“Perché dovrei andare a scuola?”
“Per imparare tante belle cosine“.
“Che tipo di cosine?” si informò Pippi.
“Tutto ciò che è possibile imparare” spiegò il poliziotto: “una enorme quantità di nozioni utili, come la tavola pitagorica, per esempio”.
“Me la sono cavata perfettamente per ben nove anni, anche senza bisogno della tavola piragotica” disse Pippi; “e posso continuare nello stesso modo”.
“Sarà, ma immagina quanto ti peserà la tua ignoranza: pensa se, quando sarai grande, qualcuno ti chiederà qual è la capitale del Portogallo e tu non saprai rispondere!”
“Certo che saprò” esclamò Pippi. “C’è un’unica risposta per un tipo simile: se proprio muori dalla voglia di sapere come si chiama la capitale del Portogallo, per amor di Dio, scrivi subito in Portogallo, e te lo sapranno dire”.
“Ma non pensi che ti sentiresti un po’ mortificata, a non saperglielo dire tu stessa?”
“Può darsi” disse Pippi. “Può darsi che mi capiti di rimanere sveglia fino a tarda notte a furia di chiedermi: ma come diavolo può chiamarsi la capitale del Portogallo? Del resto, ognuno ha le sue preoccupazioni” concluse, e si mise a camminare avanti e indietro sulle mani.
“Del resto, sono stata a Lisbona col mio papà” aggiunse, continuando a spostarsi con la testa in giù e le gambe in su, perché, tanto, riusciva benissimo a discutere anche così.
Pippi Calzelunghe, Astrid Lindgren
Per chi non avesse già visitato la mostra “Io non scendo” al Magazzino delle Idee di Trieste, c’è ancora tempo fino al 25 agosto 2024, ma sabato 22 giugno e domenica 23 giugno per la mostra promossa da ERPAC FVG, sono state proposte quattro visite guidate tenute dalla curatrice della mostra Laura Leonelli che hanno donato ai visitatori la possibilità di immergersi nel lavoro di costruzione artistica.
Laura Leonelli ha raccolto per otto anni, immagini fotografiche di donne sconosciute ritratte sugli alberi.
Ma perchè proprio questa raccolta?
Si potrebbe parlare di amore per la fotografia ma anche per il mistero ed il fascino che l’ignoto racconta.
Le immagini ci trasportano in un mondo che oramai non esiste più, in un passato di storie da immaginare e da raccontare ma anche in un mondo di cultura fotografica e storia dell’arte.
Nella scelta del tema che Laura Leonelli ha deciso di intraprendere per questo progetto c’è molto di più però, ovvero un racconto di ricerca di conoscenza, di elevazione, di eguaglianza. Un racconto che proviene da un esercito di fotografie minuscole, nelle quali lo spettatore deve immergersi con dovizia e volontà, e nelle quali sicuramente ritroverà la innata voglia di riscossione delle sue ave.
Una mostra che non espone immagini di persone famose, ma riserva uno spazio per la citazione di alcune tra le moltitudini di donne, che hanno lottato e creato una risalita sugli alberi della società.
Da non perdere.
Laura Poretti Rizman
“Io non scendo” al Magazzino delle Idee di Trieste fino al 25 agosto. Visite guidate gratuite nel weekend tenute dalla curatrice della mostra Laura Leonelli. E il catalogo della mostra è l’unico testo italiano entrato nella finale de Les Prix du Livre ai Rencontres de la Photographie di Arles nella categoria LE PRIX PHOTO-TEXTE.
Prosegue fino al 25 agosto al Magazzino delle Idee di Trieste la mostra “Io non scendo. Storie di donne che salgono sugli alberi e guardano lontano”, promossa da ERPAC FVG e curata da Laura Leonelli, giornalista e collezionista di fotografie anonime: raccoglie più di 200 ritratti di donne sugli alberi, fotografie anonime, dalla fine dell’Ottocento agli anni ’70 del Novecento, provenienti da tanti Paesi del mondo. Sono volti sconosciuti che si intrecciano alla voce di donne importanti, come Louisa May Alcott, Simone de Beauvoir, Voltairine de Cleyre, Astrid Lindgren, Beah E. Richards, Angela Carter, Bianca Di Beaco, Tiziana Weiss. Questo fine settimana la curatrice, autrice anche del catalogo della mostra, propone una serie di visite guidate: venerdì 12 luglio alle ore 16 e sabato 13 e domenica 14 luglio alle 11 e alle 16. E si ripeterà ad agosto: venerdì 23 agosto alle 16, sabato 24 agosto 11 e alle 16, domenica 25 agosto alle 11 e alle 16, con guida gratuita (previa prenotazione a info@magazzinodelleidee.it oppure 040 377 47 83) e pagamento del solo biglietto di ingresso.
