della storia della famiglia è Crisotemi, la quale prima di morire deve assolvere l’ultimo compito rimastole: annunciare al fratello che tutto si è compiuto, anche senza di lui. Una mattina, Crisotemi vede arrivare un visitatore in cui riconosce suo fratello Oreste. Lo accoglie, senza sapere che in realtà l’uomo non è suo fratello ma Astianatte, unico sopravvissuto della famiglia reale troiana. È arrivato ad Argo con una verità da mettere alla prova: Crisotemi in realtà è il nome con cui nasconde al mondo la sua codardia Ifigenia, primogenita destinata al sacrificio da cui dipendeva il destino della guerra contro Troia. La storia fu raccontata ad Astianatte dal vecchio Ulisse, il quale lasciò in vita il piccolo destinato alla morte perché commosso dalla sua paura, così familiare nel suo ricordo a quella che salvò la vita a Ifigenia, condannandola però a un futuro nascosto dal peso della vergogna. Svelati nella loro identità, i due si troveranno accomunati da un destino del tutto antieroico: devono la vita alla codardia, loro o di chi aveva in mano il loro destino. E troveranno in questa paura terreno fertile perché nascano nuovi valori per cui resistere.
Crisotemi non fa parte dell’amalgama di vite accecate dal male – come il patronimico vuole – e il suo ruolo nelle gesta della famiglia è sempre confinato all’esecuzione dei riti domestici, alla pretesa utopistica di salvare l’armonia familiare, alla ricerca di una semplicità quotidiana. Sembra così inutile da essere persino eliminata, a volte, dalla saga.
Ecco la preziosità del mito: la contraddizione, che non sfugge a chi dal mito trae poesia. Euripide ci racconta della sparizione del corpo di Ifigenia sulla pira, per poi ritrovarla in Tauride, viva. Tutti la credevano morta e invece aspetta il ritorno di Oreste, senza saperlo. In questa piega del mito nasce l’idea di CRISTÒTEM: se in Ifigenia la paura avesse vinto sul senso del dovere, che piega avrebbe preso il mito? Chi sarebbe allora questa Crisotemi di cui nessuno realmente racconta le origini, quale sarebbe il suo ruolo? Quanto e come avrebbe avuto inizio la guerra di Troia, quali conseguenze su chi la combatté e soprattutto, il piccolo Astianatte, avrebbe trovato in Ulisse un cuore sensibile al pianto della paura, tanto da salvarsi la vita?

DOPO LO SPETTACOLO
CRISTòTEM
per il ciclo di incontri
Indagare il tempo – teatro e sociale in dialogo con il presente

Interverranno gli interpreti dello spettacolo con la Dott.ssa Giusy Guarino psicoterapeuta e presidente della Coop. Athena Città della Psicologia

mercoledì 30 giugno, ore 21.00 | Udine, Teatro San Giorgio
CristÒtem
testo e regia Elvira Scorza
con Noemi Grasso, Alessandro Pizzuto
progetto sonoro Filippo Conti
progetto scenografico Rosita Vallefuoco
progetto luci Umberto Camponeschi
produzione Golden Show srl – Impresa Sociale, Tinaos, L’Effimero Meraviglioso

Con il sostegno del Comune di Udine

Spettacolo realizzato in collaborazione fra FESTIL_Festival estivo del Litorale e Teatro Contatto Blossoms/Fioriture

