“TRIESTE 1954 di e con Simone Cristicchi – scritto con Simona Orlando – per la regia di Paolo Valerio va in scena al Politeama Rossetti il 26 ottobre alle ore 19.30: sul palcoscenico anche l’orchestra del Teatro Verdi di Trieste diretta dal Maestro Valter Sivilotti che è autore delle musiche ed il Coro del Friuli Venezia Giulia diretto dal M° Cristiano Dall’Oste. Una festa da condividere con la città”.
TRIESTE 1954 – ph. Alberto Furlani, concesse dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Una festa da condividere con la città: questo è stato annunciato, ma ogni volta che il signor Cristicchi torna a Trieste, l’accoglienza che la città gli riserva è davvero una festa e non solamente nel giorno del ricongiungimento di Trieste all’Italia.
Una festa alla quale sono talmente in tanti a voler partecipare che bisogna aggiunger date alla sua performance, e non solo perchè è un evento al quale è doveroso esserci, ma soprattutto perchè la città ha il piacere di risentirlo e rivederlo.
Perchè Cristicchi è uno che non si nega all’incontro ed ogni argomento che tocca è preceduto da anni di studio e di frequentazione del territorio, deltema e delle persone.
Fondamentale per lui è proprio l’incontro con le persone. Da queste lui riesce a comprendere meglio la storia che vuole raccontare e con Trieste ha toccato il cielo. Si, perchè la storia di Trieste, seppur così importante per tutti gli italiani, è davvero ancora sconosciuta ai più, purtroppo anche a molti concittadini.
Simone Cristicchi con Erminia Dionis Bernobi, foto fornita da Erminia Dionis Bernobi
Capita così che nel camerino, accoglie tra i tanti suoi ammiratori, anche Erminia Dionis Bernobi, una dolcissima signora di oltre 90 anni, Cavaliere delle Repubblica italiana, che vuole a tutti costi conoscerlo per donargli il suo ultimo libro dove narra come la passione per il suo lavoro le abbia salvato la vita.
Trieste dalla scontrosa grazia incanta i forestieri che decidono di sceglierla come casa divenendo orgogliosamente triestini nel migliore dei casi accogliendo a loro volta, nel peggiore invece ergendosi con superiorità nei confronti di chi arriva dopo.
Lo spettacolo di Cristicchi è scritto a quattro mani con Simona Orlando con la regia di Paolo Valerio. Uno spettacolo scritto e diretto da “foresti” che scegliendo questa città si sono talmente immersi nella sua storia da conoscerla meglio di molti cittadini nati in questi luoghi.
A Cristicchi sicuramente la città deve moltissimo, così come a Paolo Valerio. Entrambi fanno trasparire l’amore per questi luoghi e la loro missione nel portare gli eventi storici alla portata di tutta l’Italia è un merito degno di lode.
Così, quando Simone entra in sala, gli occhi non possono far a meno di brillare di commozione. Con lui riaffiorano i ricordi dei racconti dei nonni di un’Istria italiana e del loro viverla ma anche la paura, l’esodo e la scarsa accoglienza e il disagio di vivere da italiani con gli italiani stessi, i pellegrinaggi dai parenti nei tempi di dominazioni oramai passate ed il sentirsi sempre fuori luogo, osservati e giudicati spesso non troppo bene per una scelta di libertà rispetto all’appartenenza al luogo.
Riaffiorano emozioni fortissime di persone care e racconti di una guerra ormai lontana ma che si riaffaccia improvvisamente con gli aerei supersonici sopra la nostra testa quando da Aviano partivano verso quella che al tempo era una Jugoslavia sotto le bombe. Tantissime le emozioni provate che non fanno smettere le lacrime, soprattutto nel riascoltare l’accento romano di un personaggio che ha reso nota la storia istriana ed il sacrificio che un popolo, lasciando i propri averi e la propria terra ha fatto nel nome della libertà ma anche e soprattutto nel nome della salvezza di tutti gli italiani, perchè nell’accordo di cessione sarebbe smessa la guerra. Una cessione a scapito di famiglie che sopra ognuno possono dirsi italiane ma nel resto d’Italia in pochi lo sanno o lo riconoscono tant’è che ancor oggi è comune sentirsi chiedere se per entrare a Trieste ci voglia il passaporto.
