Il Mito dell’Arte Africana nel ‘900. Da Picasso a Man Ray, da Calder a Basquiat e Matisse 🗓

“Il Mito dell’Arte Africana nel ‘900.
Da Picasso a Man Ray, da Calder a Basquiat e Matisse”

Scoprire le influenze africane nell’arte moderna e contemporanea
A Trieste, Magazzino 26 (Sala Carlo Sbisà)
Tra le opere più recenti la scultura in bronzo dipinto dell’artista Rabarama

Immergersi nell’arte africana per scoprire le sue influenze nell’arte moderna e contemporanea: lo propone la mostra “Il Mito dell’Arte Africana nel ‘900. Da Picasso a Man Ray, da Calder a Basquiat e Matisse”, curata da Vincenzo Sanfo, Anna Alberghina e Bruno Albertino, a Trieste al Magazzino 26 (Sala Carlo Sbisà), aperta al pubblico, da martedì a venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 18.00, sabato, domenica e festivi, dalle ore 10.00 alle ore 20.00.
La mostra  propone circa 100 opere d’arte africana (di 100 / 120 anni di vita) e quasi 50 opere d’arte del Novecento, nelle quali si coglie perfettamente l’aspetto immortale del mito africano, con una vasta sezione dedicata a Picasso con disegni, litografie, e ceramiche. Si continua con le opere di Matisse, Calder, Gauguin, Man Ray, fino ad arrivare ai più contemporanei Mimmo Paladino, Basquiat e Xu de Qi.
Tra le opere più recenti, la scultura in bronzo dipinto dell’artista Rabarama, aka Paola Epifani, nata a Roma nel 1969, figlia d’arte, nota per le sue sculture (e dipinti) raffiguranti uomini, donne o creature ibride, dalla pelle sempre decorata con simboli, lettere geroglifici e altre figure in una varietà di forme.
“Il Mito dell’Arte Africana nel ‘900. Da Picasso a Man Ray, da Calder a Basquiat e Matisse” è prodotta da Navigare in co-produzione con Diffusione e Cultura e promossa dal Comune di Trieste con il supporto di Trieste Convention and Visitors Bureau e PromoTurismoFVG.

In foto, Rabarama all’inaugurazione della mostra a Trieste insieme al curatore Vincenzo Sanfo (foto di Fabrizio Ruzzier)

 

“Il Mito dell’Arte Africana nel ‘900.
Da Picasso a Man Ray, da Calder a Basquiat e Matisse”

Inaugurata la mostra a Trieste alla presenza dei curatori
Vincenzo Sanfo, Anna Alberghina e Bruno Albertino

Inaugurata a Trieste la mostra “Il Mito dell’Arte Africana nel ‘900. Da Picasso a Man Ray, da Calder a Basquiat e Matisse”, presenti i curatori Vincenzo Sanfo, Anna Alberghina e Bruno Albertino, allestita in Porto Vecchio, nel grande attrattore culturale del Magazzino 26 (Sala Carlo Sbisà). Prodotta da Navigare in co-produzione con Diffusione e Cultura e promossa dal Comune di Trieste con il supporto di Trieste Convention and Visitors Bureau e PromoTurismoFVG, l’esposizione sarà aperta al pubblico dal 25 marzo al fino al 30 luglio, da martedì a venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 18.00, sabato, domenica e festivi, dalle ore 10.00 alle ore 20.00.

“Il Comune di Trieste ha accolto con entusiasmo la proposta di allestire in uno dei più grandi magazzini portuali d’Europa la mostra sull’Arte africana e sul suo influsso sui grandi artisti del Novecento” – ha affermato l’Assessore alle Politiche della Cultura e del Turismo Giorgio Rossi, presente il Consigliere dell’Ambasciata del Congo Grégoire Kandza che ha definito la mostra “un momento di gioia”. “Artisti che hanno segnato una rivoluzione culturale come quella che oggi sta rinnovando questa straordinaria parte di Trieste: una nuova Città della Cultura e della Scienza, in un’area del Vecchio Porto Franco, nella quale il grande attrattore culturale del Magazzino 26 sta già offrendo 50.000 mq di spazi espositivi, e su cui stanno investendo le istituzioni e i portatori di interessi economici”.

“Partendo dalle esperienze picassiane” – ha sottolineato Vincenzo Sanfo, presenti anche gli artisti Marco Nereo Rotelli e Rabarama  – “questa mostra ci porta sino ai giorni nostri attraversando percorsi che hanno in comune una visione dell’arte che trae dall’essenzialità delle forme africane ispirazione, generando i papier-decoupe matissiani, le decorazioni tribali di Keith Haring, le surreali visioni di Man Ray, le gioiose figure di Calder accostate alla furia costruttiva di Basquiat. Cosi come le irriverenti maschere di Enrico Baj, le luminose visioni di Marco Lodola e le incursioni di Marco Nereo Rotelli, accompagnate dalla cancellazione picassiana del cinese XuDeqi. Un percorso” – ha concluso Sanfo – “quello pensato per questa mostra, essenziale ma esaustivo di quanto l’arte africana abbia contribuito e continui a contribuire all’evoluzione dell’arte occidentale”.