Argo. Sul monte più alto della città, dopo anni di razzie e disinteresse, la reggia degli Atridi è diventata un cumulo di macerie ormai insignificanti. Il l regno è decaduto e la famiglia reale è stata destituita dal popolo; chi doveva morire è morto, consumandosi nell’attesa di Oreste e della giustizia di cui doveva farsi tramite. Unica depositaria della storia della famiglia è Crisotemi, la quale prima di morire deve assolvere l’ultimo compito rimastole: annunciare al fratello che tutto si è compiuto, anche senza di lui. Una mattina, Crisotemi vede arrivare un visitatore in cui riconosce suo fratello Oreste. Lo accoglie, senza sapere che in realtà l’uomo non è suo fratello ma Astianatte, unico sopravvissuto della famiglia reale troiana. È arrivato ad Argo con una verità da mettere alla prova: Crisotemi in realtà è il nome con cui nasconde al mondo la sua codardia Ifigenia, primogenita destinata al sacrificio da cui dipendeva il destino della guerra contro Troia. La storia fu raccontata ad Astianatte dal vecchio Ulisse, il quale lasciò in vita il piccolo destinato alla morte perché commosso dalla sua paura, così familiare nel suo ricordo a quella che salvò la vita a Ifigenia, condannandola però a un futuro nascosto dal peso della vergogna. Svelati nella loro identità, i due si troveranno accomunati da un destino del tutto antieroico: devono la vita alla codardia, loro o di chi aveva in mano il loro destino. E troveranno in questa paura terreno fertile perché nascano nuovi valori per cui resistere.
Crisotemi non fa parte dell’amalgama di vite accecate dal male – come il patronimico vuole – e il suo ruolo nelle gesta della famiglia è sempre confinato all’esecuzione dei riti domestici, alla pretesa utopistica di salvare l’armonia familiare, alla ricerca di una semplicità quotidiana. Sembra così inutile da essere persino eliminata, a volte, dalla saga.
Ecco la preziosità del mito: la contraddizione, che non sfugge a chi dal mito trae poesia. Euripide ci racconta della sparizione del corpo di Ifigenia sulla pira, per poi ritrovarla in Tauride, viva. Tutti la credevano morta e invece aspetta il ritorno di Oreste, senza saperlo. In questa piega del mito nasce l’idea di CRISTÒTEM: se in Ifigenia la paura avesse vinto sul senso del dovere, che piega avrebbe preso il mito? Chi sarebbe allora questa Crisotemi di cui nessuno realmente racconta le origini, quale sarebbe il suo ruolo? Quanto e come avrebbe avuto inizio la guerra di Troia, quali conseguenze su chi la combatté e soprattutto, il piccolo Astianatte, avrebbe trovato in Ulisse un cuore sensibile al pianto della paura, tanto da salvarsi la vita?

venerdì 2 luglio (in replica il 30 luglio), ore 18.00 e ore 19.30 | Udine, Area verde Ronald George McBride, viale San Daniele (antistante Teatro Palamostre)
Cloudscapes / La forma delle nuvole
performance immersiva di parole e nuvole
ideazione e regia Lorna Rees
performer Roberta Colacino
produzione CSS/Gobbledegook Theatre (Italia – UK)

spettacolo selezionato a Caravan International Showcase – Brighton Festival / British Council
Con il sostegno del Comune di Udine

Spettacolo realizzato in collaborazione fra FESTIL_Festival estivo del Litorale e Teatro Contatto Blossoms/Fioriture

Cloudscapes è un’installazione “di parole e nuvole” immersa in un anfiteatro di sedute all’aperto, dove gli spettatori, distesi sulle proprie coperte, guardano il cielo e la mutabilità delle nuvole, per scoprire quanto esse assomiglino alla mutabilità dell’animo umano.
In cuffia, la voce di chi a pochi metri da noi, sarà lì per raccontarci la sua storia. La storia di un viaggio iniziatico, forse il viaggio di una vita, sulla mitica Route 66, in compagnia del padre.
Cloudscapes è un’opera molto personale, intima con un focus sul ruolo delle nuvole nei cambiamenti climatici.
Al termine, nelle vicinanze, si potrà visitare il Museo delle nuvole e fermarsi a parlare della nostra “vita fra le nuvole”, con l’attrice e gli altri spettatori.
Il CSS ha creato per Udine la prima versione italiana di questa creazione della compagnia inglese Gobbledegook Theatre, fra le più brillanti e personali del panorama dell’innovazione britannica, sempre molto sensibile ai problemi della Terra.

Pubblico: 30 spettatori
Dispositivi:
cuffie igienizzate
il pubblico si distende su sedute gonfiabili.
si chiede di portare con sé un proprio asciugamano o una coperta su cui distendersi.
Se è brutto tempo: portarsi un ombrello e/o abbigliamento da pioggia

sabato 3 luglio (in replica il 4 luglio), ore 18.15 e 20.15 | Trieste, Museo Storico e Parco del Castello di Miramare – Sala del Trono
Paradiso dell’inferno
con Stefania Ventura, Luca Negroni, Malvina Ruggiano, Emma Nicole Morganti
musiche Riccardo Moccia
testo e lettura scenica a cura di Jacopo Squizzato

produzione Golden Show srl – Impresa Sociale | Tinaos
con il patrocinio del Comitato nazionale Dante 700

