Un’ambientazione moderna e un’interpretazione innovativa, hanno fatto discutere a lungo gli appassionati shakesperiani che hanno assistito a questo spettacolo, proposto nella regia di Andrea De Rosa.
Personalmente l’ho trovato eccezionale. La scenografia era simbolicamente ricca di significato e si presentava con la divisione del palcoscenico da un’enorme vetrata con solamente una porta aperta, quasi fosse un varco tra il sogno e la verità, la pazzia e la normalità, la vita e la morte, l’assurdo e il normale.
Una vetrata che presentava un riflesso tremolante di luci, e dove a tratti si leggeva il volto dell’attore mentre lui, dava le spalle al pubblico; un’idea geniale per far capire il disprezzo di certe persone nel giudicare l’opinione altrui, ma allo stesso tempo il bisogno della conferma degli altri e la ricerca raffinata di raccogliere nello sguardo il consenso.
Una scelta consapevole quella di voler lasciare le luci a lungo accese in platea prima di sfumarle piano piano, quasi fosse una precisa volontà di render maggiore l’appartenenza alla scena.
Una lady Machbet assente a dire di molti, ma a mio modesto parere, una figura femminile estremamente presente, al punto di render la maternità un bisogno anche maschile.
Impressionante l’uso del sangue in scena, e della nascita dei neonati senza vita, identificabili anche come una mancanza di valori nell’uccisione del rispetto del popolo nei confronti del proprio re.
Una femminilità vista soprattutto come potenza di preveggenza e di maternità di tre virtù, identificate in tre bambole. Una maternità che salvifica la coppia dopo un litigio, quasi fosse una risposta ad una precisa richiesta maschilista (Maschi! Mettimi al mondo solo Maschi! Il tuo indomito carattere non può mettere al mondo altro che maschi!), una maternità che non a caso è femmina, talmente ricca di virtù da essere temuta e quindi scambiata per demoniaca.
Nell’alternarsi di luce e buio Battiston ha dato il meglio della sua interpretazione nel raccontare un re che ha basato il suo potere sull’inganno e l’omicidio, così Frédérique Loliée nel suo ruolo d’istigatrice. Parte scenica e di regia veramente d’impatto veramente notevole, innovativo e attuale, in un mix di suoni, musica, luci e colori che hanno lasciato un segno importante in questa stagione teatrale.
“Giuseppe Battiston interpreta il ruolo del titolo in Macbeth, uno dei più misteriosi e cruenti personaggi shakespeariani, diretto da Andrea De Rosa, in un allestimento di grande suggestione al teatro Stabile regionale.. Il personaggio della Lady è invece sostenuto da Frédérique Lolite. Debutto giovedì 22 novembre e repliche fino a domenica 25 per il cartellone Prosa”.
Debutta giovedì 22 novembre al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Macbeth di William Shakespeare con Giuseppe Battiton nel ruolo del titolo, diretto da Andrea De Rosa.
Molto amato dal pubblico dello Stabile che lo ha applaudito fin dai suoi esordi sul palcoscenico (ricordiamolo in Intrigo e Amore di Schiller, diretto nel 1994 da Nanni Garella e recentemente in una bella interpretazione di Orson Welles’ Roast) ed ha imparato poi ad apprezzarne il talento nelle ormai numerose, ottime prove cinematografiche, Giuseppe Battiston affronta, fino a domenica 25 novembre, uno dei protagonisti più foschi della storia del teatro.
Ad affidargli il ruolo di Macbeth, in un’edizione visionaria e interessante è il regista Andrea De Rosa che in Battiston e in Frédérique Lolite – scelta per la Lady – ha ravvisato due protagonisti intensi ma lontani da scontati cliches.
Di Macbeth infatti il regista tiene a sottolineare il profilo vivido e attuale, il contrasto tra pensiero e azione, il conflitto tra ambizione e senso di giustizia, l’essere preda di un ingranaggio infernale di fronte al quale il libero arbitrio deve arrendersi: sono questi i tratti che lo rendono identificabile con il nostro demone personale. Così pure Lady Macbeth, la cui psicologia ha affascinato Freud, appare figura di assoluta modernità.
Autore di una messinscena incisiva e immaginifica, Andrea De Rosa spesso trae suggestioni dalle arti visive e dal cinema. Anche in Macbeth
si intuiranno gli echi delle sculture deformate di Ron Mueck e dell’angoscia dei film di Cronenberg. «La tragedia shakespeariana – scrive – prefigura il funzionamento di ciò che molto tempo dopo chiameremo inconscio e ci racconta il pericolo mortale che si nasconde dietro l’espressione dei nostri desideri più profondi. Perché i desideri rappresentano la parte più insondabile che la psicoanalisi ha provato a nominare.(…) Macbeth e Lady Macbeth sono un uomo e una donna che, quasi per gioco, arrivano a confessarsi un desiderio terribile».