La conoscenza della storia è un pilastro fondamentale nella ricostruzione del passato e nella costruzione della civiltà attuale e futura, ma chissà per quale motivo il programma scolastico non arriva mai a trattare l’argomento con la dovuta attenzione e con il meritato rispetto.
Persone di dieci anni inferiori ai miei già non conoscono nulla sulla realtà istriana, se non cenni sommari. Molte spiegazioni a questa noncuranza sono dovute al fatto che Trieste in realtà non consiste in una popolazione autoctona ma perlopiù in persone di altra provenienza di nascita e di tradizione, arrivati per lavoro e conseguentemente stabiliti nelle generazioni a venire e tutto questo rattrista ma anche fa sorridere a volte, quando si acquista maturità, quando gli anni aumentano e ci si rende conto che in fondo neppure queste sono cose importanti, ma la consapevolezza che invece tutto potrebbe essere un grande dono nel nome di una multietnicità nella quale la nostra città si specchia da secoli.
Una città che offre in questi giorni e per un lungo periodo ancora, una fioritura immensa di eventi sia, nel caso del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia per il Settantennale della fondazione del Politeama Rossetti, sia nel caso delle moltissime associazioni, teatri e Comune stesso in occasione della ricorrenza del ricongiungimento di Trieste all’Italia. Una città che esprime la sua multietnicità anche nell’inaugurare, nello stesso giorno, la settima edizione della manifestazione Kaiserfest per le vie della città, così per creare qualche sconcerto ai numerosi turisti che passeggiano per le vie, portati perlopiù ma non soltanto, dalle immense navi che stazionano di fronte alla Piazza Unità d’Italia, piazza che ha visto una moltitudine d’ombrelli e di gioia scendere copiosamente in quel lontano 26 ottobre 1954.
Una città che ha la fissa per la divisione in A e B, come dice Cristicchi e chissà perchè non arriva mai alla C.
foto dal web, pagina FB Simone Cristicchi
Lo spettacolo si è avvalso del contributo di video storici, dell’intervento canoro di Franca Drioli, della musica dell’orchestra del Teatro Verdi di Trieste diretta dal Maestro Valter Sivilotti che è autore delle musiche ed il Coro del Friuli Venezia Giulia diretto dal M° Cristiano Dall’Oste. C’era anche un ricordo a Sergio Endrigo con la sua canzone Trieste interpretata mirabile da Simone Cristicchi.
All’ingresso tutto lo staff del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia accoglieva gli ospiti ai quali venivano offerte coccarde italiane e copie de Il Piccolo con tutta la prima pagina dedicata alla giornata memorabile.
Lo spettacolo si è concluso con l’invito al canto, ma la rielaborazione di Marinaresca è stata così bella che in molti hanno preferito scegliere di ascoltare.
Non da ultimo, in scena, una panchina sotto un lampione: rossa.
Spero siano stati in molti a cogliere un ulteriore segnale di sensibilizzazione contro i femminicidi ed a favore della parità di genere.
La panchina è rimasta illuminata da un lampione per tutto il tempo.
A presto Simone e grazie. La città ti aspetta il 7 gennaio con Franciscus, lo spettacolo che stai portando in tour dedicato a San Francesco, il folle che parlava agli uccelli.
Laura Poretti Rizman
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“1954-2024: Trieste, l’Italia, il Teatro Stabile”. Il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia celebra con una rosa di iniziative e intessendo importanti sinergie artistiche e culturali la ricorrenza in questi ultimi mesi del 2024 di un doppio Settantennale: della propria fondazione – avvenuta il 22 dicembre 1954 – e del ricongiungimento di Trieste all’Italia, il 26 ottobre dello stesso anno. Poche settimane dividono questo fondamentale momento storico e politico dalla nascita del Teatro Stabile: una coincidenza ricca di significato ideale e culturale. Il progetto – fra i primi tre progetti speciali selezionati dal Ministero della Cultura – ha il sostegno dell’Assessorato alla Cultura della Regione.