Una lettura in forma scenica che testimonia la necessità della più immateriale delle arti: la poesia. Nel ghetto di Theresienstad venne allestito un vero e proprio teatro in cui artisti e intellettuali ebrei da tutta Europa si esibirono durante il corso della loro prigionia. Da lì partivano i treni diretti ai campi di sterminio. La famiglia Summer incontra l’opera dantesca in un contesto disumano. Il paradiso di Dante viene calato nel cuore nero del novecento. Alice, madre di Lenka dopo aver affrontato la deportazione della madre ad Auschwitz si prefigge come compito quelli di imparare l’intera Divina Commedia a memoria. Un canto di ribellione il suo, atto a costruire un muro d’amore attorno all’infanzia della figlia. I versi del sommo poeta si dimostrano il terreno su cui germogliano nuove speranze di bellezza.

domenica 4 luglio, ore 18.15 e 20.15 | Trieste, Museo Storico e Parco del Castello di Miramare – Sala del Trono
Paradiso dell’inferno
con Stefania Ventura, Luca Negroni, Malvina Ruggiano, Emma Nicole Morganti
musiche Riccardo Moccia
testo e lettura scenica a cura di Jacopo Squizzato

produzione Golden Show srl – Impresa Sociale | Tinaos
con il patrocinio del Comitato nazionale Dante 700

Una lettura in forma scenica che testimonia la necessità della più immateriale delle arti: la poesia. Nel ghetto di Theresienstad venne allestito un vero e proprio teatro in cui artisti e intellettuali ebrei da tutta Europa si esibirono durante il corso della loro prigionia. Da lì partivano i treni diretti ai campi di sterminio. La famiglia Summer incontra l’opera dantesca in un contesto disumano. Il paradiso di Dante viene calato nel cuore nero del novecento. Alice, madre di Lenka dopo aver affrontato la deportazione della madre ad Auschwitz si prefigge come compito quelli di impararsi l’intera Divina Commedia a memoria. Un canto di ribellione il suo, atto a costruire un muro d’amore attorno all’infanzia della figlia. I versi del sommo poeta si dimostrano il terreno su cui germogliano nuove speranze di bellezza.

martedì 6 luglio (in replica il 7 luglio), ore 19.30 | Trieste, Politeama Rossetti – Sala Bartoli
Le notti bianche
di Fedor Dostoevskij
adattamento e regia Lorenzo Lavia
scene Eleonora Scarponi
costumi Alessandro Lai
con Lorenzo Lavia e Marial Bajma Riva
produzione Golden Show srl – Impresa Sociale
in collaborazione con Istituto di Cultura e Lingua russa – Roma

prima assoluta

Nel 200° anniversario dalla nascita dell’autore, Fëdor Dostoevskij, e universalmente considerato un capolavoro della narrativa mondiale di fine Ottocento, “Le notti bianche” vede protagonisti un uomo ed una giovane donna che si incontrano durante una lunga notte insonne, la prima di una lunga serie, in cui – complice il buio – si raccontano e si confidano fino ad innamorarsi. L’amore però, per quanto elemento centrale dell’intera vicenda, non esaurisce in sé la carica emotiva che il racconto riesce a trasmettere: quello che arriva come una deflagrazione è il rapporto tra di loro e la grande solitudine che vivono e che riesce per un attimo a lasciare spazio alla comunicazione.
Trasporre in dialogo un racconto è un’operazione complessa e ambiziosa: è necessario modulare abilmente un capolavoro per portarlo ad essere universalmente riconosciuto come esperimento visivo e non soltanto intellettuale. Il tipo di approccio utilizzato ha fatto leva in prima istanza sul rispetto quasi maniacale della parola originale, modulata e portata a servizio dei quella parlata. I due personaggi che si muovono in un non-tempo e in un non-spazio sono legati da un filo indissolubile che è rappresentato dalla loro solitudine e dall’angoscia che abita le loro notti, per l’appunto, trascorse in bianco. Nelle loro lunghe chiacchierate hanno la possibilità di accedere a quel luogo segreto dell’anima che solitamente non condividono con altri all’infuori di loro.

mercoledì 7 luglio | ore 19.30 | Trieste, Politeama Rossetti – Sala Bartoli
Le notti bianche
di Fedor Dostoevskij
adattamento e regia Lorenzo Lavia
scene Eleonora Scarponi
costumi Alessandro Lai
con Lorenzo Lavia e Marial Bajma Riva
produzione Golden Show srl – Impresa Sociale
in collaborazione con Istituto di Cultura e Lingua russa – Roma

