Accoglie gli ospiti all’ingresso della sala principale del Teatro Miela di Trieste come si conviene ad un perfetto padrone di casa: Moni Ovadia è infatti uno dei frequentatori più assidui di quel luogo sin dai giorni della sua rinascita come attuale struttura teatrale. Sul palcoscenico un meraviglioso pianoforte a coda della Steinway & Sons attende Alessandro Nidi per essere magistralmente suonato. Lo spettacolo infatti è nato dalla collaborazione di questi due grandi artisti per omaggiare Enzo Jannacci, uomo dotto e intelligente ma anche molto sensibile che, nonostante la sua cultura e la sua agiatezza sociale, nella sua carriera ha scelto di narrare la vita della povera gente nella lingua del luogo, il dialetto milanese.
Lo spettacolo inizia con la canzone più famosa di Enzo Jannacci: Vengo anch’io, no tu no, e si spera davvero in un mondo migliore, ma alla fine si scopre sempre che c’è qualcuno pronto a tagliarti la mano.
La presentazione di Moni Ovadia nei confronti del maestro Alessandro Dini riporta questa frase: “Quest’uomo, più che un suono è una leggenda” e il pubblico così imparerà a conoscerlo e a scoprire la sua bravura infinita.
Ironizzando Moni Ovadia illustra il repertorio dello spettacolo che è basato sul classico vivere milanese, infatti inizia appunto con una poesia in siciliano. Lo sdegno di Moni verte nei confronti del dissacramento della lingua italiana a favore di anglicismi che lo ripugnano. La lingua italiana è stata considerata negli anni la purezza della cultura a scapito dell’importanza dei dialetti, che pian piano, sono stati dimenticati.
Lo spettacolo prende spunto dal lavoro di Jannacci per puntare diritto al lancio di messaggi che Moni vuole mandare: si parlerà di debito, di dignità e di nuovi piccoli sogni. Ci saranno racconti di vita della sua infanzia e del suo nascere in Bulgaria ma anche del suo arrivare in una Milanopopolare, gaglioffa e beffarda.
Attraverso le canzone di Jannacci si considererà la perdita del valore dell’amicizia ma soprattutto si ascolterà la poesia, canzone dopo canzone, come fossero bei fiori.
Non potrà mancare un accento sulla grande guerra, sulla resistenza al fascismo, sul dolore e sullo strazio delle lettere dei soldati, sui sentimenti dei partigiani, ma anche sulla nobiltà di gesta e di dichiarazioni come quella di voler morire per non essere adatto al tempo nel quale si vive.
Sei minuti all’alba, ed è già attesa per il prossimo suo lavoro.
Grazie anche stavolta, Moni.
Laura Poretti Rizman
Moni Ovadia-foto fornita dal Teatro Stabile del FVG
“Mercoledì 27 aprile Moni Ovadia va in scena al Teatro Miela ospite del cartellone altripercorsi del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, con il suo nuovo spettacolo dedicato ad Enzo Jannacci. Lo accompagna in scena e nelle tante canzoni del cantautore milanese il pianista Alessandro Nidi. Repliche dino a venerdì 29 aprile sempre alle ore 21”.
Moni Ovadia ritorna ad essere protagonista nella stagione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia: è infatti ospite al Teatro Miela per il cartellone altripercorsi a partire da mercoledì 27 aprile con uno spettacolo del tutto particolare, ispirato ad Enzo Jannacci.
«Il suo talento di musicista si esprimeva al meglio nel jazz come nel rock, ma la fonte più intima della sua prodigiosa ispirazione era l’humus poetico-culturale delle periferie urbane e specificamente quelle della sua Milano (…) Tutta questa sapienza confluiva nella sua inimitabile voce sguaiata e sul crinale precario della sua intonazione che dava vita ad un capolavoro espressivo e stilistico. Jannacci è stato un caposcuola e il caposcuola di se stesso. Con lui se ne va la Milano più struggente e necessaria. Sarà difficile andare avanti» Così scriveva Moni Ovadia nell’aprile 2013, ricordando Enzo Jannacci appena scomparso. Parole piene di ammirazione e nostalgia: sentimenti che venano lo spettacolo che ora gli dedica, Il nostro Enzo – ricordando Jannacci.
Si tratta di un recital di parole e canzoni che vede sul palcoscenico Moni Ovadia accompagnato al pianoforte dal Maestro Alessandro Nidi, compositore, direttore d’orchestra e pianista dal raffinato talento.
L’artista, ripercorrendo la parabola di Jannacci e punteggiandola con le sue più amate canzoni, tratteggia il profilo di questo singolare cantautore e cabarettista – ma anche cardiochirurgo – e al contempo presenta un affresco di ciò che è stata Milano dagli anni Cinquanta in poi. Una metropoli industriale in pieno sviluppo, meta di lavoratori e sognatori che la raggiungevano da ogni periferia: la “capitale morale” brillante di successi, ma – nell’ombra – anche una città dalle pieghe meno felici, abitate dalla povera gente, dagli esclusi… Era questo il milieu da cui Jannacci traeva ispirazione, a cui dava voce in quelle sue canzoni che oggi sono diventate dei classici. Raccontava la Milano sfavillante e quella nascosta, collaborando con artisti della statura di Dario Fo e Giorgio Gaber, attraversando il jazz e il rock, regalando intuizioni a Renato Pozzetto, Diego Abatantuono, Massimo Boldi…
Moni Ovadia ci guida in quest’itinerario armato della sua acutezza e della versatilità che connota la sua vena espressiva. Un talento che il pubblico dello Stabile regionale conosce e apprezza, dopo averlo applaudito in titoli di produzione – ricordiamo nel 1998 Trieste, ebrei e dintorni – e nei suoi frequenti ritorni al Politeama Rossetti, il più recente la scorsa stagione, con il toccante Doppio Fronte – Oratorio per la Grande Guerra. Tutti spettacoli che – come quest’ultimo omaggio a Enzo Jannacci – hanno una notevole dimensione musicale.
In effetti, la musica e la versatilità sono per Moni Ovadia gli strumenti di quel “vagabondaggio culturale e reale” da cui sgorga la sua vasta produzione teatrale, discografica e narrativa: un “vagabondaggio” proprio del popolo ebraico, di cui egli si sente figlio e rappresentante, e di cui è portatore della memoria fra tradizione e futuro.
Con lo stesso sguardo curioso e attento, si volge ora a Jannacci ritraendo l’artista e l’uomo, ricordando il suo atteggiamento stralunato alla Buster Keaton e sorridendo del suo buffo modo di reggere la chitarra… E sfiorando le note di El purtava i scarp del tennis, Faceva il palo, L’Armando, T’ho cumprà i calzett de seda, Vincenzina e la fabbrica e l’immancabile Vengo anch’io no tu no evoca un pezzo della nostra storia.
Il nostro Enzo – ricordando Jannacci di e con Moni Ovadia e con al pianoforte Alessandro Nidi, è prodotto da Promo Music.
Lo spettacolo va in scena al Teatro Miela, per il cartellone altripercorsi del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia da mercoledì 27 a venerdì 29 aprile, sempre alle ore 21.
I biglietti ancora disponibili si possono acquistare presso tutti i punti vendita dello Stabile regionale, ed i consueti circuiti e accedendo attraverso il sito www.ilrossetti.it all’acquisto on line. La biglietteria del Teatro Miela è a disposizione del pubblico a partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo. Ulteriori informazioni al tel 040-3593511.
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