Il dono del Tengu

La leggenda vuole che i Tengu, creature mitologiche appartenenti alla più antica tradizione nipponica, fossero esseri di natura soprannaturale, dotati di sembianze umane ma con alcune caratteristiche tipiche dei rapaci.
Alcune fonti documentali, sostengono che il termine derivi dal cinese Tien Kou o Tiangou (traslitterazione Pinyin) che significa Cani celesti e che, in giapponese, viene reso con l’ideogramma Amatsukitsune (volpe del cielo). Sembra che con questa locuzione le antiche popolazioni che abitavano le zone montane intendessero designare la scia caudale delle meteore che, ai loro occhi appariva simile a quella delle volpi.

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Il dono del tengu è il primo libro di Alberto Esposito, edito da Raffaelli Editore nella Collana  Libero Arbitrio.

Ci troviamo in Giappone il giorno 25 aprile 1185 dopo Cristo.
Le famiglie più potenti del tempo sono all’ultima, decisiva battaglia. L’esito segnerà per sempre il futuro dell’intero paese. I Taìra, determinati e sicuri, hanno studiato i venti e le acque della Baia di Dan no Ura: il piano è perfetto, ma da secoli incombe una maledizione.
Il destino della stirpe dell’imperatore è nelle mani della principessa Najico, l’unica che possa difendere e spezzare le misteriose trame del demone. A lei è stato affidato il ventaglio, un semplice ventaglio rosso che in sé nasconde, però, un immenso potere, il solo in grado di sconfiggere l’armata dei Minamoto. E il Tengu lo sapeva.

 

Laura Poretti Rizman INTERVISTA  Alberto Esposito:

 

LPR: Buongiorno ad Alberto Esposito, al quale chiedo una breve illustrazione del suo percorso artistico.

AE: Doveva nascere nell’antica capitale: Nara; ma, come si tramanda presso gli anziani che abitano le pendici del monte Hiei, quel giorno, consacrato al dio del tempo che scorre inesorabile, qualcosa d’imprevisto accadde. Qualche tempo prima che Amaterasu, avvolgesse il mondo nel caldo abbraccio dei suoi colori, la cicogna sulla quale viaggiava il nostro, venne brutalmente dirottata. ” Se vuoi vivere”- le intimò una voce aspra e crudele – “Spingiti verso occidente. Poi a sud” -Avvenne così che un cucciolo d’uomo che doveva nascere con gli occhietti a mandorla si ritrovò ad ammarare in una piccola città dell’ Adriatico: Rimini. Negli anni dell’infanzia lo vediamo sgambettare sui dolci pendii dell’alta Val Marecchia. Quì, circondato da ridenti cittadine rurali e vetuste fortezze pregne di storia, acquisisce una buona competenza in materia di medicina ( mio padre era medico) e sviluppa un forte interesse per tutto ciò che sa di mistero e d’antico. Poi, relativamente tardi, viene afferrato da un’insana passione per la lettura, tanta lettura (accentra su di sè l’invidia dei topi delle biblioteche), divorando volumi e volumi di miti, leggende, religioni, storia antica, culture e filosofia orientali, arti marziali, fantascienza, favole, cinematografia, e chi più ne ha, più ne metta. Ah, dimenticavo, un’ altra delle sue insane passioni è quella per la ricerca della conoscenza (qualunque cosa questa parola voglia dire).Tra gli anni 70 ed 80 del secolo scorso, l’attrazione per la settima arte ma soprattutto per le colonne sonore lo porta a sperimentarsi/scontrarsi con l’universo della musica ed infine, negli anni ’90, incrocia le lame col giornalismo scientifico prima e con l’amministrazione pubblica poi.

E in tutto questo il percorso artistico?

In tutto questo, il percorso artistico, se di artistico si può parlare, nasce e si sviluppa attraverso un genere di creatività capace di amalgamare elementi, molto diversi tra loro che finiscono per confluire in un unico risultato. Risultato che di solito, finisce per diventare qualcosa di più della somma del singoli fattori che lo compongono.

LPR: Questo è il suo primo libro. Com’è sorto in lei il pensiero della pubblicazione?

AS: Beh, credo si sia trattato solo di un passo “naturale” per chi come me, è affetto dalla sindrome del comunicare. Tuttavia posso raccontarle, diciamo così, la sequenza delle idee che hanno portato alla nascita di quello che io chiamo il “progetto”. Dunque, anni fa (ma non dico quanti), stavo leggendo “Sabbia ed Onda”, una raccolta di aforismi di Kahlil Gibran (nella bella edizione curata dalla Guanda) quando, a pagina 105, mi sono imbattuto in quello che poi è diventato “pietra di scandalo”: “Il sale deve contenere qualcosa di insolitamente sacro. Infatti lo si trova nelle nostre lacrime e nell’acqua del mare“. Da qui è partito tutto! Le lacrime, l’acqua del mare, il sale, elementi oserei dire archetipali, continuavano a presentarsi con insistenza nella mia mente. Seguitavano a mostrarsi come un aggregato multiforme che, in qualche modo, doveva essere separato nei suoi singoli elementi pur mantenendo la sua omogeneità attraverso un trait d’union. Un filo d’Arianna, sì, ma che doveva assolutamente possedere dei tratti poetici. Gli esseri umani sanno perfettamente che le lacrime sono salate e che si piange perché si provano emozioni. Ma perché sono salate? Perché si provano emozioni? Forse, oltre al fatto che sono composti in essenza da una “soluzione di acqua di mare”, è anche perché possiedono in sé qualcosa di sacro; qualcosa di magico: un dono, appunto…

LPR: Il libro, il dono del Tengu, é ambientato in Giappone e fin dalla prima lettura si evince che lei è un profondo conoscitore di quella terra e della sua storia. Come mai questa passione?