Nel 200° anniversario dalla nascita dell’autore, Fëdor Dostoevskij, e universalmente considerato un capolavoro della narrativa mondiale di fine Ottocento, “Le notti bianche” vede protagonisti un uomo ed una giovane donna che si incontrano durante una lunga notte insonne, la prima di una lunga serie, in cui – complice il buio – si raccontano e si confidano fino ad innamorarsi. L’amore però, per quanto elemento centrale dell’intera vicenda, non esaurisce in sé la carica emotiva che il racconto riesce a trasmettere: quello che arriva come una deflagrazione è il rapporto tra di loro e la grande solitudine che vivono e che riesce per un attimo a lasciare spazio alla comunicazione.
Trasporre in dialogo un racconto è un’operazione complessa e ambiziosa: è necessario modulare abilmente un capolavoro per portarlo ad essere universalmente riconosciuto come esperimento visivo e non soltanto intellettuale. Il tipo di approccio utilizzato ha fatto leva in prima istanza sul rispetto quasi maniacale della parola originale, modulata e portata a servizio dei quella parlata. I due personaggi che si muovono in un non-tempo e in un non-spazio sono legati da un filo indissolubile che è rappresentato dalla loro solitudine e dall’angoscia che abita le loro notti, per l’appunto, trascorse in bianco. Nelle loro lunghe chiacchierate hanno la possibilità di accedere a quel luogo segreto dell’anima che solitamente non condividono con altri all’infuori di loro.

giovedì 8 luglio, ore 21.00 | Udine, Parco Moretti (zona chiosco)
Vennero in tanti e si chiamavano gente – Viaggio di poesia e musica tra Spoon River e i suoi affluenti
drammaturgia Hugo Samek
con Klaus Martini e Nicoletta Oscuro
voce e chitarre Matteo Sgobino
contrabbasso e mandolino Alessandro Turchet
produzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG / Martini-Oscuro-Sgobino-Turchet

Con il sostegno del Comune di Udine

Spettacolo realizzato in collaborazione fra FESTIL_Festival estivo del Litorale e Teatro Contatto Blossoms/Fioriture

Un fiume di poesia, parole, canzoni, ridere rauco, ricordi tanti e nemmeno un rimpianto.
Navigando nel labirinto umano di Edgar Lee Masters, in quell’epopea all’incontrario che è l’Antologia di Spoon River e tuffandoci tra le note di De André, reinventiamo uno spazio mitico, anti-eroico, limpido e sinceramente umano.
Gli abitanti di una piccola città di fantasmi raccontano la propria storia con la semplicità disarmante di chi dorme sotto l’erba e sembra ormai giacere quieto.
Li ascoltiamo e ci pare di sentirci meno soli, osserviamo questa umanità imperfetta, fragile, e sorridiamo indulgenti nel vedere che ci somiglia.
Un omaggio agli abitanti dell’immaginario paesino di Spoon River e al poeta De André, che nel disco Non al denaro non all’amore né al cielo mise in musica le loro storie fatte di vizi e virtù. Ideato dal Comune di Casarsa della Delizia (PN) a vent’anni dalla scomparsa di Fabrizio De André.

venerdì 9 luglio, ore 21.00 | Udine, Parco Moretti (zona chiosco)
In quelle tenebre – La verità è un intreccio di voci
di Gitta Sereny
uno spettacolo di Rosario Tedesco
con Nicola Bortolotti e Rosario Tedesco

prima assoluta

Con il sostegno del Comune di Udine

Spettacolo realizzato in collaborazione fra FESTIL_Festival estivo del Litorale e Teatro Contatto Blossoms/Fioriture

Franz Stangl è stato comandante dei campi di sterminio di Sobibór e Treblinka, in Polonia. Ha prestato servizio in Italia a Udine e Trieste, presso la Risiera di San Sabba. Viene arrestato nel 1967 e rinchiuso a Düsseldorf, in Germania.
Nella sua cella, nel 1971, la giornalista Gitta Sereny, lo intervista per 70 ore; ponendo le domande che ci assillano su come e perché tutto ciò è stato possibile.
«Oggi, il delicato ruolo di Gitta Sereny, credo debba esser affidato alla comunità, ovvero al pubblico. Si procederà così, di domanda in domanda, di risposta in risposta. Poiché una comunità che interroga il passato lo rende vivo». Rosario Tedesco

DOPO LO SPETTACOLO
IN QUELLE TENEBRE
per il ciclo di incontri
Indagare il tempo – teatro e sociale in dialogo con il presente