Il 26 ottobre alle ore 19.30 arriva il primo appuntamento in palcoscenico, al Politeama Rossetti, con lo spettacolo “TRIESTE 1954” di e con Simone Cristicchi – scritto con Simona Orlando – per la regia di Paolo Valerio.
In scena anche l’orchestra del Teatro Verdi di Trieste diretta dal Maestro Valter Sivilotti che è autore delle musiche ed il Coro del Friuli Venezia Giulia diretto dal M° Cristiano Dall’Oste.
Lo spettacolo racconta Trieste nel giorno del 70° anniversario del ricongiungimento all’Italia e sarà una festa da condividere con la città e la regione.
«Tutto è doppio a Trieste, come la “scontrosa grazia” nei versi di Saba. È una città “a doppio passo”» dice Simone Cristicchi nelle prime scene dello spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. «È veloce e pratica, eppure a lungo immobilizzata. E poi, “a doppio tempo”. Con l’Italia liberata, e Lei che per gli storici ha più liberazioni: dai nazifascisti, dalle truppe jugoslave, dagli angloamericani. L’Italia che festeggia la fine della guerra nel 1945, e lei che lo fa nove anni dopo, tornando italiana. E forse è questo che apprezzo di più dei triestini: che hanno imparato a vivere così, in questo equilibrio precario, fra un colpo di vento e l’altro, restando in piedi in mezzo alla bufera degli eventi, affrontando con coraggio i cambiamenti, le raffiche improvvise della Storia».
Ma lo spettacolo, al racconto di Cristicchi interseca interessanti contributi video storici – grazie alla preziosa collaborazione e disponibilità della Rai Friuli Venezia Giulia e anche all’archivio della Lega Nazionale – e aggiunge una dimensione musicale importante, grazie al contributo del Maestro Valter Sivilotti e dell’Orchestra del Teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste e del Coro del Friuli Venezia Giulia, che hanno lavorato in quest’occasione in sinergia con lo Stabile regionale.
A ricostruire anche attraverso il sorriso i tanti aspetti de i 9 anni in cui Trieste ha atteso il ricongiungimento e di cui il resto d’Italia conosce poco, arriva in scena poi il personaggio di Persichetti – l’archivista romano di “Magazzino 18” – che in questo nuovo spettacolo ritorna in città per far visitare Trieste alla moglie Adele, imbattendosi in questa pagina di storia del tutto particolare.
In occasione dello spettacolo “TRIESTE 1954” saranno presenti in platea alcuni triestini che hanno condiviso sulle pagine del quotidiano Il Piccolo la loro testimonianza sulla giornata del 26 ottobre 1954, vissuta in prima persona.
I biglietti, andati a ruba in poche ore, sono stati distribuiti gratuitamente agli abbonati dello Stabile regionale e a tutti gli interessati. Per soddisfare la richiesta è stata aperta al pubblico anche l’anteprima della mattina del 26 ottobre che si terrà alle ore 11.
Il progetto “1954-2024: Trieste, l’Italia, il Teatro Stabile” proseguirà con lo spettacolo “26 ottobre. Un mare di ombrelli” scritto da Gianni Gori e prodotto in collaborazione con la Rai FVG nella doppia forma di messinscena e di radiodramma (dall’1 novembre). Inoltre è fitto il calendario di appuntamenti e iniziative collaterali che culmineranno poi a dicembre nel festeggiamento dei 70 anni dalla fondazione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, uno dei primi a fiorire, preceduto solo dal Piccolo Teatro di Milano – fondato nel 1947 dal triestino Giorgio Strehler e da Paolo Grassi – e da pochi altri (Teatro Stabile di Bolzano, Stabile di Genova).
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