La diversità di sesso dei coniugi è la base su cui si afferma il rigetto da parte dei giudici Costituzionali ai ricorsi contro i dinieghi Comunali di acconsentire alle pubblicazioni di matrimoni omosessuali. Eppure, l’articolo 29 della Costituzione stabilisce che “il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica di coniugi”. Nessuna menzione sulla diversità dei sessi come prerequisito alla costituzionalità del diritto a matrimonio.
Secondo un articolo del 5 Gennaio, scritto da un non specificato giornalista de La Repubblica on line i giudici Costituzionali legittimano tale incongruenza sostenendo che “rispetto al principio di eguaglianza, la Consulta osserva che le unioni omosessuali non possono essere ritenute omogenee al matrimonio”.
Quindi, si all’eguaglianza, ma non per tutti.
L’anonimo giornalista del suddetto articolo non offre alcuna analisi degna di un etica giornalistica ma sembra essere determinato alle parole della Consulta che afferma “l’articolo 29 poi si riferisce alla nozione di matrimonio, definita dal Codice Civile come unione tra persone di sesso diversi e questo significato del precetto costituzionale non può essere superato per via ermeneutica.”
Ermeneutica è sinonimo di ‘interpretativa’, ‘analitica’. Quindi l’articolo 29 della Costituzione non sarebbe altro che un approssimazione a ciò che viene descritto con più accuratezza e credibilità nel Codice Civile. Il Codice Civile, a sua volta, non può essere interpretato, analizzato, quindi discusso. Proprio come fosse la Costituzione. Insomma, per chi non se ne fosse reso conto la Costituzione italiana non è la suprema autorità legale. Ed il Codice Civile non si discute.
E tutti a nanna senza carosello.
Oltre a questo belligerante insulto all’intelligenza dei cittadini nonché minaccia ai loro diritti Costituzionali e Civili vorrei fare notare ai lettori che da nessuna parte nel Codice Civile si fa menzione di unione tra una donna e un uomo, appunto i due sessi in questione, ma bensì di una tra marito e moglie.
Il Codice Civile si attiene quindi ad una questione di ruoli più che di sessi. Direi.
Ora, confesso che sarei tentato a dilungarmi (o… a ermeneuticarmi) sulle gioie e benefici del Role-Play, o giuoco dei ruoli, nelle relazioni etero, o omosessuali che si abbiano (io sono bisessuale quindi potete fidarvi), ma per questa volta vorrei concentrarmi sulla domanda che in considerazione a queste affermazioni della consulta viene naturale porsi:
A prescindere da una sua Costituzionalità o meno, a che cosa sarebbe essenziale la diversità dei sessi nel matrimonio?
Alla procreazione? No, altrimenti un esame di fertilità sarebbe obbligatorio prima di sposarsi.
Ad assicurare l’appartenenza biologica del procreato? No, altrimenti non ci sarebbero adozioni legali.
Ad assicurare che un eventuale prole abbia genitori, o tutori, di ambedue i sessi affinché riceva un’educazione adeguata? No, altrimenti tutti i figli di singoli genitori sarebbero allo sbando.
Ad evitare disguidi psicologici nella crescita dei figli dati dalla presenza di genitori del medesimo sesso? E’ stato ampiamente dimostrato che questo non accade.
Ad evitare allora che diventino gay anche loro? Non che fosse chissà che guaio; comunque, no – in base agli stessi studi non diventano per forza omosessuali anche loro.
Servirebbe forse, come dice la chiesa, a salvaguardare l’istituzione del matrimonio, l’integrità famigliare e quindi dell’intera società? Come tutto ciò possa essere minacciato dando a virtualmente ogni membro della società la possibilità di costruirne una di famiglia è oltre la mia comprensione.
Da queste risposte se ne deduce che il rigetto, oltre a nessuna legittimità Costituzionale, non ha nemmeno alcuna fondazione razionale.
Riproviamo, allora, questa volta con i principi di descrizione coniugale secondo il Codice Civile sui quali arbitrariamente si basa il rigetto della consulta con la seguente domanda:
A che cosa sarebbe essenziale la diversità dei ruoli nel matrimonio?
Vengono subito in mente probabili risposte del tipo: uno va al lavoro, l’altra cucina e accudisce i bimbi. Ma è chiaro che questo discorso può esistere solo nella completa ignoranza dell’attuale progresso civile e relativo adeguamento dei costumi. Insomma, un marito a casa che accudisce i bimbi mentre la moglie lavora, non sorprende più nessuno. E’ evidente allora che la diversità dei ruoli tra coniugi è termine di un accordo economico tra gli stessi, la cui negoziazione non può e non deve essere imposta dal governo (tanto meno dalla chiesa).
Tale decisione è la prerogativa dei coniugi imposta dai dettagli della loro relazione emotiva ed individuali situazioni finanziarie.
Ed è su questo principio che le basi del rigetto da parte dei giudici della Consulta Costituzionale vanno bocciate.
Ma quello che sorprende il sottoscritto è come gran parte della cittadinanza non sembri realizzare come il diniego di Diritti Civili ad alcuni concittadini è a tutti gli effetti una minaccia alla sicurezza dei diritti civili di tutti i cittadini.
Si consideri che l’eguaglianza dei salari è ancora da ottenere. In termini puramente pratici, se i salari delle donne sono in media l’ottantacinque percento di quelle degli uomini, su una retribuzione media annuale maschile di €18.000 (alla grande), la loro è di €15.300. Ciò significa che ogni nucleo famigliare con ambedue i coniugi impiegati perde in media €2.700 all’anno. Dodici pagamenti del mutuo? Dodici pagamenti dell’auto più spesa per tutto l’anno? Qualunque la preferenza o necessità, l’amministrazione delle nostre finanze dovrebbe essere una nostra libertà civile da difendere con le unghie e con i denti.
La controversia sulla legittimità delle nozze gay, se non è lo spogliamento dell’ultima vestizione di un egemonia patriarcale ostinata alla soggezione della donna, non è altro che l’ennesima mascherata volta ad ostacolare il naturale progresso civile ad una completa ed onesta eguaglianza dei sessi, nonché l’ennesimo meccanismo su larga scala di controllo e soggezione delle libertà civili delle masse.
Non illudiamoci, la legalità delle nozze gay, come l’eguaglianza dei diritti della donna, riguardano l’eguaglianza, l’indipendenza e sicurezza economica, e quindi la libertà di tutti i cittadini, indipendentemente da orientamento sessuale: uomini, donne, vecchi, e bambini. Indiscriminatamente. Nelle parole di Martin Luther King Jr.: un ingiustizia ovunque, è una minaccia alla giustizia dovunque.
Pensateci. Ma soprattutto, parlatene con amici, famigliari (figli inclusi), e vicini di casa.
Andrea Tamburini