Nel frattempo il libro-catalogo “Io non scendo”, edito da Postcart edizioni (www.postcart.com) e da cui è nata la mostra – un volumetto di piccole dimensioni che raccoglie un centinaio di scatti anonimi di donne sugli alberi che s’intrecciano con i testi scritti da Leonelli e dedicati a donne celebri che hanno osato “disubbidire e salire sull’albero della consapevolezza e della propria realizzazione” – è entrato, unico volume italiano, nella finale de Les Prix du Livre ai Recontres de la Photographie di Arles, uno dei principali premi alla creatività dell’editoria fotografica. E’ stato selezionato nella categoria LE PRIX PHOTO-TEXTE, premio che va al miglior libro in cui fotografie e parole contribuiscono in egual misura all’opera. Tutte le informazioni su www.magazzinodelleidee.it.
“Io non scendo” al Magazzino delle Idee di Trieste. Visite guidate gratuite nel weekend tenute dalla curatrice della mostra Laura Leonelli
Sabato 22 giugno e domenica 23 giugno per la mostra “Io non scendo. Storie di donne che salgono sugli alberi e guardano lontano”, in corso al Magazzino delle Idee di Trieste e promossa da ERPAC FVG, saranno proposte quattro visite guidate tenute dalla curatrice della mostra Laura Leonelli. Si svolgeranno sabato alle 15 e alle 17 e domenica alle 11 e alle 16.
La guida sarà gratuita, previa prenotazione a info@magazzinodelleidee.itoppure 040 377 47 83 con pagamento del solo biglietto di ingresso.
“Io non scendo”
La libertà delle donne che salgono sugli alberi e guardano lontano
Al Magazzino delle Idee una mostra fotografica, che riunisce più di duecentocinquanta foto anonime e vintage, dal 1870 al 1970, che ritraggono donne in cima agli alberi. Insieme alle immagini, quindici storie che intrecciano fotografia, letteratura e cinema per raccontare la forza liberatoria dell’ascesa. Tra le protagoniste Louisa May Alcott, Simone de Beauvoir, Pippi Calzelunghe, Angela Carter, e le triestine Bianca di Beaco e Tiziana Weiss e l’udinese Riccarda de Eccher.
Nella sua autobiografia “Io non sono un’alpinista” la scalatrice triestina Bianca di Beaco racconta di come sua madre, contadina, l’avesse spinta “non tanto verso conquiste materiali, ma verso una conquista di me stessa”. E in cima alle montagne, così come da bambina in cima agli alberi, Bianca aveva scoperto “la dimensione in cui i sogni si realizzano”. La sportiva triestina è soltanto una delle tante novelle Eva che, per affermare la necessità di essere se stesse, allontanandosi dallo stereotipo che le vuole radici per il nutrimento altrui, hanno scelto di arrampicarsi sugli alberi, di farsi loro stesse frutto, di essere sovversive come ogni creatura che sale verso il cielo per negare la gravità terrestre e osservare il mondo da una nuova prospettiva. E, una volta in cima, dichiarare: “Io non scendo”.
S’intitola così la mostra fotografica, promossa e organizzata da ERPAC FVG – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia, che inaugurerà venerdì 17 maggio alle 18 al Magazzino delle Idee. Curata da Laura Leonelli, giornalista e scrittrice, collaboratrice del supplemento culturale de Il Sole 24 Ore (e di Arte e AD) e appassionata collezionista di fotografie anonime, l’esposizione nasce dal suo omonimo libro, pubblicato da Postcart, e raccoglie, in un allestimento che richiama un bosco, con sottofondo di canto d’uccelli, più di duecentocinquanta fotografie anonime di donne che dal 1870 al 1970 hanno scelto di farsi ritrarre in cima agli alberi.
Sono foto vintage che provengono dagli Stati Uniti e da ogni angolo d’Europa e Mediterraneo, dalla Francia all’Italia, dall’Ucraina all’Egitto. Sono immagini anonime in bianco e nero, molte conservate negli album di famiglia, che restituiscono al primo sguardo tutta la loro fragilità e intimità, raccontando di un’epoca in cui, contrariamente al presente delirio bulimico d’immagini, una fotografia valeva tantissimo. E allora, ed è la domanda che percorre il libro e la mostra, perché tutte queste donne hanno scelto di farsi fotografare in questo modo? “Le donne salgono sugli alberi quando disubbidiscono – scrive Laura Leonelli all’inizio del volume -. E ogni donna che disubbidisce è figlia della prima, più celebrata e dannata delle disubbidienti: Eva. Ascoltando la voce delle nuove Eva, dal dodicesimo secolo a oggi, questo libro riporta gli slanci, le delusioni, le battaglie, le ascese di alcune di loro, mistiche, scrittrici, filosofe, fotografe, ecologiste, imprenditrici, alpiniste, che hanno disubbidito e sono salite sull’albero della consapevolezza e della propria realizzazione. E da quel vertice Cristina di Sint-Truiden, Louisa May Alcott, Sarah Orne Jewett, Voltairine de Cleyre, Anne Brigman, Astrid Lindgren, Simone de Beauvoir, Beah E. Richards, Angela Carter, Julia Butterfly Hill, Suni Lee, Bianca Di Beaco, Tiziana Weiss, e Riccarda de Eccher hanno detto: “Io non scendo”.