” L’ammirazione degli artisti moderni per le sculture tribali negli anni dal 1907 al 1914” – afferma il curatore Bruno Albertino, sottolineando la volontà di ricreare in mostra l’atmosfera parigina dell’epoca –“è documentata da fotografie degli interni degli studi, dagli scritti e, naturalmente, dalle loro stesse opere. Picasso, Matisse, Brancusi, Braque apprezzavano dell’arte tribale sia la finezza estetica che la sua essenzialità altamente stilizzata. Anche e soprattutto grazie a questi artisti, la scultura tradizionale è diventata importante ed è stata esposta nei più prestigiosi musei del mondo come il Pavillon des Sessions del Louvre di Parigi”.

“Nella realtà africana” – ha aggiungiunto Anna Alberghina ricordando il valore fondamentale di tutto il Continente africano –“linguaggio estetico, pensiero religioso e struttura sociale sono legati in un’unità inscindibile che è l’elemento caratterizzante la cultura tribale. Se vogliamo comprendere l’Arte africana, dobbiamo, innanzitutto, svuotare la mente della nostra consolidata visione del mondo per la quale il metodo scientifico è l’unico strumento di conoscenza e la realtà fisica l’unica certezza. Nelle società africane tradizionali, al contrario, l’anima è una certezza tanto che tutto ha un’anima. Maschere, feticci, figure di maternità e di antenati popolano il complesso mondo religioso africano, mai creati con una semplice finalità estetica ma per consolidare il legame tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti”.

Il percorso espositivo si apre con l’esposizione di circa 100 opere d’arte africana di 100 / 120 anni di vita, tra sculture, maschere e oggetti in gran parte campionati per valutarne l’età attraverso spettroscopia a raggi infrarossi, eseguita sulla Collezione dei curatori Bruno Albertino e Anna Alberghina dal Museo di Arte e Scienza di Milano. Nove le tematiche: Fertilità e maternità, Bamboline di fertilità, Il culto dei gemelli, Le maschere, Gli antenati, Figure magiche, Arte funeraria, I poggiatesta, Gli oggetti d’uso.

Le sculture appartengono integralmente alla Collezione dei curatori Bruno Albertino e Anna Alberghina e sono il frutto di oltre 30 anni di viaggi, collezionismo e studio della materia. Le diverse tematiche sono introdotte da foto evocative della cultura dei popoli africani, scattate da Anna Alberghina proprio in quei luoghi, utili a far entrare il visitatore nella vita dei popoli africani. Sono inoltre proposti dei video, girati dai curatori stessi, che riguardano riti e costumi di alcune popolazioni: danze, cerimonie, riti magici e anche vita quotidiana.

La seconda parte è dedicata all’esposizione di circa 50 opere d’arte del Novecento, nelle quali si coglie perfettamente l’aspetto immortale del mito africano, con una vasta sezione dedicata a Picasso con disegni, litografie, e ceramiche. Si continua con le opere di Matisse, Calder, Gauguin, Man Ray, fino ad arrivare ai più contemporanei Mimmo Paladino, Basquiat e Xu de Qi.

“Il Mito dell’Arte Africana nel ‘900.
Da Picasso a Man Ray, da Calder a Basquiat e Matisse”

foto ©Navigare “Il Mito dell’Arte Africana nel ‘900. Da Picasso a Man Ray, da Calder a Basquiat e Matisse” Pablo Picasso, Portrait, Litografia, immagine fornita da Zar

In mostra 50 opere d’arte europea e oltre 100 opere plastiche e scultoree
dell’Africa sub-sahariana selezionate dai
curatori Vincenzo Sanfo, Anna Alberghina e Bruno Albertino

A TRIESTE DAL 25 MARZO AL 30 LUGLIO 2023

Immergersi nell’arte africana e poi coglierne l’essenza nei capolavori creati dagli artisti del Novecento: è il concept della mostra “Il Mito dell’Arte Africana nel ‘900. Da Picasso a Man Ray, da Calder a Basquiat e Matisse” reso tangibile nell’esposizione a Trieste di 50 opere d’arte europea e oltre 100 opere plastiche e scultoree dell’Africa sub-sahariana, selezionate dai curatori Vincenzo Sanfo, Anna Alberghina e Bruno Albertino.

In programma dal 25 marzo al 30 luglio 2023 nella Sala Carlo Sbisà del Magazzino 26 del Porto Vecchio di Trieste,  “Il Mito dell’Arte Africana nel ‘900” è prodotta da Navigare in co-produzione con Diffusione e Cultura e promossa dal Comune di Trieste con il supporto di Trieste Convention and Visitors Bureau e PromoTurismoFVG.

