Una notte in Tunisia

Una rappresentazione questa che si presenta quasi come una lettura a leggìo: un telone trasparente posto di traverso sul palcoscenico dapprima cela e poi compone l’arredamento scenico, ha anche lo scopo di fungere da schermo per le proiezioni dei filmati allegati.

Alessandro Haber si immedesima talmente nel ruolo di X che ne viene colpito anche nel fisico, abbisognando di un’interruzione dello spettacolo per un dolore alle gambe. Mister X, altri non è che Bettino Craxi e il racconto tratta gli ultimi suoi giorni di esilio nella malattia e nella disperazione della considerazione su quanto ha vissuto. Ottima l’interpretazione anche degli altri attori in scena, dall’apparente freddezza della  moglie interpretata da Maria Ariis, all’inperscrutabile uomo di fiducia interpretato da Pietro Ontheroad Micci e all’opposto fratello che sprigiona purezza, interpretato da Roberto Trifirò. Un testo di grande impatto affrontato con una regia di potente essenzialità.

L’infinito delle malattie spaventa più delle malattie stesse, dice al suo servitore, parlandogli del cancro, del diabete e dei suoi reni. Parla soprattutto a se stesso, Craxi, contraddicendosi in particolar modo quando dapprima afferma che il cancro è come la famiglia  per aggiungere subito dopo  che quando si è in esilio l’unica cosa che ti resta è la famiglia. La frase La mia libertà equivale alla mia vita viene contrapposta alla  frase Questa affermazione non vale perchè la vita offre solo problemi. Come saper scegliere l’opinione corretta di quest’uomo? Disarma, infastidisce, ma incute allo stesso tempo ammirazione. Un sentimento contrastante che ha avvolto da sempre la figura di questo politico.

La politica per lui è la perfetta prosecuzione della guerra vissuta sotto un altro aspetto. L’esilio è per un politico, abituato alla parola, la maggior condanna inferta perchè chiunque ha bisogno di qualcuno che lo ascolto altrimenti non è nessuno.

Tutto questo dialogo, viene svolto nella prima parte dello spettacolo, nel salotto della sontuosa casa di Hammamet, dietro una scrivania posta sotto un sontuoso quadro di Garibaldi.

In quella casa sono passati ospiti illustri, molti dei quali hanno rinnegato gli aiuti ricevuti, perchè tutti, a suo dire, politici artisti industriali commercianti italiani e stranieri, si erano sporcati di inganno. Lui confessa di aver dato soldi a tutti, del resto non erano neppure suoi : la politica costa cara, e lui alla fine si rende conto di pagarne il conto per tutti.

E nel velo della foschia che scende mentre si racconta,  la scena cambia con l’arrivo del fratello onesto, tanto diverso da lui, che ipoteticamente Vitaliano Trevisan fa morire sulla scena al posto di Mister X per poter forse, scambiare nei  corpi  permettendo un rientro in Italia.

Mille frasi potenti risuonano a richiamo di quanti restano sulla scena politica, economica ed artistica, in mille richiami poco celati per far comprendere senza ombra di dubbio, di chi si sta parlando.

©Laura Poretti Rizman

 

foto fornita da Il Rossetti
foto fornita da Il Rossetti

“In scena allo Stabile regionale solo lunedì 31 marzo e martedì 1 aprile, Una notte in Tunisia di Vitaliano Trevisan racconta la follia del potere riflettendo sul nostro passato recente. Nel difficile ruolo di X, Alessandro Haber -–diretto da Andrée Ruth Shammah – in un’impeccabile prova interpretativa”.