Interverranno gli interpreti dello spettacolo con la Dott.ssa Giusy Guarino psicoterapeuta e presidente della Coop. Athena Città della Psicologia

mercoledì 14 luglio, ore 21.00 | Trieste, Teatro dei Fabbri
Il bonsai ha i rami corti
idea e testo Giuseppe Nicodemo / Serena Ferraiuolo
regia Giuseppe Nicodemo
con Serena Ferraiuolo
produzione Il Dramma Italiano del TNC IVAN DE ZAJC di Fiume

prima nazionale

Stefania Laganini nasce in quarantena, nel salotto di casa, tra angosce e risate.
Serena ed io ci siamo detti: “Non è una vacanza, siamo costretti a casa per una pandemia! Che fare!?”.
Così abbiamo unito idee, desideri, passioni, film e personaggi che ci piacciono ed è nata Stefania con il suo mondo, “laganini”, cioè tranquillamente, pian piano, senza stress: un regalo per il teatro, per noi stessi e per il nostro pubblico.
Stefania è una donna divertente e piena di vitalità: sta a casa, cura il suo bonsai, registra tutorial, fa a maglia, adora il fitness, i bei vecchi film ed i vodka martini.
In questo mattino uguale a tanti altri, la sua amica Rosalba le dà tanti consigli utili; anche Alexia – un’intelligenza artificiale – le fa compagnia. Ma qualcosa, forse una canzone speciale, rompe l’equilibrio che aveva trovato e racconta senza freni al bonsai e a noi la sua vera storia. Con un sorriso a volte sguaiato e a volte amaro, Stefania ci mostra cosa si cela dietro a tutorial apparentemente inutili o dietro a troppi vodka martini, mentre guarda Marlon Brando ne Un tram che si chiama desiderio, Sophia Loren ne La baia di Napoli, Liza Minnelli in Cabaret o Liv Ullman in Scene da un matrimonio o ascolta Le colline sono in fiore di Wilma Goich. Stefania Laganini, con le sue fragilità, il suo coraggio e le sue manie, ci ha aiutato a sopravvivere in questo periodo, costretti lontano dalle nostre famiglie e dal nostro pubblico. Ci ha tenuto vivi come artisti e come esserei umani. Ci ha fatto capire che, ogni tanto, ci sentiamo tutti come Stefania: una Penelope contemporanea che, con ironia e disicanto, continua a fare e disfare la sua maglia e la sua vita.

DOPO LO SPETTACOLO
IL BONSAI HA I RAMI CORTI
per il ciclo di incontri
Indagare il tempo – teatro e sociale in dialogo con il presente

Interverranno gli interpreti dello spettacolo con la Dott.ssa Giusy Guarino psicoterapeuta e presidente della Coop. Athena Città della Psicologia

giovedì 15 luglio, ore 21.00 | Udine, Teatro San Giorgio
Acqua di colonia
testo, regia, interpretazione Elvira Frosini e Daniele Timpano
consulenza Igiaba Scego
voce del bambino Unicef Sandro Lombardi
aiuto regia e drammaturgia Francesca Blancato
scene e costumi Alessandra Muschella e Daniela De Blasio
disegno luci Omar Scala
progetto grafico Valentina Pastorino
uno spettacolo di Frosini/Timpano
produzione Gli Scarti, Kataklisma teatro
con il contributo produttivo di Romaeuropa Festival, Teatro della Tosse, Accademia degli Artefatti

Con il sostegno del Comune di Udine

Spettacolo realizzato in collaborazione fra FESTIL_Festival estivo del Litorale e Teatro Contatto Blossoms/Fioriture

Il colonialismo italiano. Una storia rimossa e negata, che dura 60 anni, inizia già nell’Ottocento, ma che nell’immaginario comune si riduce ai 5 anni dell’Impero Fascista. Cose sporche sotto il tappetino, tanto erano altri tempi, non eravamo noi, chi se ne importa. È acqua passata, acqua di colonia, cosa c’entra col presente? Eppure ci è rimasta addosso come carta moschicida, in frasi fatte, luoghi comuni, nel nostro stesso sguardo. Vista dall’Italia, l’Africa è tutta uguale, astratta e misteriosa come la immaginavano nell’Ottocento; Somalia, Libia, Eritrea, Etiopia sono nomi, non paesi reali, e comunque “noi” con “loro” non c’entriamo niente; gli africani stessi sono tutti uguali.
E i profughi, i migranti che oggi ci troviamo intorno, sull’autobus, per strada, anche loro sono astratti, immagini, corpi, identità la cui esistenza è irreale: non riusciamo a giustificarli nel nostro presente. Come un vecchio incubo che ritorna, incomprensibile, che ci piomba addosso come un macigno.

