Il registro dei peccati

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Dio e l’uomo sono come due bambini che giocano a nascondino, solo che hanno dimenticato cosa stanno facendo.

Proverbio hassidico

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Noi questa sera faremo un viaggio lontanissimo da noi e tutto questo sarà molto più importante di quello che noi possiamo immaginare.

Penso di avere di fronte un pubblico cattolico, nella maggioranza, e anche se mi definisco ateo, la mia provenienza è quella della cultura ebrea, dalla quale provengo.

Inizia così il suo spettacolo Moni Ovadia, attraverso un racconto di quello che è la sua origine, e quello che è stata la sua vita, attraverso le sue scoperte. A posteriori si può dire che tutto il suo spettacolo sia un omaggio a persone che lui ha conosciuto e che ha ammirato: il primo che ricorda è l’amico teologo conosciuto al polo culturale della sinagoga di New York nel suo ultimo viaggio, che lo ha attraversato illuminandolo, con l’affermazione “Noi siamo esseri spirituali calati in una condizione materiale“.  Elenca un sacco di grandi nomi quali Ghandi, madre Teresa di Calcutta, Freud, Kafka e un sacco di altre persone legate in qualche modo, secondo Ovadia, al mondo Hassidico. Marc Chagall, per esempio,  con  i suoi rabbini volanti e violini viola, ha intuito come i più grandi rabbini hassidici, i colori dell’interiorità. Perfino ad Holliwood è arrivato l’hassidismo attraverso l’arte della comicità: in realtà secondo Ovadia tutta la comicità americana trae origine dall’hassidismo e sfocia non da ultimo, proprio nel David Letterman Show che ne è esempio palpabile e visivo a tutt’oggi. Ovadia afferma dunque che la spiritualità hassidica ha impreniato tutta la  nostra attualità. Continua con una forte affermazione, ovvero che il Giubileo è un’invenzione ebraica, così come molti insegnamenti di Gesù sono tratti direttamente dalla Bibbia, essendo lui nato ebreo e, anche secondo la religione cattolica, chi è ebreo lo è per sempre.

Ricorda un principio fondamentale riportato nella Bibbia, ovvero che l’unica cosa richiesta agli uomini da Dio è la giustizia sociale.

Ad un rabbino per esser tale, vengono richieste tre caratteristiche: deve essere narratore, cantore e umorista.

Il canto è una dotazione originaria di ogni essere umano, secondo Ovadia, e per raccontarlo meglio porta l’esempio di un grande sculture che ha saputo trarre dalla pietra un suono. Pinuccio Sciola suona le pietre a San Sperate, in provincia di Cagliari, stupendo non poche persone. Lui crede nella musica e nell’ elasticità della pietra, e il luogo dove vive, soprattutto il suo giardino dove sono posizionate le sue arpe di pietra,  è divenuto quasi un luogo di culto che ci permette di relazionarci con l’universo.

L’Universo dunque aveva voce prima dell’uomo perchè è una dotazione primaria dell’Universo stesso. Il percorso del canto della vita si esprime nella crescita e sgorga spontaneamente per chi è attento nell’ascolto. E nel raccontare del canto ci presenta un personaggio ai più sconosciuta, una suora libanese che canta solo per promuovere la pace nel mondo. Una donna bellissima ed eccezionale che oltre ad aver intrapreso numerosi studi in matematica e fisica, ha studiato musicologia alla Sorbona, ha fondato l’Instituit International du Chant Sacré a Parigi, che promuove la ricerca di antichi canti sacri. Ha anche scritto diversi libri e  insieme ad un gruppo di musicisti incanta il mondo con le sue interpretazioni mistiche di canti liturgici. Una suora cattolica che è divenuta una star grazie al canto bizantino ma soprattutto è una donna di pace, che canta soltanto per questo scopo.

Uno spettacolo che si conclude trattando l’ultimo argomento, quello dell’umorismo ebraico. L’umorismo illumina la stuipidità del mondo, se poi produce anche ilarità è un qualcosa in aggiunta. L’umorismo ebraico con l’utilizzo del paradosso, svela un’ulteriore possibilità, inoltre permette al savio di non gravare di peso l’errore altrui giudicandolo, ma ridendone ne solleva lo spirito

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©Laura Poretti Rizman

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ph Elisa Savi fornita da Il Rossetti
ph Elisa Savi fornita da Il Rossetti

“Moni Ovadia ritorna protagonista nella stagione del Teatro Stabile regionale con Il registro dei peccati, una rapsodia lieve per racconti, melopee, narrazioni e storielle. Il recital-reading da lui ideato pone al proprio centro il mondo khassidico, raccontato con poesia e umorismo. Lo spettacolo va in scena al Teatro Miela – terzo momento della sinergia fra Bonawentura/Teatro Miela e Stabile regionale – da mercoledì 29 gennaio a domenica 2 febbraio 2014 per il cartellone altripercorsi”.