Le donne che si arrampicano sugli alberi sono sempre esistite, ma la matrice letteraria che ha dato impulso alla pratica del farsi fotografare arrampicate su un albero è stato il romanzo “Piccole donne”, pubblicato nel 1868. Jo March infatti, la più celebre delle quattro sorelle del capolavoro di Louisa May Alcott, adorata da tutte le lettrici per il suo carattere ribelle e coraggioso (quindi, all’epoca, maschile), ama leggere, e non a caso ama leggere sul melo di fronte a casa. Jo è l’alter ego dell’autrice, ma lo è anche di Katherine Hepburn – Jo in uno dei più famosi adattamenti cinematografici del romanzo – e soprattutto lo sarà di Simone de Beauvoir, che come Jo sente la forza liberatrice della cultura.
Jo è tra le prime, e renderà ricchissima la sua autrice, ma nel 1945 arriva Pippi Calzelunghe, nata dalla penna della scrittrice svedese Astrid Lindgren, cui fa seguito l’omonima serie televisiva: anche la ragazzina dalle trecce incandescenti e dalla forza soprannaturale, libertaria e indipendente, ama arrampicarsi sugli alberi. E ancora una volta il pubblico femminile viene stregato da questo ritratto non convenzionale di un’Eva selvatica, maestra di vita e guru ribelle.
Nel 1954 è la volta di Sabrina, capolavoro del geniale Billy Wilder: Audrey Hepburn, figlia dell’autista e nuova Cenerentola, si stende sul ramo di un albero per contemplare meglio l’oggetto della sua passione, quell’irresistibile dongiovanni di David Larrabee. E da quel ramo immagine e “pretende” il suo futuro. Che si realizzerà.
Facendo un passo indietro, troviamo Voltairine de Cleyre, classe 1866, figlia di un padre socialista emigrato negli Stati Uniti. Voltairine è un enfant prodige che a quattro anni legge e scrive poesie e che a sei anni chiede al padre di costruirle “una stanza tutta per sé” sull’acero davanti a casa. A ventiquattro anni Voltarine, nome che rende omaggio al grande illuminista, scrive il saggio “Sex slavery”, riflessione sul matrimonio come schiavitù della donna. Le donne invece fin da bambine dovrebbero essere lasciate libere di seguire la loro natura e, non a caso, dovrebbero poter salire sugli alberi, come fanno allegramente e senza censure i maschi.
Negli anni ’90, troviamo Julia Butterfly Hill, che ha trascorso 738 giorni su una sequoia millenaria, diventando il simbolo di una delle più straordinarie lotte del movimento ecologista americano.
Ma a volte non è solo il maschile patriarcale a ostacolare l’emancipazione delle donne. A volte sono le donne stesse, come ricorda Angela Carter nel suo romanzo La bottega dei giocattoli. Protagonista è Melanie, quindicenne, che una notte di luna piena indosserà l’abito nuziale della madre per prenderne simbolicamente il posto, il ruolo, il potere. Una corsa in giardino sotto la luna piena, l’abito splende, ma colpo di vento e la porta di casa si chiude. Per tornare in casa, e nascondere le tracce del delitto, dovrà arrampicarsi, guarda caso, su un melo.
La mostra rende omaggio a tre donne triestine e friulane, tre grandi scalatrici: d’altra parte chi meglio di una scalatrice prosegue l’ascesa iniziata sugli alberi? Ecco allora che Laura Leonelli ha reso omaggio a Bianca di Beaco, Riccarda de Eccher e Tiziana Weiss, e in mostra splende una sua fotografia. Tre scalatrici, due generazioni e una città dove le donne sono state più libere che altrove: a Trieste hanno iniziato presto ad arrampicare, e nessuno l’ha trovato strano. Come tutte le bambine irrequiete la prima arrampicata l’hanno affrontata sugli alberi, per poi farsi strada in un mondo che, fino ad allora, era stato rigorosamente precluso a metà del genere umano.
La mostra, cui faranno da corollario una serie di eventi d’approfondimento, sarà visitabile fino al 25 agosto, da martedì a domenica, dalle 10 alle 19 (prezzo biglietto intero 8 euro, ridotto 5 euro).