Le finestre dell’anima

“Le finestre dell’anima” – “Giornata della Memoria” (Intervista, di Fedele Boffoli, a Giorgio Celiberti)

Opera del maestro Giorgio Celiberti”, fotografia di Mariagrazia Semeraro 14.1.2017
“Atelier del maestro Giorgio Celiberti”, fotografia di Mariagrazia Semeraro – 14.1.2017

Giorgio Celiberti, pittore, scultore, nato a Udine nel 1929, dove vive e opera, è uno dei maggiori artisti storicizzati, viventi, del panorama internazionale e italiano; dalla sua partecipazione alla Biennale di Venezia del 1948 più non si contano le esposizioni e le opere da lui realizzate; una vita dedicata all’Arte, è ancora presente in lei la voglia di creare?

Io dico sempre che sono uomo molto fortunato… Proprio ieri sera ho scritto un biglietto: “spero di morire molto prima di finire di lavorare”; perché proprio una delle mie grandi fortune, a parte che ho una buona salute ancora, è quella che ho tanto desiderio di lavorare, ho tante idee che vorrei sviluppare, mi mancano ore… Mi manca sempre tempo, e allora questo mi conforta e vedo quanto sono fortunato rispetto a molte persone che mi stanno vicino…

La creazione dell’opera è la parte terminale di un vero e proprio processo alchemico e realizzativo, come vive, personalmente, questa esperienza, di cui non si sa mai abbastanza?

Cioè di come nascono i quadri? Anche questo è un miracolo, perché quadri, sculture… l’ho detto un po’ nella prima risposta… che sono molto fortunato di avere questo grande desiderio di fare… e faccio; in questi ultimi giorni ho fatto dei lavori nel ricordo di Terezin (n. d. r. – luogo di concentramento, nazista, per giovani prigionieri, artisti, ecc. nell’attuale Repubblica Ceca)… una lunga serie di grafiche, e prima dell’una e mezza – due, del mattino, non mi sono mai coricato e queste mi hanno preso e saranno esposte ad una mostra che si inaugurerà il giorno 26, di questo mese, presso il Museo della Comunità Ebraica, di Trieste.

Nella Società contemporanea, caratterizzata da massificazione e omologazione dilaganti, quale ritiene essere, ancora oggi, il ruolo dell’Arte?

Il ruolo dell’Arte? Il ruolo dell’Arte è quello che è sempre stato, per chi la fa è una cosa che viene da lontano e che ci coinvolge, almeno a me capita così, mi coinvolge, fin da bambino, io ricordo che quand’ero bambino facevo delle cose che assomigliano molto molto a quelle che ho fatto venti trent’anni fa, vale a dire le finestre, io con un piccolo scalpello, con un martello, facevo dei buchi nel muro che avevo sei – sette anni, mia madre mi aveva regalato una stanza dove io potevo fare quel che volevo, facevo dei piccoli buchi e poi in questi buchi mettevo dei piccoli legni fossili, che trovavo, dei pezzetti di ceramica colorata e poi questi li racchiudevo con un vetro, e il vetro era fermato dallo stucco che grattavo dalle finestre della stanza e questo è talmente vicino alle cose che ho fatto per Terezin, vale a dire questa sovrapposizione di pensieri, questo modo di vedere le cose proprio in una maniera fisica… Con la stessa intensità, con lo stesso amore, con la stessa grande gioia, con lo stesso stupore, di quando ero bambino.

Sappiamo che ha molto a cuore la formazione e l’educazione, artistica, di bambini e giovanissimi, da cosa nasce questa sua, particolare, sensibilità?

Non c’è una cosa più bella al mondo, io non so vedere una cosa più bella… Mah l’educazione… è più quello che prendo io da loro che quello che do io a loro nel vedere questi bambini… Io preparo per loro una stanza molto grande, che ho sopra, e gli metto tanti fogli, dei mucchi di matite, di tutti i tipi, colorate… e li lascio liberi e certamente ci sono dei momenti che io sono in estasi a vedere queste manine, queste cose, questi sospiri, questo consultarsi, questo rapirsi le idee e le cose; è meraviglioso, aspetto, con dolcezza, questi momenti.

Quali i suoi prossimi impegni espositivi?

In questo momento è in atto una mostra al castello di Lugo di Romagna, lì sono stato accolto con una dolcezza, con un affetto commovente, era tanto tempo che non ricevevo delle cose così vere, così autentiche, così in presa diretta; poi ho fatto una mostra a Napoli, dove sono stato ospite graditissimo, dove si son fatti proprio in quattro per vedermi felice… Però non è stata la stessa cosa, nonostante sia stata una cosa molto bella; poi io sono molto legato al Sud, anche perché mio padre era di Gioia del Colle (Bari). Sono molto legato a questo e quando sento che i meridionali non hanno voglia di lavorare mi ribello; ho avuto un papà… e non so vedere un uomo che abbia lavorato più di mio padre, ho avuto questo esempio e io sono come lui, lavoro tutti i giorni dell’anno, sono trecentosessantacinque giorni, all’anno, che sono qui e lavoro tutti i giorni, e adesso ho fatto anche questo ulteriore sforzo, lavorando dopo cena, perché dopo cena c’è un silenzio assoluto, non ci sono telefoni, non ci sono visite e di conseguenza mi è sembrato di creare uno spazio più grande per la mia mostra “Le finestre dell’anima”, per la “Giornata della Memoria”, che sarà inaugurata, con l’intervento di Tullia Catalan e Massimo Recalcati, presso il Museo della Comunità Ebraica, di Trieste, come dicevo, il 26 Gennaio prossimo, alle 17.30.

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