“Partendo dalle esperienze picassiane” – afferma il curatore Vincenzo Sanfo – “questa mostra ci porta sino ai giorni nostri attraversando percorsi che hanno in comune una visione dell’arte che trae dall’essenzialità delle forme africane ispirazione, generando i papier-decoupe matissiani, le decorazioni tribali di Keith Haring, le surreali visioni di Man Ray, le gioiose figure di Calder accostate alla furia costruttiva di Basquiat. Cosi come le irriverenti maschere di Enrico Baj, le luminose visioni di Marco Lodola e le incursioni di Marco Nereo Rotelli, accompagnate dalla cancellazione picassiana del cinese Xu Deqi. Un percorso” – conclude Sanfo – “quello pensato per questa mostra, essenziale ma esaustivo di quanto l’arte africana abbia contribuito e continui a contribuire all’evoluzione dell’arte occidentale”.


IL PERCORSO ESPOSITIVO

Il percorso espositivo si apre con l’esposizione di circa 100 opere d’arte africana tra sculture, maschere e oggetti, suddivise in nove tematiche: Fertilità e maternità, Bamboline di fertilità, Il culto dei gemelli, Le maschere, Gli antenati, Figure magiche, Arte funeraria, I poggiatesta, Gli oggetti d’uso.

Le sculture appartengono integralmente alla Collezione dei curatori Bruno Albertino e Anna Alberghina e sono il frutto di oltre 30 anni di viaggi, collezionismo e studio della materia. Le diverse tematiche sono introdotte da foto retroilluminate, evocative della cultura dei popoli africani, scattate da Anna Alberghina proprio in quei luoghi, utili a far entrare il visitatore nella vita dei popoli africani. Sono inoltre proposti dei video, girati dai curatori stessi, che riguardano riti e costumi di alcune popolazioni: danze, cerimonie, riti magici e anche vita quotidiana.

La seconda parte è dedicata all’esposizione di circa 50 opere d’arte del Novecento, nelle quali si coglie perfettamente l’aspetto immortale del mito africano, con una vasta sezione dedicata a Picasso con disegni, litografie, e ceramiche. Poi si continua con le opere di Matisse, Calder, Gauguin, Man Ray, fino ad arrivare ai più contemporanei Mimmo Paladino, Basquiat e Xu de Qi.


LA PERCEZIONE DELL’ARTE AFRICANA

L’interesse per l’arte africana nasce ufficialmente nel 1906, quando Henri Matisse e altri artisti iniziano a collezionare opere africane e a utilizzare quegli stilemi nella loro arte. In quel periodo Parigi diventa il centro del mercato dell’arte africana e i grandi galleristi, come Paul Guillaume, Charles Ratton e Joseph Brummer contribuiscono a promuoverla e ad accrescere la sua popolarità. Gli artisti delle Avanguardie parigine intraprendono un percorso di ricerca, che in alcuni casi da origine a rivoluzionarie correnti artistiche, prima fra tutte il Cubismo. Picasso, il suo fondatore, realizza Les demoiselles d’Avignon (1907), non solo manifesto del movimento cubista, ma opera che presenta, tra le altre, delle figure femminili con volti perfettamente assimilabili alle maschere africane.
L’arte africana affascina, seduce e avvicina gli artisti moderni e contemporanei anche a un senso di spiritualità e di misticismo, come si evince in molte altre opere d’arte, create a partire dal Novecento fino ai giorni nostri.

PROMOZIONE
Grazie all’imposta di soggiorno è attiva una promozione per la quale chi soggiorna almeno una notte in città, prenotando direttamente presso le strutture ricettive aderenti alla promozione, riceverà in regalo il biglietto per la mostra. Tutte le info su: www.discover-trieste.it

ORARI
Dal martedì al venerdì: dalle ore 10.00 alle ore 18.00
Sabato, domenica e festivi: dalle ore 10.00 alle ore 20.00
Ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura
Chiuso il lunedì

DURATA INDICATIVA VISITA 1:15 h – CAPIENZA 90 persone

INGRESSO
Intero: 13,00€ – Weekend e festivi
Intero: 11,00€ – Feriali
Biglietto ridotto (acquistabile esclusivamente in biglietteria): 9,00€
Tutti i giorni -Under 14, over 65, giornalisti, convenzioni, universitari, disabili e accompagnatori
Ridotto scuole: 4,00€
Ridotto gruppi oltre 10 pax: 7,00€
Biglietto Open: 15,00€ – Ingresso salta la fila + poster in tiratura limitata
Gratuito: Bambini fino ai 6 anni

INFO E BIGLIETTERIA
Magazzino 26: (+39) 351 355 8588

INFO E PRENOTAZIONI VISITE GUIDATE, SCUOLE E GRUPPI
(+39) 351 840 3634 – (+39) 333 609 5192
prenotazioni@navigaresrl.com
I moduli di prenotazione per scuole e gruppi sono scaricabili sul sito ufficiale
https://www.navigaresrl.com/mostra/il-mito-dellarte-africana-del-900/

VENDITA BIGLIETTI
I biglietti possono essere acquistati direttamente alla biglietteria della mostra oppure online su ticketone.it
I biglietti ridotti non sono acquistabili online.

SITO UFFICIALE MOSTRA
www.navigaresrl.com

from to
Scheduled Arte e spettacolo Trieste

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.