Una sedia, un leggio, suggestive atmosfere di luce… non serve di più al grande Moni Ovadia  per costruire a teatro una serata emozionate, raffinata, ricca di pensiero. È quanto troveremo sul palcoscenico del Teatro Miela dal 29 gennaio al 2 febbraio, in occasione de Il registro dei peccati, spettacolo scritto e interpretato da Ovadia.

Il registro dei peccati di e con Moni Ovadia rappresenta il terzo appuntamento realizzato in virtù della collaborazione avviata a inizio stagione fra Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e Bonawentura/Teatro Miela.

Profondamente colto, eclettico, maestro di umorismo ebraico, Ovadia è un artista difficile da catalogare: giunge al teatro da una laurea in scienze politiche e dopo essersi impegnato come ricercatore e interprete di musica etnica e popolare. Sul palcoscenico inizia collaborando con artisti della scena internazionale come Bolek Polivka, Tadeusz Kantor, Franco Parenti, e poi, via via proponendosi come ideatore, regista, attore e capocomico di un “teatro musicale” assolutamente peculiare.

Filo conduttore dei suoi spettacoli è la tradizione composita e sfaccettata, il “vagabondaggio culturale e reale” del popolo ebraico di cui egli si sente figlio e rappresentante, un’immersione continua in lingue e suoni diversi. Ed in questa veste il pubblico dello Stabile regionale lo ha conosciuto nel 1994 in Oylem Goylem e apprezzato in modo crescente ogni volta che è ritornato a Trieste (questo spettacolo sarà il nono inserito nelle stagioni dello Stabile).

Il registro dei peccati si definisce come una rapsodia lieve per racconti, melopee, narrazioni e storielle. Un recital-reading al centro del quale Ovadia pone il mondo khassidico: un mondo dall’anima ricchissima e preziosa che ha abitato l’Europa fin dai primi decenni del Settecento, quando – in pieno regime zarista, in Polonia – il movimento fu fondato da Israel Ben Eliezer (meglio conosciuto come Baal Shem Tov) e portò nell’Ebraismo una sorta di rivoluzione.

È a conoscere questo mondo – lo stesso che Marc Chagall trasfigurava nella poetica armonia dei suoi quadri – che Moni Ovadia ci accompagna, sottolineandone l’autenticità. Fu un universo – spiega – di esseri umani troppo umani, e per questo inadatti a un pianeta posseduto dai demoni della violenza, del razzismo, del delirio nazionalista. E fu un mondo dalla potente spiritualità…

Il mondo khassidico era germinato su un crocevia dove il pensiero spirituale più estremo e abissale si coniugava alla semplicità profonda di una pietas irrinunciabile per la più insignificante delle manifestazioni dell’esistente. Il khassidismo è l’espressione e la celebrazione della fragilità umana e della sua bellezza e in tale celebrazione c’è il riconoscimento del divino con cui s’instaura un rapporto del tutto originale, che passa attraverso la preghiera, lo studio, ma anche il canto, la danza, la narrazione aneddotica e addirittura l’umorismo. Una cifra inconsueta eppure profondamente radicata nel sentire e nell’anima ebraiche.
È questo il paesaggio umano e spirituale che Moni Ovadia tratteggia in uno spettacolo piacevole e sapiente che riflette quella stessa espressività: quegli irraggiungibili colori dell’anima, quel canto, quegli aneddoti, quei witz. Ecco allora che Il registro dei peccati ci ammaestra e arricchisce attraverso il riverbero di un universo che la brutalità e l’odio hanno voluto estirpare, ma che continua a “dare”, generosamente, anche attraverso la sua assenza.

Il registro dei peccati scritto e interpretato da Moni Ovadia, prodotto da Promo Music, va in scena al Teatro Miela inserito nell’abbonamento altripercorsi dello Stabile regionale da mercoledì 29 gennaio a sabato 1 febbraio 2014 alle ore 21, mentre domenica 2 febbraio è prevista una pomeridiana alle ore 17.00.

I biglietti per gli spettacoli sono in vendita presso i consueti punti vendita del Teatro Stabile regionale, attraverso il sito www.ilrossetti.it e allo e allo 040-3593511, e saranno in vendita a partire da un’ora prima dello spettacolo presso la Biglietteria del Teatro Miela.

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