martedì 20 luglio, ore 21.00 | Udine, Corte di Palazzo Morpurgo (in caso di maltempo, Teatro San Giorgio)
Il Colloquio
progetto e regia Eduardo Di Pietro
con Renato Bisogni, Alessandro Errico, Marco Montecatino
aiuto regia Cecilia Lupoli
costumi Federica Del Gaudio
organizzazione Martina Di Leva
residenza per artisti nei territori – Teatro Due Mondi, Faenza
uno spettacolo di Collettivo lunAzione
con il patrocinio dell’Associazione Antigone

Premio Scenario Periferie 2019
Finalista premio In-box 2021

Con il sostegno del Comune di Udine

Spettacolo realizzato in collaborazione fra FESTIL_Festival estivo del Litorale e Teatro Contatto Blossoms/Fioriture

Il Colloquio prende ispirazione dal sistema di ammissione ai colloqui periodici con i detenuti presso il carcere di Poggioreale, Napoli. Tre donne, tra tanti altri in coda, attendono stancamente l’inizio degli incontri con i detenuti. Portano oggetti da recapitare all’interno, una di loro è incinta: in maniera differente, desiderano l’accesso al luogo che per ognuna custodisce un legame.
In qualche modo la reclusione viene condivisa all’esterno dai condannati e per le tre donne, che se ne fanno carico, coincide con la stessa esistenza: i ruoli maschili si sovrappongono alle vite di ciascuna, ripercuotendosi fisicamente sul corpo, sui comportamenti, sulle attività, sulla psiche. Nella loro realtà, la detenzione è una fatalità vicina – come la morte, – che deturpa l’animo di chi resta. Pare assodato che la pena sia inutile o ingiusta.
Nel corso delle ricerche ci siamo innamorati di queste vite dimezzate, ancorate all’abisso, disposte lungo una linea di confine spaziale e sociale, costantemente protese verso l’altrove: un aldilà doloroso e ingombrante da un lato e, per contro, una vita altra, sognata, necessaria, negata. La mancanza, in entrambe le direzioni, ci è sembrata intollerabile.

DOPO LO SPETTACOLO
IL COLLOQUIO
per il ciclo di incontri
Indagare il tempo – teatro e sociale in dialogo con il presente

Interverranno gli interpreti dello spettacolo con la Dott.ssa Giusy Guarino psicoterapeuta e presidente della Coop. Athena Città della Psicologia.

giovedì 22 luglio, ore 21.00 | Trieste, Teatro dei Fabbri
GiOTTO – Studio per una tragedia
progetto “Un bivio lungo 20 anni”
di e con Giuseppe Provinzano
produzione Babel

A 20 anni dal G8, a 20 anni dall’assassinio di Carlo Giuliani e dalle atrocità della Diaz, Giuseppe Provinzano riporta in scena lo spettacolo sui fatti di Genova, che nei prossimi mesi toccherà tutta Italia.
Nel luglio del 2001 a Genova si sono consumati degli eventi di una tragicità epocale, tali da riuscire ad annoverare Genova alla stessa stregua di grandi città palcoscenico di tragedie. Una Genova che, come Tebe e Troia, possa diventare il luogo di una storia che resti nella memoria, luogo del mito e della sua tragedia.
Questa città e la storia\cronaca di quei giorni vivono così questo parossismo tra urgenza di racconto e irrappresentabilità del tutto.
Ma questa storia va raccontata. Ne ha tutto il diritto.

sabato 24 luglio, ore 18.00 | Udine, Teatro San Giorgio
Mala Sirena/La Sirenetta
con Katarina Arbanas e Giulio Settimo
musiche Petar Eldan
scenografia e luci Giulio Settimo
voce della Sirenetta Hana Hegedušić
drammaturgia e regia Katarina Arbanas e Giulio Settimo
produzione GLugL

età consigliata 10+

Con il sostegno del Comune di Udine

Spettacolo realizzato in collaborazione fra FESTIL_Festival estivo del Litorale e Teatro Contatto Blossoms/Fioriture

Lo spettacolo “La Sirenetta” è una fantasia acquatica sui segreti delle profondità marine in cui scopriamo le creature miracolose che vivono negli abissi. In questa moltitudine di specie e di forme, ve ne sono alcune che sono simili agli umani, ma allo stesso tempo pesci: il regno delle sirene marine. Ed in questo regno ve una sirena che è più giovane delle altre, la Sirenetta, la voce più bella che sia mai risuonata nelle profondità dell’oceano. La sua avventura inizia il giorno in cui è divenuta abbastanza grande per vedere un altro mondo, il mondo proibito al di sopra della superficie del mare. Ottenendo il permesso di sua nonna, la regina del mare, di potersi avventurare nella superficie, la Sirenetta troverà l’amore, il più grande di tutti i segreti che cambieranno per sempre la sua vita. Questa è una storia di amore e amicizia che va oltre i confini dei mondi.