Inquietante poi che le visioni più buie della tragedia – le streghe, il prodigio della foresta in movimento – si richiamino visivamente all’infanzia. «Macbeth e Lady Macbeth non hanno figli» spiega De Rosa. «Mi sono accorto che ci sono diversi luoghi del testo in cui s’insiste sul generare, l’allattare, il nutrire. Sono ossessionati dal fatto di non poter avere bambini. Nello spettacolo abbiamo molto lavorato sull’atto drammatico della nascita, sul disequilibrio, la fragilità. La cosa più interessante non è il lato mostruoso delle cose, ma l’aspetto misterioso. Ecco, il venire al mondo è un mistero totalmente inafferrabile».
Il testo vuole che Macbeth si distingua sedando una rivolta contro Duncan, il Re di Scozia: tre streghe profetizzano che assumerà il titolo di vassallo e avrà un futuro da re. Anche per Banquo, suo compagno d’armi c’è un presagio: genererà dei re. Quando la profezia si realizza, Macbeth è incitato dall’ambiziosa moglie ad aspirare al trono. Aiutano dunque il destino: Macbeth ucciderà Re Duncan quando giungerà ospite nel loro castello. Del regicidio – grazie a un intrigo della Lady – sono accusate due guardie e lo stesso Macbeth le giustizierà. Mentre i nobili scozzesi accusano di congiura i figli del Re Duncan, Macbeth sale al trono. Il sovrano però teme Banquo: si macchia dunque di un nuovo assassinio, eliminando l’amico, ciononostante è tormentato dalla profezia secondo cui Banquo avrebbe generato dei re. Suo figlio infatti vive. Intanto i nobili intendono ribellarsi a Macbeth. Il Re inquieto si rivolge alle streghe per conoscere il futuro: tre profezie lo rassicurano, l’ultima dice che il suo potere resterà inscalfito finché la foresta di Birnam non si muoverà verso la collina di Dunsinane. Il Re per rafforzare la sua posizione vuol far uccidere la moglie e il figlio del nobile Macduff: radunando focolai di ribelli questi accorre in protezione dei suoi cari. Intanto Lady Macbeth non è più in sé: vede sulle sue mani il sangue delle vittime sue e del marito e rosa dal rimorso si accusa di molte morti. Macbeth, ormai solo, si prepara all’attacco dei ribelli che si radunano proprio nella foresta di Birnam. Il legittimo erede al trono, Malcom, ordina che la foresta sia abbattuta ed ogni soldato muova sopra di sé un ramo per confondere le sentinelle nemiche. Macbeth scopre che la moglie si è tolta la vita e vede che sul campo di battaglia avviene il prodigio della foresta in movimento: Macduff lo vince in duello.
Macbeth di William Shakespeareè produzione della Fondazione del Teatro Stabile di Torino e del Teatro Stabile del Veneto. Lo spettacolo si avvale della traduzione di Nadia Fusini e della regia di Andrea De Rosa.
Macbeth è interpretato da Giuseppe Battiston (nel ruolo del titolo), Frédérique Loliée (Lady Macbeth), Ivan Alovisio (Banquo), Marco Vergani (Ross), Riccardo Lombardo (Macduff), Stefano Scandaletti (Malcolm), Valentina Diana (Ecate/Lady Macduff), Gennaro Di Colandrea (Seyton).
Lo spazio scenico è di Nicolas Bovey e Andrea De Rosa, i costumi di Fabio Sonnino, le luci di Pasquale Mari, il suono di Hubert Westkemper.
Lo spettacolo debutta giovedì 22 novembre alle ore 20.30 e replica alla stessa ora fino a domenica 25 novembre, unica recita pomeridiana con inizio alle ore 16.
Venerdì 23 novembre alle ore 17.30 alla Sala Bartoli, la compagnia di Macbeth incontrerà il pubblico, nel corso di una conversazione condotta dal direttore della British School del Friuli Venezia Giulia, Peter Brown. L’ingresso, come di consueto, è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.
Informazioni e biglietti per lo spettacolo sono disponibili presso i consueti punti vendita dello Stabile regionale, sul sito www.ilrossetti.it. Per informazioni si può contattare anche il centralino del Teatro allo 040.3593511.
La Stagione 2012-2013 del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia va in scena grazie al sostegno della Fondazione CRTrieste. Si ringraziano tutti i Soci, in particolare il Comune di Trieste, la Regione Friuli Venezia Giulia e la Provincia di Trieste.
L’ufficio stampa