A Segnalazioni “il Piccolo”
“Salute permettendo” un verbo e un nome. Chiosa così un articolo in Trieste cronaca del 5 maggio 2012 a pag.24 de il Piccolo di Trieste di una nota e antica “penna” del giornale Claudio Ernè stipendiato per raccontare “cronache nere” dal Palazzo di Giustizia.
Racconta di violenze pesanti subite da una giovane donna finita cinque volte al pronto soccorso presa a botte dal suo compagno, un finanziere.
Dovizie di particolari, un reality di cui s’ intravvedono perfino i colori, la faccia, il dolore.
Sappiamo tutto: 2 ore di domande che lui definisce “necessarie”, lei che si è “ravviata i capelli con gesti ripetuti, sempre uguali”. E, ancora, “si è difesa dalle insinuazioni, infine è crollata”…”ha dovuto uscire dall’ aula e si è rifugiata in bagno” incapace di reggere all’ interrogatorio, dopo due ore, quando il difensore di lui “impietosamente” l’ avrebbe torturata (diciamo noi).
“Salute permettendo” è uno sfottò, una presa in giro inutile, caro Giornalista.
“Salute permettendo” si riferisce al fatto che lei stava male e il processo ha dovuto essere sospeso e rinviato al giorno in cui la sua salute lo permetterà.Quindi sua è anche la colpa del rinvio, dei costi di un’ altra udienza a porte aperte che potrà nuovamente far raccontare ogni attimo dal giornalista onnipresente. Del violento si sanno pochi dati. Scrive che lui, uomo, si dichiara innocente!
Di solito non vediamo raccontati particolari dei movimenti di mani, di visi, di lacrime, di urla di quello che accade in tutti i processi.
Ma raccontare di violenze fa share, sembra.
Andare 5 volte al pronto soccorso e mettere in piazza la propria paura e la propria vergogna non potevano bastare, bisogna ancora insistere a descrivere ogni attimo.
“Riproduzione vietata” è l’ ultima riga di quel testo. Vietata e da vietare diciamo noi.
I nostri pensieri vanno a tutte le donne che vengono umiliate due volte: da chi le ha stuprate o bastonate e da chi vuole dimostrare che in fondo la colpa è stata anche loro.
Questo “articolo”, nonostante l’ emergenza delle violenze e una vera e propria mattanza di femminicidi nel nostro Paese, è l’ esatto opposto di quello che le donne vogliono.
Silenzio, solidarietà, certezza della pena.
Ester Pacor, Cinzia Lacalamita, Mirta Cok, Graziella Valeria Rota
UDI – “il caffè delle donne” TRIESTE