giovedì 29 luglio, ore 18.00 | Udine, Corte di Palazzo Morpurgo (in caso di maltempo, Teatro San Giorgio)
Il Minotauro
di e con Roberto Anglisani
testo Gaetano Colella
regia Maria Maglietta
musiche e immagini Mirto Baliani
una produzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG

età consigliata 10+

Con il sostegno del Comune di Udine

Spettacolo realizzato con il sostegno del Comune di Udine e in collaborazione fra FESTIL_Festival estivo del Litorale e Teatro Contatto Blossoms/Fioriture

«Anni addietro ero stato colpito dalla lettura de Il Minotauro di Friedrich Durrenmatt. – scrive Roberto Anglisani – Lo scrittore rinchiude il Minotauro in un labirinto di specchi, ma la moltitudine delle sue immagini riflesse lo fanno sentire ancora più solo. Quando arriva Teseo, il Minotauro è felice, ha finalmente trovato un “altro” diverso da sé, ma quando gli va incontro fiducioso, viene da Teseo pugnalato alle spalle.
Nel racconto di Jorge Luis Borges Asterione, il Minotauro, riesce ad uscire dal labirinto e camminare nel paese. Ma le reazioni della gente sono così violente che il Minotauro torna a rifugiarsi nella sua prigione, lì si sente al sicuro. Il labirinto è stato creato per difendere gli uomini dal Minotauro, ma anche per difendere il Minotauro dagli uomini. Il labirinto è il centro del nostro spettacolo, e il tema della “diversità” e delle paure che essa genera, ne è il cuore». Gaetano Colella ha immaginato un incontro tra il Minotauro e un Icaro ancora ragazzo. I due si incontrano grazie ad un pallone lanciato per sbaglio da Icaro nel labirinto. Quando prova a recuperarlo, vede per la prima volta “Il Mostro” di cui tutti hanno paura. Ma Icaro non fugge e giorno dopo giorno impara a conoscere quell’essere rinchiuso, ascolta i suoi racconti e ne diventa amico fino a tentare di difenderlo da Teseo venuto per ucciderlo.
«Il mio sodalizio artistico con Roberto – scrive la regista Maria Maglietta – dura da più di 30 anni, insieme abbiamo creato narrazioni molto diverse tra loro, partendo a volte da un testo letterario per trasformarlo in pura oralità, a volte da una semplice fiaba per arrivare a un grande racconto. Stavolta l’esperimento è nuovo, si parte da un testo scritto in forma poetica con tanto di rima. In questo caso allora il percorso creativo del narratore di storie deve fare i conti con una partitura, con un andamento ritmico tutto da scoprire ed esplorare. D’altra parte anche per una partitura musicale l’esito dipende dall’ esecuzione dei musicisti che la interpretano». Il lavoro sulle immagini e il suono di Mirto Baliani contribuisce a rafforzare l’andamento narrativo del poema creando sensibili suggestioni e ulteriori visioni.

venerdì 30 luglio, ore 18.00 e ore 19.30 | Udine, Area verde Ronald George McBride, viale San Daniele (antistante Teatro Palamostre)
Cloudscapes / La forma delle nuvole
performance immersiva di parole e nuvole
ideazione e regia Lorna Rees
performer Roberta Colacino
produzione CSS/Gobbledegook Theatre (Italia – UK)

spettacolo selezionato a Caravan International Showcase – Brighton Festival / British Council
Con il sostegno del Comune di Udine

Spettacolo realizzato in collaborazione fra FESTIL_Festival estivo del Litorale e Teatro Contatto Blossoms/Fioriture

Cloudscapes è un’installazione “di parole e nuvole” immersa in un anfiteatro di sedute all’aperto, dove gli spettatori, distesi sulle proprie coperte, guardano il cielo e la mutabilità delle nuvole, per scoprire quanto esse assomiglino alla mutabilità dell’animo umano.
In cuffia, la voce di chi a pochi metri da noi, sarà lì per raccontarci la sua storia. La storia di un viaggio iniziatico, forse il viaggio di una vita, sulla mitica Route 66, in compagnia del padre.
Cloudscapes è un’opera molto personale, intima con un focus sul ruolo delle nuvole nei cambiamenti climatici.
Al termine, nelle vicinanze, si potrà visitare il Museo delle nuvole e fermarsi a parlare della nostra “vita fra le nuvole”, con l’attrice e gli altri spettatori.
Il CSS ha creato per Udine la prima versione italiana di questa creazione della compagnia inglese Gobbledegook Theatre, fra le più brillanti e personali del panorama dell’innovazione britannica, sempre molto sensibile ai problemi della Terra.