AE: La ringrazio molto per il complimento ma, in effetti, credo sia in po’ eccessivo: sono un semplice “appassionato”! Ad ogni modo, si può dire che sia un interesse che viene da lontano. Nato per gradi. Ultimo anello di una catena fatta di fascino che, partendo dalla spiritualità del Tibet, con le sue inaccessibili cime innevate, gli antichi monasteri, le arcane pratiche magico – religiose del Bon e del Buddhismo, è arrivata fino all’essenziale, elegante raffinatezza della cultura Giapponese. Nel mio caso, l’ estremo oriente si è presentato come la quint’ essenza di tutto quanto sapeva di insolito, arcano, ancestrale, misterioso. Insomma, non poteva non solleticare il mio sense of wonder, il mio istinto per la ricerca.

LPR: Nel racconto molti paesaggi sono raccontati con dovizia. Ha visitato quei luoghi o si è affidato a luoghi a lei noti, adattandoli al racconto?

AE: Un po’ ed un po’, nel senso che la gran parte delle ambientazioni è basata su una rigorosa documentazione; qualcosa invece è stato creato ad hoc. Anche in questi pochi casi però la verosimiglianza della ricostruzione ha avuto un ruolo preponderante. Vede, uno dei messaggi che più mi premeva far giungere al lettore era questo: se mai ti troverai a visitare i luoghi che ho descritto nell’intreccio, ti metterò in grado di riconoscerli “dal vivo”. Così portai esclamare: “Ah, allora questo è il posto dove è avvenuta la battaglia di Dan no Ura. Vedi? Quello è il palazzo dell’imperatore Kammu. Lì in fondo, c’è il lago Surusawa quello che si trova vicino al bosco del Tengu…

LPR: Come mai è stato adottato uno stile di scrittura alquanto insolito nello stillare questo racconto?

AE: Mmm… bella domanda, molto stimolante! Inoltre, mi piace il suo uso del termine “insolito” perché è uno degli obiettivi ai quali tendevo. Di certo, posso dire che il “Dono” sia, a molteplici livelli, un esperimento. In primo luogo perché dovevo mettere alla prova me stesso: lei sa bene quanto differente sia lo scrivere per i giornali rispetto allo scrivere per la narrativa (per questo voglio ringraziare anche i miei “editor” Angela e Lucia che mi hanno aiutato non poco con i loro suggerimenti). In secondo luogo perché essendo il mondo dell’editoria nel pieno della rivoluzione informatico/multimediale diventava interessante, meglio, intrigante, pensare ad una stesura che includesse in sé anche i caratteri di queste nuove tendenze. La trama infatti è stata “strutturata” con modalità, connotazioni ed andamenti che la rendono molto simile ad un soggetto cinematografico.

LPR: Un libro che attraverso la guerra parla d’amore. Ci sono personaggi fantastici ed altri molto reali, è il suo modo di interpretare la vita oppure si è immerso pienamente nella fantasia?

AE: Il mio modo di interpretare la vita, dice? Sì credo che tra le altre cose ci sia anche quello. Tuttavia vorrei rivelarle un segreto: nel “Dono” non ci sono personaggi di fantasia. Molti di loro sono vissuti nel passato. Altri, esistono tutt’oggi. Anzi, se vogliamo, quelli che potremmo definire di fantasia sono forse i più concreti; cambia soltanto il loro involucro, la loro forma. Tutto nel libro è essenzialmente vero e se, come spesso accade, molte cose non si riescono a vedere, è perché abbiamo perso la nostra capacità di guardare il mondo nello stesso modo in cui lo guardano gli occhi pieni di stupore e meraviglia di un bambino.

LPR: Mi parli della divulgazione del suo libro. Lo troviamo in internet, ma anche in alcune librerie della sua città. Pensa di presentarlo anche in altre città italiane?

AE: Sì, per il momento lo si può trovare solo in internet e sul sito dell’editore Raffaelli di Rimini. Comunque stiamo vagliando una serie di ipotesi ed iniziative per presentarlo anche in altre città. Sarebbe splendido se, nel tempo più breve possibile, potessimo proporlo anche a Trieste.

 

LPR: Complimentandomi per il suo lavoro, la chiedo se sta già lavorando ad un prossimo libro o se pensa ad un proseguimento di questo racconto.

AE: La ringrazio infinitamente! Mi fa molto piacere che abbia trovato il “Dono” una lettura gradevole e devo dire che riscontri come questo stimolano gli autori a proseguire con maggiore slancio nel proprio lavoro. In effetti qualche idea per la trama del prossimo libro l’ho già in mente anche se, in questo momento, il progetto del “Dono” richiede ancora grande attenzione. Stiamo pensando infatti alla creazione di un blog, alla pubblicazione in formato elettronico ed alla realizzazione di un audio – libro. Non so dirle però se in futuro ci sarà un sequel di questo racconto anche perché il Tengu è figlio unico. Tuttavia tra le pagine del libro fa capolino un personaggio che potrebbe costituire un ottimo fil – rouge per la creazione di altri racconti. Staremo a vedere…

intervista©Laura Poretti Rizman

 

 

Sito Web

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http://www.raffaellieditore.com/il_dono_…

 

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