MERAVIGLIOSO E INASPETTATO: Dal due al sei marzo in anteprima assoluta, presso il Teatro Orazio Bobbio di Trieste, va in scena un’anteprima assoluta: la nuova produzione della Contrada.
Tratto dl libro omonimo di Giorgio Scerbanenco, L’isola degli idealisti è uno spettacolo di Massimo Navone che vede come protagonisti Pino Quartullo, Giusto Cucchiarini, Antonio Veneziano, Gianmaria Martini, Marzia Postogna e Anna Godina. Lo spettacolo inizia con uno scambio con il pubblico, geniale intuizione del regista che rende lo rende partecipe ed evidente parte dello spettacolo. Le scene di Andrea Stanisci sono sorprendenti nella loro ideazione e gli abiti sono perfettamente centrati nel periodo storico. Tutto evoca la bellezza di un periodo che si intrapone tra le due guerre mondiali e che, in un luogo non ben definito lontano dal mondo e circondato dalla purezza dell’acqua, una famiglia di buoni principi e cuore, cerca di mantenersi in purezza nell’idealismo utopistico che questa vita ci permette. Siamo lontani dal dolore del mondo, anche se intorno tutto sta mutando e gli orrori ci circondano: un pò come recarsi a teatro in questi giorni di guerra atroce e di abomini umani. Siamo dunque nella scena in questo spettacolo che è il nostro quotidiano, dentro l’animo ucraino di un rinomato scrittore di un tempo che è passato ma che ci appartiene ora più che mai.
Ottima l’interpretazione degli attori protagonisti, e decisamente spiazzante l’utilizzo del dialetto locale in uno spettacolo che auspicabilmente e meritatamente dovrebbe girare la nazione. In fondo siamo abituati a sentire influenze dialettali napoletane piùttosto che romane, ma al nostro idioma non siamo avezzi, quasi impauriti di subirne un influsso negativo, invece il suo inserimento è quanto di più perfetto si possa immaginare.
Tutti sognamo di rifugiarci insieme ai nostri cari su di un’ isola e tutti sognamo un’utopistico mondo migliore che appare appunto idealistico.
Lo spettacolo rimane in scena fino a domenica 6 marzo al Teatro Orazio Bobbio di Trieste.
Laura Poretti Rizman

Trieste – Ha la trama di un romanzo psicologico la nuova produzione Contrada “L’isola degli idealisti” che debutta in anteprima assoluta il 2 marzo, alle 20.30, al Teatro Orazio Bobbio, un progetto di Massimo Navone, regista e autore della drammaturgia teatrale.
Lo spettacolo è tratto dal libro omonimo di Giorgio Scerbanenco, scrittore milanese nato a Kiev considerato l’apripista del genere noir in Italia e legato alla nostra regione per i suoi lunghi soggiorni a Lignano, tanto che essa è sede del Premio Scerbanenco, consegnato ai primi di dicembre di ogni anno nell’ambito del Noir in Festival all’autore del miglior romanzo noir italiano pubblicato nel corso dell’anno precedente e che rappresenta il riconoscimento di maggior rilievo nazionale nell’ambito di questo genere.
La rappresentazione vanta un cast davvero interessante che vede sul palco il noto attore e regista Pino Quartullo, amico affezionato della Contrada, insieme ai giovani ma già affermati Giusto Cucchiarini, presto in tournée con lo spettacolo prodotto da LA BIENNALE DI VENEZIA “Cyrano deve morire”; Antonio Veneziano, tra i protagonisti del film “Il Legionario” uscito proprio in questi giorni al cinema; Gianmaria Martini, nel cast della serie tv poliziesca su RAI1 “Non mi lasciare”; Marzia Postogna, cantante e attrice con alle spalle innumerevoli spettacoli e la giovanissima Anna Godina, già nota per la sua partecipazione nelle fiction Don Matteo e L’isola di Pietro, con Gianni Morandi.
La storia stessa del ritrovamento di questo testo è affascinante. Il romanzo infatti, andato perduto durante la seconda guerra mondiale, è emerso dopo quasi 50 anni dagli archivi della famiglia Scerbanenco e pubblicato nel 2018 da La Nave di Teseo, che sta editando tutta l’opera dell’autore.
L’isola del titolo è la Ginestra, o più comunemente “Ginestrin”, un piccolo scoglio al centro di un lago del nord Italia, dove gli unici abitanti sono la famiglia Reffi composta dal padre Antonio, medico otorino dall’ironia affilata, e dai suoi due figli. Carla, la maggiore, si dedica alla scrittura tra le frecciatine del genitore. Celestino, il minore, è diventato medico per esaudire le preghiere del padre ma preferisce rivolgere il suo intuito alla matematica. Completano il gruppo i cugini spiantati Vittorio e Jole, che ripagano l’ospitalità occupandosi della conduzione familiare. La vita sull’isola scorre tranquilla fino a quando sulle sue rive non capitano due ladri in fuga dalla polizia: Guido, giocatore d’azzardo con la passione per la pittura e Beatrice, bella, sfacciata e fatale. L’arrivo dei due latitanti e le loro rivelazioni incrinano il mondo perfetto dei Reffi, gli idealisti, che si ritrovano l’uno contro l’altro di fronte a un dubbio morale: denunciare i due ospiti o dare loro una possibilità di riscatto? Inizia così un vortice di tensione che sconvolge la quiete dell’isola immersa in un contesto affascinante, ancora di più per il fatto che potrebbe essere in un lago qualsiasi, e gli animi dei suoi abitanti tra amori impossibili, fughe, bugie e invidie. Dovranno fare tutti i conti con la loro più vera natura per scoprire che, a volte, “a fare del bene, si sbaglia”. Ma è veramente così?
«Mi hanno colpito molto – spiega il regista Massimo Navone – le atmosfere noir di questa vicenda avventurosa, la qualità̀ fortemente teatrale dei personaggi, la loro tridimensionalità̀ psicologica e la pungente ironia che caratterizza la loro modalità di relazione. L’isola della Ginestra, con la sua dimensione irreale del tempo, è un perfetto luogo della mente, paragonabile ad uno di quei ‘laboratori sperimentali di relazioni umane’ tipici del teatro di Marivaux: piccole isole sperdute, in cui un ristretto numero di prototipi umani sperimentano, in una astratta separazione dal mondo, il ribaltamento della propria condizione sociale e delle proprie naturali inclinazioni»
Completano lo spettacolo, in scena fino al 6 marzo (serali 20.30, la domenica alle 16.30), le impeccabili scenografie che evocano la dimensione sospesa dell’isola tra lago e cielo, e i costumi di Andrea Stanisci, le luci di Bruno Guastini e il contributo fondamentale dell’aiuto regista Giacomo Segulia.