Pubblico: 30 spettatori
Dispositivi:
cuffie igienizzate
il pubblico si distende su sedute gonfiabili.
si chiede di portare con sé un proprio asciugamano o una coperta su cui distendersi.
Se è brutto tempo: portarsi un ombrello e/o abbigliamento da pioggia

mercoledì 4 agosto, ore 21.00 | Udine, Corte di Palazzo Morpurgo (in caso di maltempo, Teatro San Giorgio) / in replica a Trieste il 6 agosto
Dantis Exilium – una storia di confini, profuganze, inferni
di e con Angelo Floramo
in dialogo con Gianni Cianchi
letture a cura di Massimo Somaglino
disegno luci Mau “Willy” Tell
produzione Tinaos
prima assoluta

Con il sostegno del Comune di Udine

Spettacolo realizzato in collaborazione fra FESTIL_Festival estivo del Litorale e Teatro Contatto Blossoms/Fioriture

Camminare sul bordo delle cose, lungo quella linea fragile e impercettibile che divide due abissi: verità e menzogna, dannazione e redenzione, volo e caduta. È questo il senso profondo di una rilettura dell’Opera dantesca in chiave moderna, in cui il Poeta si fa interprete del mondo in cui noi oggi camminiamo e di cui siamo chiamati, nostro malgrado, ad essere testimoni. La sua voce, contaminata e sporcata dalle interferenze del vivere quotidiano, diventa dunque di volta in volta canto o invettiva, incoraggiamento o condanna. Sullo sfondo restano i paesaggi delle nostre terre di frontiera, che probabilmente lo stesso Dante attraversò da ramingo, non diversamente dalle tante altre ombre che qui continuano a cercare disperatamente i loro varchi. Forse perché in questi paraggi la storia feroce dei grandi ha spesso fatto tana divorando l’umanità multipla e plurale di cui i nostri luoghi sono intrisi. Nessuno si aspetti dunque di incontrare il poeta vate, ma il profugo, lo sbandato, l’errante. In definitiva colui che a fatica cerca di riemergere dall’Inferno. Dai suoi inferni personali, che sono in definitiva anche i nostri. Le affabulazioni di Angelo Floramo si intrecceranno con le letture di Massimo Somaglino e le glosse sapienti di Gianni Cianchi in una sorta di discanto la cui cifra è plurale, come la materia che viene cantata.

venerdì 6 agosto, ore 21.00 | Trieste, Teatro dei Fabbri
Dantis Exilium – una storia di confini, profuganze, inferni
di e con Angelo Floramo
in dialogo con Gianni Cianchi
letture a cura di Massimo Somaglino
disegno luci Mau “Willy” Tell
produzione Tinaos

Camminare sul bordo delle cose, lungo quella linea fragile e impercettibile che divide due abissi: verità e menzogna, dannazione e redenzione, volo e caduta. È questo il senso profondo di una rilettura dell’Opera dantesca in chiave moderna, in cui il Poeta si fa interprete del mondo in cui noi oggi camminiamo e di cui siamo chiamati, nostro malgrado, ad essere testimoni. La sua voce, contaminata e sporcata dalle interferenze del vivere quotidiano, diventa dunque di volta in volta canto o invettiva, incoraggiamento o condanna. Sullo sfondo restano i paesaggi delle nostre terre di frontiera, che probabilmente lo stesso Dante attraversò da ramingo, non diversamente dalle tante altre ombre che qui continuano a cercare disperatamente i loro varchi. Forse perché in questi paraggi la storia feroce dei grandi ha spesso fatto tana divorando l’umanità multipla e plurale di cui i nostri luoghi sono intrisi. Nessuno si aspetti dunque di incontrare il poeta vate, ma il profugo, lo sbandato, l’errante. In definitiva colui che a fatica cerca di riemergere dall’Inferno. Dai suoi inferni personali, che sono in definitiva anche i nostri, le affabulazioni di Angelo Floramo si intrecceranno con le letture di Massimo Somaglino e le glosse sapienti di Gianni Cianchi in una sorta di discanto la cui cifra è plurale, come la materia che viene cantata.

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