Debutta lunedì 31 marzo al Politeama Rossetti, Una notte in Tunisia, spettacolo molto apprezzato che nasce dalla penna di Vitaliano Trevisan, dall’ispirata regia di Andrée Ruth Shammah e da un Alessandro Haber definito “in stato di grazia”, perfetto nel non semplice ruolo di X. La lettera allude a uno dei personaggi più controversi della storia recente, Bettino Craxi. E poi la figura di Cecchin, veneto come l’autore, cameriere che stempera il clima di tragedia e la impagina al contempo, incalzandone il ritmo…

Al centro di Una notte in Tunisia sono le ultime ore dell’esilio africano di X: ore di bilanci, amarezze, speranze, paure, di frustrazioni e solitudine… Ore immaginate e sgorgate dalla scrittura allusiva e intelligente di Vitaliano Trevisan, drammaturgo di solido talento più volte apprezzato nelle stagioni dello Stabile regionale (in questa stessa, ad esempio, per l’efficace adattamento del Riccardo III interpretato da Alessandro Gassmann).

Sfondo della vicenda è una Tunisia arcaica, di profumi e di vuoti, ed una scenografia “che respira”, fatta di garze leggere, mosse dal vento e percorse da suoni: più tenda berbera che reggia d’un esilio dorato. Un’ambientazione corretta per un testo che mira più all’universalità che al cronachismo, e che s’ispira infondo, ad un uomo il cui tempo è già storia…

Fin dalla prima scena, si dice di X che “neanche morto vuol tornare in Italia”, ma l’intero testo è attraversato dalle ansie e dagli sforzi degli altri per rendere possibile un suo ritorno, visto l’aggravarsi della sua condizione di salute: un ritorno dunque bramato dalla moglie (Maria Ariis) che vorrebbe poter far operare X dai medici migliori, e meditato dal fratello (Roberto Trifirò) in preda a contraddizioni e paure.
E intanto X domina il quadro e si staglia su tutti con forza, animato delle sue riflessioni, con un testamento di “credo” e di pensieri da affidare ai posteri, con i suoi rancori e le prospettive, con il suo bisogno di ragionare, di leggere, di capire… A tanto pensiero fa da contrappunto la figura della moglie, connotata da amore, totale: per lui, per i figli, per la famiglia. Amore indomito che si appiglia disperatamente a ogni possibile prospettiva e soluzione.
Alessandro Haber ha lavorato con profondità – guidato dalla regista – nello spazio di questo contrasto, scavando nelle parole, tante, che Trevisan gli affida. Il suo X è stato infatti paragonato ad uno di quegli anziani, ossessivi protagonisti di Thomas Bernhard.
Così l’attore si lascia abitare con naturalezza da un’energia compressa, sempre pronta ad esplodere, così simile a quella di X.

Lo spettacolo risulta allora percorso da tensioni, da intenzioni forti, dalla fisicità e dal talento vorace di Haber che tutti hanno indicato qui, vivere una delle sue prove più controllate e drammatiche. Una prova che – assieme all’accurato e mai scontato meccanismo che la avvolge – lascia lo spettatore nient’affatto pacificato: nessuna oleografia né alcun messaggio rassicurante o univoco, come non lo è tuttora il giudizio su quel momento politico.
Domande piuttosto, e tante: far rimuovere dai migliori medici il male che divora X (un traslato del male del Paese) lo avrebbe salvato? E rimuovere X ha salvato l’Italia? La potrà salvare? Ogni spettatore cercherà – se è possibile – la propria risposta, alla luce anche della realtà che stiamo vivendo.

Una notte in Tunisia di Vitaliano Trevisan con Alessandro Haber e con Maria Ariis, Pietro Micci e Roberto Trifirò è uno spettacolo di Andrée Ruth Shammah, prodotto dal Teatro Franco Parenti.
Con la regista hanno collaborato Barbara Petrecca per le scene e i costumi, Gigi Saccomandi per le luci, Yuval Avital per la scenografia sonora di “Mise en abime”. La sperimentazione sonora è stata realizzata da RAI-Direzione Strategie Tecnologiche con il CRIT di Torino e il CPTV di Milano. I cieli proiettati sul fondale sono di Pietro Guccione.

Lo spettacolo – in programma alla Sala Assicurazioni Generali per il cartellone Prosa del Teatro Stabile regionale – va in scena per solo due serate, lunedì 31 marzo e martedì 1 aprile con inizio sempre alle ore 20.30.

Biglietti ancora disponibili presso i punti vendita e i circuiti consueti dello Stabile regionale e sul sito del teatro www.ilrossetti.it.

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